L'ANALISI
05 Settembre 2024 - 10:40
Un branco di cinghiali
CREMONA - Nel pieno dell’emergenza Peste Suina Africana, con l’allerta collegata alla diffusione dei focolai in crescita e la guardia di conseguenza sempre più alta nel tentativo convinto ma già estremo di limitare un impatto che rischia di essere devastante, Regione Lombardia sceglie la strada della stretta condivisa: vertice straordinario con il commissario Giovanni Filippini e i rappresentanti delle organizzazioni agricole, delle prefetture e delle Province competenti nei territori interessati.
Confronto di massima urgenza: l’allarme impone la mobilitazione di tutti, compresa quella istituzionale.
E obiettivo chiaro: condividere gli aspetti più importanti della strategia di contrasto alla Psa prevista dalla nuova ordinanza del commissario. La riunione, coordinata dall’assessore regionale all’Agricoltura, alla Sovranità alimentare e alle Foreste, Alessandro Beduschi, si è aperta con l’illustrazione della strategia declinata e già messa in campo dal commissario Filippini. «Contiene provvedimenti studiati con attenzione — dichiara l’assessore Beduschi, accodandosi all’apprezzamento formalmente ricevuto dalla Commissione Europea — e serve a mettere a terra azioni concrete. Ma va detto chiaramente che per vedere i primi risultati dovremo attendere almeno due settimane».
E il problema è che il tempo stringe: non c’è un minuto da perdere. Lo sanno gli allevatori, determinati a rispettare le regole, e lo sa la politica, che quelle regole deve farle rispettare tenendo conto anche degli effetti che inevitabilmente produrranno sul fronte economico. «La Psa — ricorda non a caso Beduschi — è un’emergenza nazionale e siamo consapevoli dei sacrifici che stanno affrontando gli allevatori. Tuttavia, la priorità assoluta in questo momento è fare muro contro il virus».
Ed è proprio quella la priorità assoluta della nuova strategia, determinata nella forma e nei contenuti dall’ordinanza licenziata la scorsa settimana. Obiettivo principale: stabilire con precisione dove e come fermare la diffusione. Vanno alzate barriere e vanno costruite subito. E infatti, è stato annunciato che entro una settimana prenderanno il via i lavori per chiudere tutti i varchi autostradali aperti nelle zone colpite, sfruttando le autostrade come sbarramenti ‘naturali’. E oltre alla cinturazione degli assi viari verrà intensificato il depopolamento del cinghiale grazie all’intervento delle polizie provinciali e dell’esercito, nel tentativo di creare vere e proprie zone tampone.
«Per affrontare questa crisi — conclude Beduschi replicando alle critiche politiche delle ultime ore — servono interventi coordinati e un grande sforzo collettivo. Non c’è spazio per improvvisazioni o egoismi: dobbiamo fare squadra. Inoltre, è il momento di mettere da parte i toni da caccia al colpevole che certa politica sta cavalcando in modo strumentale, anche con la diffusione di vere e proprie fake news. Quello che serve ora è senso di responsabilità». E accorgimenti in grado di ridurre al minimo i tempi di contenimento di una emergenza che più si dilata e più inciderà su allevamento, produzione e mercati.
«Stiamo lavorando proprio per questo — mostra totale consapevolezza il commissario straordinario, Giovanni Filippini, nelle sue dichiarazioni all’Ansa —. E oltre agli interventi di limitazione, il governo e i ministeri stanno cercando anche soluzioni per quanto riguarda il tema degli indennizzi, assolutamente necessari per rimettere la filiera nelle condizioni di produrre e per garantire, soprattutto ai giovani, la speranza di una continuità di allevamento. Per riuscirci servono ovviamente massima prudenza e massima determinazione nel trovare le soluzioni che stiamo anche condividendo con la commissione europea. Perché la peste suina africana non sta interessando solo il nostro paese, ma anche la Germania e Polonia, in grave difficoltà come noi. In sostanza, c’è un grande sistema che sta cercando di gestire al meglio l’emergenza e dovremmo stare attenti alle speculazioni affinché questo settore, che rappresenta uno dei comparti più importanti del nostro agroalimentare, ritorni al più presto nella normalità».
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