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MALEO/PIZZIGHETTONE

Travolta dal treno: «Giustizia per Elisa, silenzio vergognoso»

Due anni dopo l'incidente al passaggio a livello famiglia e amici cercano ancora la verità. Il fidanzato e la sorella della vittima hanno presentato poche settimane fa un esposto

Elisa Calamari

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14 Agosto 2022 - 21:51

Travolta dal treno: «Giustizia per Elisa»

Elisa Conzadori e il passaggio a livello di Maleo

PIZZIGHETTONE - Per chi attende giustizia 24 mesi sono un’eternità. Ma per chi ha perso un sorriso amato il dolore è lo stesso di due anni fa. Immutato.

Il 15 agosto 2020, poco dopo le 11, la 34enne Elisa Conzadori è stata travolta da un treno al passaggio a livello di Maleo. A bordo della sua Citroen C1 stava facendo ritorno a casa, due testimoni hanno riferito di avere visto alzarsi la sbarra prima del transito del convoglio. Un malfunzionamento, però, che Rfi continua a negare. E su cui la Procura di Lodi, fra proroghe e perizie, non si è ancora espressa. Gli unici indagati continuano ad essere gli addetti della squadra di manutenzione, che avevano eseguito lavori agli impianti pochi giorni prima dello schianto.

«Elisa attende la verità», è stato scritto su uno dei tanti striscioni che in questi 730 giorni sono stati affissi nei pressi del passaggio a livello in cui è avvenuta la tragedia. Anche oggi, alla stessa ora del dramma, i familiari e gli amici della giovane pizzighettonese saranno davanti a quelle maledette sbarre. Per rivolgerle un pensiero, per invocare risposte, per richiamare attenzione su quella che tutti nella città murata non esitano a definire «vergogna».

Qualche settimana fa il fidanzato Marco Dragoni e la sorella di Elisa, Laura, hanno presentato un esposto per chiedere «se siano ravvisabili, nella condotta di Domenico Romaniello, perito del pm, i reati di falsa perizia o interpretazione, o qualunque altra ipotesi criminosa perseguibile d’ufficio».

Hanno evidenziato una serie di circostanze a loro avviso da approfondire, a partire dal legame di parentela fra l’ingegnere incaricato dalla Procura ed un esponente dei vertici di Rfi. La sua perizia, inoltre, «presentava gravi ed evidenti difformità fra le premesse e le conclusioni, nonché con gli elementi materiali e oggettivi rilevati nel corso delle operazioni».

In particolare Romaniello, contraddicendo quanto ricostruito dall’altro consulente del pm, ha rappresentato una dinamica alternativa «in evidente contrasto con le risultanze oggettive, fra le quali gli accertamenti eseguiti dalla polizia scientifica». Ha ipotizzato che l’auto di Elisa possa essere passata sotto le sbarre, così alzandole: una presunta manovra kamikaze smentita anche dalle analisi su veicolo e barriera.

«Mi auguro che il procuratore abbia ben chiaro il fatto che il treno non si poteva fermare – aggiunge Marco Dragoni –. É un elemento importantissimo della vicenda, oltre all’innalzamento della sbarra che è stato il fatto scatenante della tragedia».

Oggi, esattamente due anni dopo un dramma che poteva essere evitato, Marco sarà davanti a quelle sbarre. Con lui, chi fisicamente e chi idealmente, ci saranno i tanti che non hanno mai dimenticato Elisa. E che continuano ad attendere verità e giustizia.

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