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Il coraggio di osare per avere l’impossibile

Tornano le Fiere zootecniche internazionali. Appuntamento confermato nonostante le molte emergenze. Un valore per l’intero territorio. Il sistema fieristico locale rappresenta un importante valore aggiunto. Ma è necessaria una strategia integrata tra pubblico e privato. Servono una città accogliente e una politica consapevole che lo sviluppo passa anche da qui

Paolo Gualandris

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pgualandris@laprovinciacr.it

24 Novembre 2024 - 05:25

Il coraggio di osare per avere l’impossibile

Cominciate col fare ciò che è necessario. Poi fate ciò che è possibile. Presto scoprirete che state raggiungendo l’impossibile. Questa frase attribuita pur tra qualche dubbio a San Francesco (ma anche se non lo fosse resta egualmente efficace rispetto al nostro ragionamento) riassume perfettamente il senso di quanto accadrà nella settimana entrante.

Sono in arrivo giorni importanti per il territorio, per il suo saper fare rete, per la valorizzazione delle proprie eccellenze. Non solo e non tanto perché viene messa a terra una delle manifestazioni capaci di portare Cremona nel mondo - le Fiere Zootecniche Internazionali - ma in quanto è la dimostrazione plastica che se ci sono la volontà, le capacità imprenditoriali e il giusto coraggio, essere resilienti con successo si può. Dimostrare cioè di possedere, per dirla in gergo tecnico «l’attitudine a riprendere, dopo una deformazione, l’aspetto originale» (definizione tratta dal vocabolario Treccani).

Eccellenze a Cremona e nel territorio non mancano, non solo nel settore primario, è necessario che abbiano e continuino ad avere vetrine che le valorizzino. E CremonaFiere ne è certamente la principale.

Da giovedì a sabato torna sotto i riflettori la storica rassegna capace di portare in città operatori qualificati da tutto il mondo del settore zootecnico, nel senso non solo di allevatori ma anche produttori, prestatori di servizi e macchinari. Non era così scontato che potesse accadere. Lo ha ben sottolineato il presidente Roberto Biloni, che ha scelto non solo di non alzare bandiera bianca di fronte alle difficoltà, ma anzi di rilanciare la scommessa, sostenuto in questo dal mondo allevatoriale, cremonese e non.

Ci ha detto Biloni senza nascondersi dietro un dito: «La situazione generale non è facile, dati i problemi economici, pensiamo a costi e mercati delle materie prime, ma soprattutto sanitari che stanno interessando nel segno dell’emergenza diversi comparti, molti territori e altrettante rassegne».

Psa, influenza aviaria e Blue Tongue, come i nostri lettori hanno imparato a conoscere, sono i fattori di un’emergenza sanitaria che rischia di fare pagare un conto salatissimo al comparto agro-zootecnico, pur non avendo alcuna ricaduta sulla salute dell’uomo (questo deve essere sottolineato e chiaro per tutti). Uno scenario di emergenza. Di fronte a questa situazione non ci sono molte alternative: deprimersi o rilanciare, tertium non datur.

Tornando al motto citato all’inizio: «Cominciate col fare ciò che è necessario». In questo senso la decisione è stata di andare avanti, come viene efficacemente riassunto con il motto #lazootecnianonsiferma. Uno slogan ripescato dall’atteggiamento scelto in un altro dei momenti più bui, quello del periodo Covid, quando comunque le Zootecniche vennero organizzate in videoconferenza, stante i divieti e le restrizioni di quei tragici mesi, facendo di Cremona un esempio positivo di capacità di reazione e resistenza. Anche stavolta l’appuntamento viene onorato.

«Poi fate ciò che è possibile», ammoniva il santo patrono d’Italia (o chi per esso). Che in concreto significa avere in città per quei giorni tutti i protagonisti della kermesse, dagli allevatori agli espositori. I primi hanno risposto in massa all’invito dall’Italia, dall’Europa e pure dagli altri continenti in quanto consapevoli che Cremona, così come Madison e Toronto, rappresenta uno dei tre appuntamenti al mondo in cui chi è annoverato nell’elite del settore non può mancare. Presenti, anche se magari non portando gli animali che per un anno erano stati curati proprio per essere in massima forma all’appuntamento espositivo.

I secondi hanno comunque confermato la volontà di esserci in misura tale che quest’anno addirittura è stato necessario aumentare la superficie espositiva. Tutto questo grazie anche alla grande quantità e qualità degli appuntamenti convegnistici, che fanno di Cremona una sorta di Stati generali dell’agro-zootecnia. Incontri focalizzati su eccellenza e innovazione. Con particolare attenzione ai giovani imprenditori, anche in termine di riconoscimento del valore aggiunto che apportano con la loro capacità di portare nuova energia. Ed è stato così, per concludere con l’aforisma, che «presto si è scoperto che state raggiungendo l’impossibile». Cioè avere, comunque, a CremonaFiere anche degli animali. Soluzione per niente scontata, stante le restrizioni stabilite dagli organismi di tutela della salute. Nel rigoroso rispetto delle regole, ha sottolineato ancora Biloni, ricordando che non si tratta certo di un’eccezione, ma di uno stile che da sempre caratterizza le Fiere Zootecniche, che non si sono sottratte al loro ruolo di leader nazionale del settore. Questa manifestazione rappresenta l’apice dell’offerta espositiva di CremonaFiere, quella che porta maggiore visibilità nel mondo al nostro sistema produttivo. Quella che anche dal punto di vista economico ne è la spina dorsale. Tutelarla è un interesse collettivo.

Il sistema fieristico locale rappresenta un importante valore aggiunto per il territorio, che porta in dote un indotto milionario in termini di affari per il sistema dell’accoglienza e per la rete commerciale, per il movimento turistico e museale che riesce a generare. Con implicazioni molto forti sullo sviluppo economico locale. E ancora: è un potente mezzo di comunicazione del brand ‘made in Italy’ offerto di volta in volta a target specializzati che presentano un alto grado di internazionalizzazione. Uno strumento di marketing territoriale con ricadute di lungo periodo che possono derivare dal ricordo e dall’immagine, oltreché dal livello di soddisfazione, che i visitatori e gli espositori hanno tratto non solo dalla manifestazione, ma anche dalla risposta del territorio locale alle loro esigenze.

Se si vuole davvero puntare a «raggiungere l’impossibile» di cui parlavamo, è necessaria una convinta e convincente strategia integrata tra pubblico e privato. Servono una città accogliente in tutte le sue manifestazioni e una politica consapevole che lo sviluppo passa anche da qui.

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