L'ANALISI
14 Agosto 2023 - 19:33
Per diritto all’oblio oncologico si intente «il diritto delle persone guarite da una patologia oncologica di non fornire informazioni né subire indagini in merito alla propria pregressa condizione patologica».
La legge approvata alla Camera pochi giorni fa con 281 voti a favore e nessuno contrario risponde a obiettivi importanti come quelli del piano europeo contro il cancro (Beating Cancer Plan) che si propone di migliorare la qualità di vita di chi ha avuto un tumore affinché ‘non solo sopravviva alla sua malattia, ma viva una vita lunga, soddisfacente e libera da discriminazioni e ostacoli ingiusti’. Una decisione corretta che sana una stortura e che risponde a un elementare principio di civiltà: una persona che è stata malata non deve essere ‘condannata’ ad esserlo per sempre.
Oggi in Italia ci sono oltre 3 milioni e mezzo di persone che vivono dopo una diagnosi di tumore e di queste oltre il 25% è da considerarsi guarito. Infatti grazie ai miglioramenti nella prevenzione e all’innovazione dei percorsi terapeutici e nella ricerca scientifica, molti tumori vengono curati e altri possono essere cronicizzati.
Ogni neoplasia richiede un tempo diverso perché chi ne soffre sia definito guarito; la patologia tumorale, infatti è un insieme complesso di malattie con prognosi molto diverse fra loro, sia sul piano epidemiologico che clinico. La recente approvazione del disegno di legge sul diritto all’oblio oncologico da parte della Camera dei Deputati rappresenta un passo fondamentale per la tutela dei diritti di tutte le persone guarite dal tumore.
Dopo dieci anni dal termine delle cure per le neoplasie dell’adulto e dopo cinque per quelle dell’età pediatrica, i pazienti - da oggi in avanti - potranno essere ritenuti guariti non solo a livello clinico ma anche per la società.
Queste persone, che sino ad oggi continuavano ad essere considerate malate dalla società, con discriminazioni nell’accesso a servizi come la stipula di assicurazioni e di mutui e difficoltà nei processi di assunzione o adozione, dopo l’approvazione definitiva da parte del Senato della legge, non saranno più discriminati nella vita professionale, sociale e familiare. Il riconoscimento del diritto rappresenta la condizione essenziale per il ritorno a una vita dignitosa e con gli stessi diritti di tutte le altre persone.
Un risultato per il quale dobbiamo senza dubbio ringraziare l’AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) che negli ultimi anni ha lanciato una campagna informativa importante ed efficace (raccolte oltre 100mila firme) che ha consentito di sensibilizzare velocemente le istituzioni su questo tema così importante per la nostra società.
Per tutte le ragioni citate, l’approvazione di questa norma è una buona notizia, anche perché dà una risposta concreta a un bisogno vitale di ciascun individuo: quello di essere riconosciuto come persona e non etichettato – in questo caso - come malato. La malattia è una condizione della persona non una condanna. Da oggi se sei stato malato non devi più esserlo per sempre.
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