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L'INTERVISTA

Massimiliano Giansanti: «Agricoltura sostenibile, sfida possibile se restiamo uniti»

Il presidente di Confagricoltura è stato ospite nella redazione del quotidiano La Provincia: «Dobbiamo far sì che gli agricoltori abbiano a disposizione le nuove tecnologie e che la guerra non mini l'unità europea»

Riccardo Rossi

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rrossi@laprovinciacr.it

18 Aprile 2023 - 15:53

CREMONA - Il presidente nazionale di Confagricoltura Massimiliano Giansanti è stato ospite oggi nel primo pomeriggio nella redazione del quotidiano La Provincia di Cremona e Crema, dopo aver partecipato al convegno 'La sfida di Cremona, per una zootecnia sostenibile'. Ha risposto alle domande del direttore Paolo Gualandris.

Quella della zootecnia sostenibile è una sfida che si può vincere, ma con quali prospettive e meccanismi da mettere in campo?

«Nel mondo ci sono 570 milioni di agricoltori, e solamente il 3% di loro sono professionali. Nei prossimi anni la popolazione mondiale e il reddito pro capite aumenterà e quindi dovremo produrre di più, e quindi a quel 3% di agricoltori virtuosi si chiederà di più. Questo dobbiamo farlo cercando di preservare le risorse naturali e non diminuire il terreno arabile a livello planetario. Non è una sfida impossibile, dipende tutto dalla capacità di formazione e informazione. L'intelligenza artificiale e la digitalizzazione dell'agricoltura giocano un ruolo importante, e forse fino ad oggi non siamo stati bravi a comunicarlo perché dell'agricoltura parlano tutti male, ma se sapessero cos'abbiamo fatto in termini di benessere animale o sul tema della riduzione delle emissioni magari la situazione sarebbe diversa. Noi non dobbiamo essere ostaggi di un mercato che cambia ma dobbiamo essere coloro i quali interpretano questo cambiamento e lo possiamo fare con i dati, con le evidenze scientifiche e con l'aiuto dell'intelligenza artificiale e la digitalizzazione dell'agricoltura».

L'altra emergenza è l'acqua. È stato analizzato che entro il 2035 ci sarà il 40% in meno di acqua rispetto al fabbisogno dell'umanità e dell'agricoltura. Le nuove tecnologie possono aiutare?

«Aiuteranno sicuramente, ma dobbiamo far sì che gli agricoltori abbiano a disposizione tutte le nuove tecnologie. Ci sono droni, centraline e sensori che aiutano l'agricoltore a irrigare solo quando c'è bisogno e con i giusti quantitativi. Poi c'è il tema della ricerca bloccata, e noi di Confagricoltura ci battiamo da anni perché l'Italia abbia una ricerca libera che possa portare sul campo i frutti della ricerca applicata, come le new breeding techniques. È notizia di questi giorni che il Parlamento ha avviato una riflessione importante che, spero, porterà ad utilizzare sul campo ciò che la ricerca studia in laboratorio. Se avremo queste nuove piante resistenti la capacità produttiva migliorerà e avremo strumenti che serviranno agli agricoltori a far fronte alla necessità primaria: produrre cibo in quantità».

A questo punto entra in gioco il discorso degli OGM: bisogna superare i pregiudizi ideologici e cercare di favorire la ricerca. Lei ritiene che lo scenario attuale in Italia sia favorevole?

«Oggi c'è un clima favorevole sulle evoluzioni dei vecchi OGM: c'è una convergenza da parte di tutti e noi dobbiamo lavorare per portare a casa un risultato, nonostante il Governo tedesco abbia già speso delle riserve. È vero che in Italia possiamo avviare delle sperimentazioni, ma è anche vero che stiamo attendendo un regolamento europeo, quindi spero davvero che i tedeschi non si mettano di traverso. Rischiamo di tenere gli agricoltori fermi al palo, impedendo di rispondere al bisogno primario della produzione di cibo in sicurezza».

Uno dei temi caldi è la crisi della produzione cerealicola. Qual è lo scenario e cosa si può fare per metterci mano?

«La situazione è drammatica, soprattutto per i Paesi circondanti l'Ucraina. Togliere i dazi è già stato un grande aiuto umanitario agli agricoltori ucraini che nel 2022 hanno potuto svuotare i magazzini. È evidente che il riversamento sui Paesi limitrofi di quell'enorme quantità di frumento e di semi oleosi ha causato una caduta verticale del prezzo, e oggi ci sono enormi difficoltà e proteste degli agricoltori in Polonia, in Romania, in Slovacchia. Stiamo aiutando l'Ucraina ma stiamo distruggendo l'agricoltura dei Paesi limitrofi. Tutto questo ha avuto un impatto sui mercati internazionali (la speculazione selvaggia non guarda in faccia a nessuno). Nei porti italiani i magazzini sono pieni sia di frumento che di soia, e questo ha un impatto anche nella valorizzazione dei prodotti dei nostri agricoltori. Ai prezzi attuali risulta difficile chiudere in attivo la prossima raccolta. La situazione a livello europeo va affrontata esclusivamente con una dinamica europea, quindi se cominciamo con la chiusura di ogni Stato membro non se ne esce più».

Quindi la guerra sta diventando un rischio anche per l'unità europea? Gli interessi dei singoli Paesi prevalgono?

«Stiamo facendo quello che non avremmo mai dovuto fare: dividerci, proprio come volevano i russi. È una guerra di bombe e cannoni in Ucraina, ma è una guerra economica che rischia di minare alla base le fondamenta dell'Unione Europea».

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