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La Capria, la nostalgia come arma contro la rassegnazione

Tour della memoria nell’Italia perduta

Gigi Romani

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lromani@laprovinciadicremona.it

12 Novembre 2015 - 16:57

Tour della memoria nell’Italia perduta

Raffaele La Capria
‘Ultimi viaggi nell’Italia perduta’
Bompiani
188 pagine, € 13

‘sacri siti’ di un tempo, Positano, Ischia, Procida, l’amatissima Capri, la stessa Napoli e tanti luoghi dell’Italia meridionale e della Sicilia, ripercorsi attraverso le pagine di autori come Norman Douglas, Giovanni Comisso, Norman Lewis, Giuseppe Ungaretti e poi rivissuti attraverso i ricordi, in un ideale pellegrinaggio tra l’immensità azzurrina dei Faraglioni, sprazzi di villeggiature ischitane, estati di «abitudini e modesti svaghi», spesso insidiati da «una sottile malinconia». Raffaele La Capria ci guida in questo Grand Tour della memoria, tra paesaggi mediterranei e autobiografia intellettuale, sul filo della nostalgia, «che non è più un sentimento romantico abbellito dal ricordo», ma diventa un’arma «contro la rassegnazione e il disincanto, e serve a non lasciar andare le cose come vanno, cioè verso l’inesorabile degrado». Il viaggio si muove sulle tracce di autori come George Gissing, che si spinge ‘Sulle rive dello Jonio’ da Napoli verso la Calabria e scopre «la presente dolorosa realtà» del Sud, o Norman Douglas, autore di una serie di monografie su Capri in cui si intrecciano storia, religione e piacere di vivere. E poi l’incontro tra Giovanni Comisso e Napoli, in cui scocca «la scintilla di un’attrazione reciproca», o il ‘Viaggio nel Mezzogiorno’ di Giuseppe Ungaretti, in cui il poeta fa nascere «accostamenti, associazioni, intuizioni e metafore che sono vere e proprie ‘illuminazioni’ sulla Storia e sul Mito». E la visita nella villa di Curzio Malaparte a Capri, con le mattonelle di ceramica dipinte da Savinio, il ritratto fatto da Campiglio «bellissimo e stilizzato» o il camino con il fondo di vetro attraverso il quale si intravedevano i Faraglioni. Un percorso alla riscoperta della ‘grande bellezza’ perduta. Una bellezza, precisa La Capria, che «non è un fatto puramente estetico, ma ha a che fare con la nostra più segreta identità e con la nostra memoria immaginativa che, come ognun sa, è quella che ci accompagna nelle varie età della vita ed è legata ai nostri ricordi più cari, ai nostri sogni, alla nostra fantasia e alle nostre facoltà creative, alle nostre energie spirituali. Le linee di un paesaggio, il verde di una collina, uno specchio di mare, ci parlano nel tempo, restano impressi in noi, diventano pensiero e parola, fan parte della nostra esistenza».

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