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IL DRAMMA SUI BINARI

Travolta dal treno, il Tribunale riconosce la responsabilità di Rfi

Ventisei pagine di motivazione della sentenza di condanna dell'azienda a risarcire i danni al convivente, ai genitori e alla sorella di Elisa Conzadori: «Finalmente la verità»

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

03 Dicembre 2025 - 19:52

Travolta dal treno, il Tribunale riconosce la responsabilità di Rfi

Elisa Conzadori e il passaggio a livello di Maleo

PIZZIGHETTONE - Per il Tribunale civile di Lodi, Rete ferroviaria italiana è responsabile della morte di Elisa Conzadori, la 34enne di Pizzighettone che a Ferragosto del 2020, fu travolta in auto da un treno mentre attraversava il passaggio a livello di Maleo «con la semisbarra alzata in assenza di segnali acustici o luminosi accesi». Lo scrive la giudice Ada Capello nelle 26 pagine di motivazione della sentenza di condanna di Rfi a risarcire i danni a Marco Dragoni, convivente di Elisa, ai genitori - il padre Valter e la mamma Antonella, e a Laura Palmira, sorella della vittima, assistiti dagli avvocati Alberto Gnocchi, Fabio Sbravati e Marco Impelluso.


La sentenza che nel processo civile «ha accertato l’esclusiva responsabilità» di Rfi, lenisce il dolore dei familiari dopo l’archiviazione del procedimento penale, accolta dal gip su richiesta della Procura. La tragedia si verificò poco dopo le 11. Al volante della Citroen C1 rossa, Elisa stava rincasando a Pizzighettone dopo il turno di lavoro al Famila di Codogno. «Le prove assunte nell’ambito del procedimento penale consentono di ritenere provato che Elisa Conzadori attraversasse i binari con la semibarriera alzata in assenza di segnali acustici o luminosi accesi», è scritto nella motivazione della sentenza.

La giudice ha ritenuto «irrilevante l’archiviazione del procedimento penale, perché il decreto di archiviazione pronunciata dal Gip non produce effetti vincolanti». Ha così acquisito le ‘prove’ assunte nell’ambito del procedimento penale. Intanto, le dichiarazioni rese durante le indagini da otto persone. A cominciare da Alessandro e Marco, testimoni oculari. «Hanno assistito al sinistro — scrive la giudice — e uno di essi ascoltato ben tre volte (di cui due dal Pm), ha riferito con assoluta certezza che la sbarra dal senso di marcia di Elisa era completamente alzata allorquando la vittima è transitata con la vettura, mentre il teste proveniente dall’opposto senso di marcia, era fermo al passaggio a livello avendo la sbarra ancora abbassata».

La giudice riporta poi le dichiarazioni di un altro testimone, arrivato subito dopo l’incidente ferroviario, «perché richiamato dal botto: conferma di aver visto la sbarra nel senso di marcia di Elisa completamente alzata e quella dell’opposto senso di marcia completamente abbassata». Per la giudice, «conseguentemente dall’acquisizione delle dichiarazioni orali rese in sede penale, le quali appaiono coerenti, precise e concordanti, deve ritenersi provata la dinamica del fatto». Nel procedimento civile, la giudice ha acquisito le conclusioni dei periti della Procura e disposto una perizia cinematica.


In particolare, uno dei consulenti del pm aveva ipotizzato che «Elisa Conzadori non si sia resa conto della posizione abbassata della semibarriera e sia transitata ugualmente a bassa velocità a passaggio a livello chiuso, determinando l’innalzamento dell’asta della semibarriera ed il transito sulla sede ferroviaria nell’istante in cui viaggiava il convoglio in regolare transito».

La giudice ha stroncato il perito del pm: «L’accertamento non solo risulta formulato in termini meramente probabilisti (non ritenendosi raggiunto lo standard probabilistico del ‘più probabile che non’) ma lo stesso risulta contraddetto sia dalle dichiarazioni testimoniali sia dalla relazione dell’altro consulente (resa nel procedimento penale) che perviene condivisibilmente e coerentemente con le dichiarazioni testimoniali». Pertanto, conclude la giudice, «deve ritenersi non provato da parte di Rfi il caso fortuito, connotato da imprevedibilità ed inevitabilità». Per la morte di Elisa, c’è un solo responsabile: Rfi.

IL COMPAGNO: «FINALMENTE LA VERITÀ»

«Finalmente è emersa la verità. Nessuna, e ribadisco nessuna, responsabilità ha avuto Elisa», ha commentato Marco DragoniLui ed Elisa stavano insieme da 17 anni: sette di fidanzamento, dieci di convivenza.

Il 15 agosto, Marco era già a casa. «Ho chiamato Elisa al telefono, ma non mi rispondeva. D’istinto, sono salito in auto. Quando sono arrivato al passaggio a livello, ho visto il paraurti in mezzo alla strada e ho capito che qualcosa di tragico era successo. C’erano già i soccorso, mi hanno bloccato, mi sono identificato, mi hanno fatto sedere sull’ambulanza. Io penso a Elisa tutti i giorni. Oggi quando l’avvocato Alberto Gnocchi mi ha telefonato per comunicarmi la sentenza, ho detto: ‘Finalmente si è messa la parola fine’».

Il convivente punta il dito contro la perizia effettuata dal consulente della Procura, smentita dal giudice nel procedimento civile. «All’epoca dei fatti, dichiarava che tutto funzionava perfettamente e che era inopportuno parlare di malfunzionamenti. Detto ciò, è passato qualche mese, hanno modificato la tecnologia. Due anni dopo, hanno implementato la tecnologia, mettendo i sensori e da ieri sono cominciati i lavori per il sottopasso. Lascio a voi le conclusioni. Mi sembra un’ammissione di colpa, perché migliorare e poi decidere di eliminare il passaggio a livello la dice lunga».

Dopo l’archiviazione del fascicolo penale, Marco non si era dato per vinto. «Ho fatto di tutto. Attraverso il sindaco di Pizzighettone, ho scritto al ministro Nordio e a Salvini. E ho scritto personalmente una lettera alla premier Meloni, perché il caso venisse riaperto. Non mi ha risposto». Ora, «finalmente è emersa la verità. Elisa non ha nessuna responsabilità. Nel procedimento civile ho trovato un giudice molto competente, soprattutto una persona con cuore e umanità». Da quel maledetto giorno di Ferragosto di cinque anni fa, «io ho un pensiero per Elisa ogni giorno».

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