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L'INTERVISTA

Calderoli: «Autonomia, arma vincente anche per l’agricoltura»

Il ministro: «Una Regione ‘vicina’ fa la differenza e aiuta a crescere»

Andrea Gandolfi

Email:

agandolfi@laprovinciacr.it

14 Aprile 2023 - 05:30

Calderoli: «Autonomia, arma vincente anche per l’agricoltura»

Il ministro Calderoli e il presidente Giansanti

ROMA - «L’autonomia differenziata può rivelarsi un importante fattore di sviluppo anche per l’agricoltura, grazie alla sua capacità di favorire risposte puntuali alle esigenze proprie di ciascun territorio». Non ha dubbi Roberto Calderoli, storico esponente del Carroccio e ministro per gli affari regionali e le autonomie, che mercoledì ha partecipato alla seduta del direttivo nazionale di Confagricoltura su invito del presidente Massimiliano Giansanti, intervenendo proprio per presentare la riforma dell’autonomia differenziata alla quale sta lavorando e per confrontarsi sul tema. 

La mia è un’operazione verità; in giro
ci sono ancora troppi pregiudizi frutto
di una scarsa conoscenza

«Ho così proseguito - spiega Calderoli - la mia ‘operazione verità’ sulle potenzialità dell’autonomia differenziata: certamente positive, e molto diverse da come non di rado vengono rappresentate. Questo tema non è conosciuto in modo adeguato, spesso non c’è un’informazione corretta in proposito. Così nascono i preconcetti (‘l’autonomia differenziata divide il Paese, favorisce le Regioni ricche a svantaggio di quelle meno agiate...) destinati però a dissolversi se ci si spoglia di un approccio ideologico e ci si concentra sui numeri, gli aspetti economici e le prospettive di crescita. Che sono comuni: se il Mezzogiorno cresce, anche il Nord ci guadagna...».

Una partita ‘giocata in casa’ per l’ex vicepresidente del Senato, titolare nel Monferrato di un’azienda iscritta a Confagricoltura ed attiva nel campo della produzione di nocciole, «che ora posso guidare solo per telefono nei rari momenti di tempo libero».

Nella sede di Palazzo della Valle, il titolare del dicastero per gli affari regionali e le autonomie ha voluto portare essenzialmente un messaggio: «Oltre all’agricoltura, diversi altri ambiti che la riguardano direttamente possono essere a buon diritto considerati competenza esclusiva delle Regioni. E la maggior vicinanza del soggetto titolare delle competenze a chi fruisce del servizio ne garantisce un funzionamento migliore e più adeguato. Il nostro è certamente un Paese unito, ma allo stesso tempo caratterizzato da profonde differenze tra aree geografiche; quindi è necessario che le ‘risposte’ in ogni settore siano diversificate in rapporto a caratteristiche ed esigenze».

Una strategia che sembrerebbe destinata a scontrarsi con un’impostazione per più di un aspetto ‘dirigista’ della gestione del comparto agricolo: basta pensare a ‘quanto pesano’ in questo ambito l’Unione Europea e lo stesso Ministero... 

Emergenza siccità:
il problema è la frammentazione dei vari enti
che hanno titolo ad intervenire
e decidere

«Non dobbiamo mai dimenticare che l’agricoltura è di esclusiva competenza regionale, a seguito di un referendum per il quale in teoria non dovrebbe neppure esistere il Ministero dell’agricoltura», osserva Calderoli. «Però il ministero c’è, come esiste una legislazione regionale; e i due campi - nazionale e regionale - si ‘pestano i piedi’ a vicenda. Dovendosi poi rapportare con l’Europa, che nell’ambito primario interviene in modo piuttosto ‘pesante. L’autonomia differenziata deve fare chiarezza in modo definitivo su ‘chi fa che cosa’. Ribadendo il ruolo da protagonista della Regione: che deve decidere quale specifica funzione chiedere nell’ambito di una più ampia competenza. Toccherà poi allo Stato stabilire cosa assegnarle. La mia idea è comunque quella di uno Stato che detta principi generali, e di una Regione che mette a punto le proprie leggi e i propri piani (peraltro è già così per il programma di sviluppo rurale, che deve essere condiviso tra i due livelli)».

«E’ anche importante - prosegue Calderoli - arrivare ad una pragmatica ed efficiente collaborazione tra le Regioni, in una logica di gestione d’area: penso alla fascia Pedemontana, a zone che presentano caratteristiche omogenee ma sono divise dal punto di vista amministrativo, con ‘fazzoletti di terra’ nei quali coesistono due o tre Psr diversi... La Costituzione prevede espressamente che sulle medesime materie le Regioni possano cooperare fino a creare addirittura organismi comuni. E’ successo di recente per il piano che riguarda il lago d’Iseo e l’utilizzo a scopi diversi della sue risorse idriche. La partnership costruita in quel caso tra Veneto, Trentino e Lombardia costituisce un modello virtuoso che vorrei vedere applicato più spesso e in modo più diffuso».

Il tema delle risorse idriche rimanda in modo immediato alla gravissima emergenza siccità, che rischia di avere effetti devastanti soprattutto per l’agricoltura e la zootecnia. «Penso che il problema numero uno sia la frammentazione fra gli organismi che hanno competenza in materia e sono a vario titolo chiamati a decidere: Stato, Regione, Autorità di bacino, Consorzi di bonifica... Alla fine, se si vuole fare davvero qualcosa bisogna per forza ricorrere ad un commissariamento. Non vorrei che si dovesse ricorrere mai più a quella strada, ma serve una strutturazione solida ed efficiente dei meccanismi di gestione del comparto».

E infatti ora si punta ad un commissario straordinario alla siccità. «In queste condizioni serve una regia stabile e continuativa, anche se l’accordo tra Regioni (ed enti gestori) può certamente fare molto». 

Non è facile trovare una persona con competenze
e capacità adeguate
per fare
il commissario

Decisa da settimane, la nomina del commissario è però finora rimasta sulla carta: c’è il ruolo ma non c’è il nome.
«Mi chiede il motivo? Trovare una persona che abbia le caratteristiche e le competenze necessarie a gestire una partita così delicata non è semplice: non ‘salta fuori’ dall’oggi al domani. E non ci serve nominare una persona tanto per farlo e occupare una casella. Occorre uno che i problemi li risolva davvero».

Legatissimo al mondo dell’agricoltura, in questa fase il Carroccio non ha né il ministro né l’assessore regionale (entrambi militanti di Fratelli d’Italia), ma Calderoli invita a guardare oltre la sola logica dell’appartenenza politica. «Il tema non è ‘piantare la bandierina’, quanto piuttosto trovare una soluzione valida ai problemi. A me interessano un atteggiamento aperto e di buon senso, la disponibilità a ragionare su tutto. Sono caratteristiche che ho trovato nel ministro Lollobrigida, con il quale ho un buon rapporto».

Ragionare su tutto e risolvere i problemi. In una fase certamente non facile per l’agricoltura, che il ministro Calderoli suggerisce di affrontare tenendo ben fermi tre punti: «Si cresce se lo Stato fa quello che deve e non di più; se le Regioni lavorano insieme e se la Politica Agricola Comune non si pone l’obiettivo di danneggiare l’Italia e le sue produzioni ( lo dico perché a volte mi sembra che l’atteggiamento sia proprio quello)». Tre punti e uno su tutti. «Il ruolo ‘sobrio’ dello Stato deve essere considerato un presupposto fondamentale. Diversamente non si va proprio da nessuna parte».

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