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IL MEDICO RISPONDE: IL VIDEO

Hiv: «Siamo tutti potenzialmente a rischio»

La dottoressa Chiara Fornabaio, medico infettivologo di Malattie infettive dell'Asst di Cremona: «E' un'infezione che riguarda la sfera sessuale, la prevenzione si fa usando il preservativo. Bisogna parlarne ai giovani e in caso di dubbio fare subito il test»

Cinzia Franciò

Email:

cfrancio@laprovinciacr.it

01 Dicembre 2024 - 05:30

CREMONA - Protagonista della rubrica ‘Il medico risponde’ è la dottoressa Chiara Fornabaio, medico infettivologo di Malattie infettive dell’Asst di Cremona.

Quali sono i numeri dell’Hiv oggi?
«L’Hiv rappresenta ancora un problema di rilevanza globale. Ci sono circa 40 milioni di persone nel mondo con infezione da Hiv, e ogni minuto una persona muore per cause correlate. Solo l’86% delle persone con Hiv conosce la propria positività, lasciando un sommerso significativo, specialmente nei Paesi in via di sviluppo. Nel 2023, ci sono stati quasi 1,5 milioni di nuove diagnosi a livello mondiale. In Italia, i dati dell’Istituto Superiore di Sanità parlano di 2.400 nuovi casi (4 ogni 100.000 abitanti). A Cremona, il nostro centro ha diagnosticato 17 nuovi casi nel 2023, un dato record per gli ultimi dieci anni. Quest’anno (2024), i nuovi casi sono 9, con un aumento dell’età media dei pazienti, che ora è di 49 anni. Si registra anche una crescita dei casi tra gli over 60, il 44% nell’ultimo anno».

Quali sono le persone a rischio?
«La risposta è semplice: tutti. Chiunque sia sessualmente attivo è a rischio. Inizialmente, l’Hiv era un problema di alcune categorie, ma oggi riguarda tutti. Certi comportamenti, come avere molti partner, rapporti occasionali o senza preservativo, e l’uso di sostanze per via endovenosa, aumentano il rischio. Purtroppo, lo stigma persiste: l’Hiv è ancora erroneamente percepito come un’infezione legata a tossicodipendenti, mentre ormai i tossicodipendenti rappresentano solo il 3% delle nuove diagnosi. Bisogna sfatare questi pregiudizi: l’Hiv riguarda la sfera sessuale e chiunque può esserne colpito».

Quali novità ci sono nell’ambito dell’Hiv?
«Una delle innovazioni chiave è il concetto di U=U (undetectable = untransmittable): una persona in trattamento antiretrovirale efficace da almeno sei mesi, con viremia non rilevabile, non trasmette il virus. Questo cambia radicalmente la gestione dell’Hiv, permettendo, ad esempio, a una donna sieropositiva di avere un parto vaginale. Abbiamo anche la PrEP (profilassi pre-esposizione), una terapia preventiva per le persone a rischio, con un’efficacia del 99%. A Cremona, gestiamo un ambulatorio dedicato, dove i pazienti ricevono la terapia e controlli trimestrali. È chiaro che per noi l’uso del preservativo resta la base della prevenzione. Inoltre, sono disponibili farmaci iniettabili a lunga durata (ogni due mesi), che aiutano i pazienti a vivere meglio la situazione».

Quali sono le criticità o le problematiche ancora aperte?
«Lo stigma resta il problema principale. Nonostante terapie efficaci che garantiscono una vita normale, la diagnosi di Hiv cambia ancora drasticamente la percezione di sé, portando vergogna, isolamento e paura di rivelare la propria condizione. Questo stigma scoraggia anche i test: molti hanno paura di chiederlo, e persino i medici sono restii a proporlo. La conseguenza è l’aumento delle diagnosi tardive: nel 2023, il 60% delle nuove diagnosi è avvenuto in stadio avanzato, con gravi danni al sistema immunitario. Nel 40% dei casi, i pazienti erano già in Aids».

Che cosa possiamo fare quindi?
«È necessario incrementare lo screening e abbattere i tabù. Il test Hiv, gratuito e anonimo, dovrebbe essere proposto senza pregiudizi, anche in presenza di sintomi vaghi. Educare i giovani all’uso del preservativo è cruciale, così come parlare apertamente di Hiv tutto l’anno, non solo in occasioni specifiche come la Giornata Mondiale».


La rubrica è realizzata in collaborazione con Asst Cremona e può essere ascoltata sul sito de ‘La Provincia’ e sul suo canale YouTube.

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