L'ANALISI
08 Agosto 2023 - 05:20
Paolo Malaguti intervistato da Rachele Donati De Conti al Caffè Letterario di Crema
La scrittura, credo come ogni attività, porta con sé dei frutti. Un primo frutto matura durante la scrittura stessa, ed è, almeno nel mio caso, il piacere che provo quando tento di costruire una storia. Si tratta di un frutto immateriale, non venale, eppure importantissimo, perché in qualche modo il piacere che provo quando scrivo premette e permette tutto il resto.
Poi possono arrivare frutti secondari, più evidenti e tangibili: il libro viene accolto da un’editrice, incassi l’anticipo, il romanzo viene pubblicato, lo porti in giro, incontri i lettori, i lettori poi, se vogliono, lo comprano, e, se lo comprano in tanti, oltre all’anticipo dopo un po’ inizi a incassare i diritti.
Poi possono arrivare altri frutti direttamente connessi all’attività della scrittura: ad esempio se sei fortunato e se il libro piace ai componenti di una giuria può anche vincere qualche premio, quindi partecipi a delle cerimonie che sono in genere molto gratificanti, e ottieni dei riconoscimenti materiali (simbolici o economici) che ti fanno capire che qualcuno ha riscontrato un qualche valore in ciò che hai scritto.
Poi però ci sono dei frutti non direttamente connessi alla scrittura in sé, sono come dei bonus laterali, accessori, cui non avevi fatto caso, e che mai ti saresti aspettato di ricevere. La prima volta che ho realizzato questa cosa è stato nel 2016, durante l'esperienza della dozzina del Premio Strega con ‘La reliquia di Costantinopoli’. Venivo da tre libri con una piccola editrice veneta, la Santi Quaranta, la Reliquia era il primo romanzo con Neri Pozza, e bam! Dozzina dello Strega.
Ma non voglio parlare del premio in sé, di cosa provavo, di come mi sentivo o non mi sentivo. Qui mi interessa parlare dell’hotel 5 stelle L di Sanremo in cui sono stato ospitato per la serata inaugurale di presentazione dei ‘Dodici’. Sono arrivato con la mia Ford Focus SW all’ingresso di questo hotel, un ragazzo in guanti bianchi e giacca rosso scuro con bottoni oro è venuto a prendere le chiavi per portare l’auto nel parcheggio, mentre un altro ragazzo prendeva il bagaglio. Ho spiegato al primo che la frizione andava governata con attenzione perché l’auto teneva male il minimo, e sono entrato nell’hotel. Non sapevo nemmeno che esistessero i 5 stelle L. L, se ho ben capito, sta per luxury. Quindi un cinque stelle L è una sorta di sei stelle, o un cinque e lode se preferite. In effetti il letto era molto comodo, il set di saponi e docciaschiuma era firmato Bulgari, nel frigo bar c’era una bottiglia di Moet & Chandon credo sui 120 euro e la cosa che costava meno erano dei pistacchi credo sui 15 euro (comunque non ho fruito del frigo bar).
Nel bagno c’erano due water (ne ho usato solo uno per la cronaca, e mi domando se quando superi un certo reddito inizi ad avvertire l’esigenza di andare in bagno in coppia). Ultimo dettaglio, in qualche modo inquietante: tra i due water c’era, appeso alla parete in marmo, un grande telefono bianco con un sacco di tasti. Ecco, quella è stata la prima volta in cui ho realizzato che quanto mi stava capitando mi capitava grazie alla scrittura, anche se non era un aspetto direttamente connesso alla scrittura.
Negli anni successivi sono arrivati ancora regali simili, e ho sempre cercato di viverli appunto come regali, cioè come esperienze che non mi aspettavo, che probabilmente non avrei mai ottenuto se non fosse stato per la mia attività di scrittura, e rispetto alle quali non potevo non sentirmi un po’ inadeguato, non pienamente meritevole.
Credo infatti che un nodo centrale della bellezza di un regalo stia proprio nella sua «straordinarietà per te»: non te lo aspettavi, lo accetti, ne godi, ma te ne stupisci, e domandi (o domandi solo a te stesso): «Ma proprio a me? Sicuri?». Se invece un regalo me lo aspetto, addirittura lo esigo, o, ancora peggio, se un regalo mi lascia indifferente o amareggiato perché speravo in qualcosa di più, ecco, quello non è un bel regalo. O meglio, non è un bel regalo per me. Tutta questa tirata per dire che negli ultimi tempi ho ricevuto un bel po’ di regali, di quelli che lasciano il segno, e rispetto ai quali mi domanderò a lungo «ma davvero?».
