L'ANALISI
15 Aprile 2023 - 17:27
CREMONA - Martedì mattina, al Campus Santa Monica dell’università Cattolica, il gotha del mondo zootecnico e dell’agroalimentare si confronterà con gli esperti accademici e con le organizzazioni di cooperazione internazionale per presentare il ‘modello Cremona’, un sistema virtuoso che ha reso la capitale della filiera nazionale un esempio per tutti, nel segno della sostenibilità e dell’impresa. Protagonisti del think-tank, tra gli altri, il presidente di Confagricoltura Massimilano Giansanti, il vice-direttore generale della Fao Maurizio Martina e il docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Lorenzo Morelli.
‘La sfida di Cremona per una zootecnia sostenibile’ è il nome dell’appuntamento: nella sostanza, si tratta di un vertice decisivo per immaginare il futuro di un agricoltura che si evolve, con Cremona come faro. E la location scelta non è casuale: «Non potevamo che partire da Cremona, capitale della zootecnia italiana – conferma Giansanti – per presentare il futuro del settore e le sue prospettive. Vogliamo ribadire l’impegno concreto di Confagricoltura e la centralità del territorio in un momento cruciale in cui viene messo in discussione il valore nutrizionale dei prodotti naturali. Penso a tutto il sistema che ruota intorno alle carni d’allevamento, rispetto a un mondo agricolo che continua a innovarsi innalzando sempre di più standard qualitativi e di sicurezza».
Per il presidente nazionale della confederazione siamo di fronte a un punto si svolta: «Oggi la scienza e l’università incontrano il Governo e l’impresa proprio per dare un futuro certo, indirizzato verso consumatori sempre più attenti, e di conseguenza, siamo in un momento di trasformazione fondamentale». Anche per Martina e la Fao l’occasione è di quelle irripetibili: «La nostra organizzazione internazionale segue con grande interesse Cremona, uno spazio dove da tempo si è aperto un dibattito concreto, nato dalle istituzioni, dagli atenei e dal Comune per costruire e strutturare linee di intervento che aiutino il sistema zootecnico a procedere verso quella transizione necessaria dal lato del modello organizzativo e produttivo».
Per il vice-direttore generale della Fao, Cremona può salire in cattedra e guidare una nuova scuola di pensiero: «Sarà molto interessante – prosegue Martina – mettere le nostre competenze specifiche a disposizione per collegare la realtà in evoluzione di Cremona con altri contesti internazionali. Penso – precisa – ai Paesi più poveri e in via di sviluppo che stanno facendo uno sforzo concreto per uscire dalla fragilità e modelli moderni e sostenibili potrebbero certamente essere un esempio da seguire. Cremona ha tutte le carte in regola per giocare un ruolo sovranazionale e la Fao le sarà accanto in questo percorso».
Martedì, di certo, si discuterà, ma non sarà un semplice dibattito. O almeno non solo. «Non mi entusiasma dire che Cremona sarà il centro del nuovo dibattito sulla sostenibilità del sistema agroalimentare – confessa infatti il professor Morelli –. Meglio dire, perché è questa la realtà, che Cremona è diventata nodo centrale delle attività che vanno in questo senso. C’è concretezza, non solo idee. Ed è sui temi concreti che dobbiamo concentrarci e fare chiarezza, come il nuovo ‘Lca’ (unità di valutazione del ciclo di vita di un prodotto, ndr) della Fao che rivela, per esempio, come il latte, fonte di calcio importantissima per prevenire l’osteoporosi, sia anche molto poco impattante nella sua produzione se rapportato alla quantità di proteine che fornisce al consumatore».
«Insomma, potremmo dire che è importante combattere le fake news sull’agricoltura e la zootecnia – ironizza il luminare –, ma più che sul quotidiano di Cremona converrebbe farlo su un’enciclopedia, per questioni di spazio e mole di esempi. Meglio dire quindi – chiosa Morelli – che a guidarci deve essere un approccio scientifico alla materia, pur ricordandoci che si tratta, nel caso specifico, di una scienza che ha ancora molto da capire, molto da spiegare e grandi orizzonti e spazi per evolversi».
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