L'ANALISI
17 Settembre 2019 - 07:00
«La Provincia» ha rilevato negli scorsi giorni una inesattezza nello stemma della città riprodotto in mosaico al centro della Galleria XXV Aprile. È da rilevarsi che il 22 agosto 1942, usciva un decreto nel quale era disposto: «Spettare alla Città di Cremona il diritto di fare uso dello stemma miniato nel foglio qui annesso, che è: Partito: al primo fasciato di rosso e argento; al secondo di nero al braccio vestito di rosso e d'argento stringente nella mano una palla d'oro. Capo del Littorio di rosso (porpora) al Fascio Littorio d'oro circondato da due rami di quercia e d'alloro annodati da un nastro dai colori nazionali. Corona gemmata a cinque fioroni». La miniatura dello stemma unita al decreto non corrisponde però alla descrizione fattane nel decreto, stesso, infatti, anziché essere «fasciato di rosso e argento» è un «campo rosso con tre fascie d'argento».
Dai più antichi documenti risulta che lo stemma di Cremona fosse appunto a fascie rosse e argento.
Nel Codice Vaticano Chigiano I, VIII, 296 (fol. 218) del sec. XIV (da me già illustrato in «Sommarie vicende dello Stemma del Comune di Cremona») i Cremonesi sono raffigurati con una bandiera spiegata «fasciata d'argento e di rosso» ed uno scudo «d'argento a tre fascie di rosso». Si comprende bene come a quell'epoca non fosse forse ancora stabilizzato lo stemma che poi troviamo in un codice del 1478, conservato nel nostro Archivio Storico Comunale, a sei fascie: «di rosso e d'argento» e così si manterrà sempre per l'avvenire salvo, dalla metà circa del secolo XVI, apparire l'aggiunta superiormente allo stemma del braccio stringente con la mano una palla d'oro, a ricordo dell'impresa del leggendario Giovanni Baldesio. E questo sarà lo stemma di cui si fregierà Cremona sino al principio del 1800.
Lo stemma oggi riconosciuto a Cremona non è altro che quello concesso dall'Imperatore d'Austria con suo decreto del 3-13 aprile 1816: «Scudo partito d'argento e di nero con tre fascie di rosso sull'argento, ed un braccio posto in palo vestito di bianco e di rosso sostenente con la mano una palla d'oro sulla partizione.
E qui abbiamo un errore inverso a quello successo al provvedimento 1942 della nostra Consulta Araldica. Nel decreto austriaco è errata la descrizione, mentre è esatto il disegno «fasciato di rosso e d'argento».
Vivamente ci auguriamo che il disegno allegato al decreto 1942 venga modificato nel modo corrispondente alla descrizione e alla storia.
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