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PRIMO MAGGIO. IL REPORT

Nodo occupazione, la provincia di Cremona fanalino di coda

Report di Confartigianato: non ancora recuperati i numeri persi con il Covid: -4,5%. Con settemila posti in meno rispetto al 2019, ultima fra le 12 province lombarde

Stefano Sagrestano

Email:

stefano.sagrestano@gmail.com

30 Aprile 2023 - 20:11

Nodo occupazione, Cremona è fanalino di coda

CREMONA - La Lombardia non ha ancora recuperato il numero di occupati persi nei due anni di pandemia. Rispetto al 2019, mancano all’appello 27mila unità. Purtroppo, tra le 12 province della Regione quella che fa peggio è Cremona che conta ancora 7mila occupati in meno del 2019.

I numeri sono quelli diffusi da Confartigianato Lombardia, un’elaborazione dei dati forniti dall’Istat. Nel 2022 in Lombardia si è raggiunta quota 4 milioni 424mila persone con un lavoro.

imprese

Tra le principali regioni italiane – quelle con oltre 1 milione di occupati – la Lombardia è terza, dopo Emilia-Romagna e Piemonte, per il gap più ampio 2019-2022 in termini percentuali. Sono quelle che mostrano un maggior ritardo nel recupero. Cremona con un -4,5% di occupati rispetto all’ultimo anno prima del Covid è ultima in regione e 99esima a livello nazionale. «L’osservatorio Mpi di Confartigianato Lombardia ha realizzato una panoramica sull’occupazione regionale che presenta una buona ripresa dei livelli complessivi, seppur con un certo ritardo rispetto ad altri territori nel recupero dei numeri pre-pandemici» esordisce Massimo Rivoltini, presidente di Confartigianato Cremona.

rivoltini

Il presidente Massimo Rivoltini

«Il report del 1° maggio ci permette di avere per le mani un’analisi di dettaglio aggiornata sulla nostra Lombardia. Ne emerge che, nel percorso di recupero dell’occupazione, la componente che ha risentito maggiormente dello shock è quella dei lavoratori indipendenti – aggiunge il segretario provinciale, Roberto Maffezzoni –: il territorio cremonese in questo contesto si colloca con performance fra le peggiori della Lombardia e questo ci sollecita nel persistere nel nostro lavoro che si declina in un sostegno e un supporto a 360 gradi all’imprenditorialità».

A livello settoriale nel 2022 gli occupati lombardi non raggiungono i livelli del 2019 nel manifatturiero esteso, contando 11 mila occupati in meno (-1,0%) e nei Servizi, settore in cui gli occupati scendono di 59 mila unità (-2,0%), con il 67% del calo determinato dalla riduzione del numero di occupati nel settore commercio, alberghi e ristoranti. Al contrario, nel settore chiave della ripresa post pandemia, le costruzioni, nel 2022 si contano 49 mila unità in più (+20,7%).

Nel percorso del recupero dell'occupazione pre-pandemia, non ancora concluso per la nostra regione, la componente che ha risentito maggiormente dello shock è quella dei lavoratori indipendenti. Sono 844 mila nel 2022 gli indipendenti – imprenditori, liberi professionisti, lavoratori autonomi, e altri– pari a poco meno di un occupato su 5 (il 19,1% dell'occupazione totale), in calo rispetto al 2019 di 56 mila unità (-6,2%).

A livello provinciale, Cremona è la quarta peggior provincia per riduzione di indipendenti più consistente rispetto al 2019 con il -15,7%. I dipendenti, che sono 3 milioni 581 mila e che rappresentano l’80,9% dell’occupazione complessiva, salgono, rispetto al 2019, di 29 mila unità (+0,8%). Il recupero dell’occupazione dipendente è determinato dall’occupazione a tempo indeterminato (+2,0% sul 2019), mentre calano le figure a tempo determinato (-7,4%). Il mercato del lavoro va inoltre favorendo l’occupazione a tempo pieno (+1,4% sul 2019) rispetto al part time (-1,4%). Infine, persiste la problematica della difficoltà di reperimento del personale: ad aprile 2023 le entrate di difficile reperimento si attestano al 46,6%, quota superiore di 1,3 punti rispetto alla quota rilevata un mese fa (45,3%) e di 3,8 punti superiore alla quota rilevata nello stesso periodo di un anno fa (aprile 2022). Tra le province lombarde che risentono risentire di più di questa criticità Cremona è al 4° posto con il 53,3%, dopo Pavia, Lodi e Lecco.

PERSE 67 IMPRESE

Aperture stabili, chiusure in aumento e saldo lievemente negativo per le imprese italiane tra gennaio e marzo. A livello nazionale il primo trimestre ha evidenziato una sostanziale stabilità delle iscrizioni al Registro delle Imprese delle Camere di commercio (101.788 unità, in linea rispetto allo stesso periodo del 2022) e un sensibile incremento delle chiusure rispetto allo stesso periodo del biennio precedente (109.231 unità) che, tuttavia, restano tra i valori più contenuti degli ultimi dieci anni. Per quanto riguarda i dati regionali, la Lombardia è in leggera controtendenza con 18.296 iscrizioni e 18.295 cessazioni e un saldo praticamente fermo (+1) e un tasso di crescita pari a zero.

Meglio fanno Trentino (+85) e Sardegna (+253), ma soprattutto il Lazio con +1.157. Per quanto riguarda la provincia di Cremona, il dato è peggiore sia del dato nazionale che di quello lombardo con 467 iscrizioni e 534 cessazioni e un tasso di crescita trimestrale negativo dello 0,24%. Questo lo scenario che emerge dai dati Movimprese elaborati da Unioncamere – InfoCamere sulla base del Registro delle Imprese delle Camere di commercio relative all’andamento del I trimestre del 2023, a conclusione del quale il tessuto imprenditoriale si è ridotto di 7.443 unità (pari a una variazione del -0,12% dello stock di imprese).

Una flessione che resta tra le più contenute del recente passato e che (con l’unica eccezione del 2021, in piena pandemia) caratterizza i trimestri di inizio d’anno a causa del concentrarsi delle cancellazioni sul finire dell’anno precedente e l’inizio del nuovo.

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