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Dal 2 al 7 maggio -Triennale e Museo del Design

Festival dei diritti umani 2017

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emanzini@laprovinciacr.it

22 Aprile 2017 - 16:40

Festival dei diritti umani 2017

Pensare. Parlare. Scrivere. Comunicare. In troppe nazioni manca questo diritto fondamentale: la possibilità di esprimersi, di non essere censurati, di non rischiare la vita e la libertà per essere pienamente se stessi, per rivendicare le proprie idee, convinzioni o stili di vita.

Il Festival dei Diritti Umani vuole alzare lo sguardo sulla libertà d’espressione, sapendo che è problema difficile, spinoso, in continua evoluzione, come dimostrano le chiusure di giornali e le incarcerazioni di giornalisti, le imposizioni ad artisti e le abiure chieste agli scrittori, i limiti invocati per il web e i social network.
La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo sembra scritta oggi, non settant’anni fa. L’articolo 19 recita: “Ogni individuo ha il diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere”. La libertà d’espressione riguarda dunque tutti gli individui, non fa distinzioni tra uomini e donne, tra chi è cittadino e chi non ha ancora i documenti per esserlo. La libertà d’espressione non ha frontiere, soprattutto nel mondo attuale, dove tutto sembra stare nel piccolo schermo di un computer o di uno smartphone. La libertà d’espressione è fatta di parole e azioni, di inchiostro e bombolette spray, di ricerca artistica e comportamenti individuali. Si può negare la libertà di espressione chiudendo giornali, radio, tv, siti internet; o addirittura uccidendo, come succede nei regimi dispotici, che siano essi secolari o teocratici. Nelle democrazie ci sono formule più subdole: quando, ad esempio, gli esponenti politici storpiano i nomi di uomini e cose, quando canalizzano l’odio utilizzando anche una torsione retorica del linguaggio. 

Con ospiti come Ferruccio de Bortoli e il giornalista turco Ahmet Insel si parlerà dei reporter che vivono in prima linea, con Michelangelo Pistoletto e la street artist Alice Pasquini del ruolo «rivoluzionario» dell’arte, ma si affronteranno anche altri temi, dalla parola delle donne all’aiuto ai rifugiati. Tra i film segnaliamo: «Clash» (un thriller che racconta il caos dell’Egitto post-Mubarak) e le due anteprime italiane «Free to run» e «Soy nero». Domenica sera gran finale con la premiazione del miglior documentario.

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