L'ANALISI
ADDIO FRANCESCO: I RICORDI
21 Aprile 2025 - 20:47
Papa Francesco e monsignor Francesco Follo
CREMONA - Papa Francesco è morto poche ore fa. L’ultimo gesto di padre che ha donato ai fedeli raccolti in Piazza San Pietro per il Regina Coeli del giorno di Pasqua è stata la sua benedizione che si è dilatata al mondo intero.
Ecco poche righe per testimoniare la mia riconoscenza ad un Papa che ho avuto l’onore di servire in qualità di rappresentante permanente della Santa Sede all’Unesco. Vorrei brevemente sottolineare la paternità unita alla grandezza umana di Papa Francesco, la cui grandezza umana e religiosa sarà da conoscere sempre e meglio. Paternità, grandezza d’animo e sapiente intelligenza, che ho potuto intravedere nelle udienze personali che ogni anno fino al novembre del 2021 mi ha concesso, grazie al mio servizio di Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’Unesco a Parigi.
Pastore appassionato che ha spinto la Chiesa ad essere in uscita, cioè sempre più missionaria, ha insegnato con le parole ed i gesti che la misericordia è il modo più alto di praticare la giustizia. È stato un grande, lucido e coraggioso interprete dei segni dei tempi in cui la Chiesa, quale pezzo di mondo salvato, sta vivendo questo evento di Chiesa. Esigente per quanto riguarda la verità, fu fedele alla tradizione ma libero da ogni nostalgia.
Condividendo la frase di S. Agostino che «non si entra nella verità se non attraverso la carità», collaborò a farla conoscere anche da Papa servendo l’unità della Chiesa, fondandola sulla verità proposta con delicatezza e fece capire che non c’è perfetta conoscenza se non con la carità (cfr. San Bonaventura da Bagnoregio). Fece ciò sia nelle relazioni ecumeniche che nel suo approccio paterno e fermo verso i movimenti e le varie aggregazioni laicali cattoliche.
Ha cercato di confermare i suoi fratelli e sorelle nella fede (non dimentichiamo che la sua prima enciclica fu la Lumen Fidei, in cui accolse l’eredità teologica lasciatagli da Papa Benedetto XVI e la propose alla Chiesa intera ed anche agli uomini e donne di buona volontà).
All’inizio del suo pontificato, si presentò chiedendo al Popolo di Dio raccolto in Piazza San Pietro di invocare su di lui la benedizione di Dio. Questa benedizione ce l’ha ridonata quotidianamente, collaborando alla gioia dei credenti perché la sua azione e il suo pensiero facevano fare esperienza di essere accolti e amati dal Signore. Come diceva un frate agostiniano: «Amare è una virtù, essere amati è la felicità». Felicità, gioia, letizia sono state parole attorno alle quali ha scritto molti suoi documenti, mostrando così che il Vangelo è davvero la buona, lieta notizia. In un mondo secolarizzato o meglio idolatra che alla domanda di infinito risponde con una infinità di cose, cioè di idoli in un clima culturale segnato dal relativismo, ha incarnato la ricerca esigente, ma gioiosa della fede, che aspira ad aderire a Dio con un legame di comunione.
Prendendo la lavanda dei piedi agli apostoli come uno dei momenti più significativi della vita di Cristo e presenti nella liturgia del Giovedì santo, ha insegnato che anche l’acqua sporca di una bacinella è segno di un amore nel quale noi testimoniamo l’Amore di Dio ricevuto e condiviso.
Umanamente diciamo che abbiamo perso un grande uomo, cristianamente diciamo che Papa Francesco dal cielo continuerà ad esserci padre e ‘amministratore’ della misericordia, che è la giustizia di Dio che ricrea.
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