Del primo regalo, l’invito all’udienza papale con gli artisti in Cappella Sistina, non voglio parlare, perché non tutto va detto a tutti; dico soltanto che mi sono sentito, e continuo a sentirmi, profondamente inadeguato e immeritevole di questo dono, su più fronti.
Del secondo regalo invece parlo di più. La sera in cui ha avuto termine la rassegna ‘Dietro il paesaggio - Stati generali della letteratura in Veneto’, che ho organizzato assieme ad Alberto Trentin Enrico Zarpellon e Tommaso Zorzi in Villa Angaran San Giuseppe a Bassano del Grappa. In questa rassegna ho ricevuto almeno tre regali.
Il primo regalo: poter collaborare con tante persone che hanno creduto in questa idea, e che hanno dato il loro tempo per farla vivere. Tutti gli amici di Villa Angaran per l'accoglienza, il servizio comunicazione e social, le foto e i video, le volontarie e i volontari di Alba Pratalia - Scuola di scrittura, ma anche Libreria Palazzo Roberti, Grafiche Tassotti, Biblioteca Bassano del Grappa (grazie anche a chi questo evento lo ha sostenuto e patrocinato: il Comune di Bassano, la Regione del Veneto, la Fondazione Banca popolare di Marostica - Volksbank).
Il secondo regalo: gli ospiti. In questi anni ho avuto la fortuna di tessere relazioni e amicizie con tante e tanti scrittori, moderatori, animatori culturali, editori, librai, giornalisti e per questa rassegna ho sentito distintamente di avere «raccolto» da queste amicizie, di averne «goduto» nel senso profondo del termine. L'elenco è lungo, ma provo a nominarli tutti, per dare la cifra dell'impegno profuso: Antonia Arslan, Andrea Pennacchi, Francesco Jori, Alessandro Cinquegrani, Sara Luchetta, Giacomo Carlesso, Margherita Stevanato, Mattea Gazzola, Livio Vianello, Paola Cortiana, Luciano Cecchinel, Giovanna Frene, Andrea Molesini, Valentina Durante, Matteo Melchiorre, Paolo Zardi, Paolo Ambrosini, Veronica Manfrotto, Chiara Finesso, Beppe Càntele Ronzani, Romolo Bugaro, Giuseppe Mendicino, Sonia Aggio, Sandro Frizziero, Ginevra Lamberti, Antonio G. Bortoluzzi, Loris Giuriatti, Matteo Righetto, Alberto Cendron, Leo Miglioranza.
Un grazie particolare a chi ha moderato gli incontri... gestire una tavola rotonda non è cosa facile, richiede preparazione, attenzione ai tempi, sicurezza e cura nei dettagli... Quindi grazie di cuore a Federica Augusta Rossi, Annalisa Tomadini, Gianluigi Bodi, Sergio Frigo, Marcello Bardini, Valentina Berengo (anche per le registrazioni degli incontri disponibili su Scrittori a domicilio). E grazie a Caterina Santinello per le foto! Tengo uno spazio particolare per i gruppi Teen LaAV, che fanno parte della rete di volontari di LaAV - Letture ad Alta Voce... ragazze e ragazzi delle medie e delle superiori che, con coraggio, hanno accettato di animare due momenti degli Stati Generali, leggendo con bravura sorprendente brani tratti dalle opere degli ospiti della giornata. Ascoltarli è stato emozionante, e rinvigorente, perché quelle giovani voci sono il segno tangibile che dobbiamo avere fiducia, perché oggi c'è chi legge, e c'è, soprattutto, chi si spende (anche fuori dalla scuola) per fare incontrare i libri e gli adolescenti.
Il terzo regalo: le persone. Chi fa presentazioni sa bene quanto sia difficile raccogliere la gente attorno a un evento culturale. Mettici che si partiva alle 8.30, e il primo incontro pomeridiano era alle 15.30. Mettici che certi incontri erano alquanto tecnici (tavola rotonda sul rapporto tra piccola editoria e mondo delle librerie), e altri alquanto di nicchia (la poesia oggi in Veneto)... Proprio l’incontro sulla poesia ha avuto più di 100 persone tra il pubblico. Grazie quindi a chi ci ha dimostrato che si può fare una proposta basata sulla qualità degli ospiti più che sulla «attrattività commerciale» del loro nome, e che esiste un (vasto!) pubblico di lettrici e di lettori forti che sono in grado di seguire e riconoscere scrittrici e scrittori che hanno qualcosa da dire, e hanno una bella voce per dirla. Intanto i grazie. Più avanti, smaltita la birra e la stanchezza, ma soprattutto la birra, è stato il momento della sintesi e della riprogettazione.
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