L'ANALISI
14 Settembre 2019 - 07:00
L’ex capo massone si era presentato sotto falso nome in una banca per prelevare danaro da un conto di un centinaio di milioni di dollari - Ci sono legami con la vicenda Calvi perchè il denaro proverrebbe dalle filiali sudamericane del Banco Ambrosiano - Licio Gelli è caduto nel tranello del sequestro del conto bancario - Clamore e soddisfazione a Roma - Ora si potrebbe far luce nel groviglio di trame e delitti che hanno avuto nella P2 il centro promotore
È finita dopo circa 500 giorni a Ginevra, la latitanza di Licio Gelli, il capo della loggia massonica P2, protagonista assoluto del più grande scandalo italiano del dopoguerra. In una intervista, poco prima che venisse alla luce la vicenda P2, disse che da piccolo sognava di fare il burattinaio. Non era affatto una battuta. Per anni infatti Licio, toscano di 63 anni, è stato «il burattinaio» di alcune tra le più oscure vicende o, come lui stesso sempre ha detto, «iI confessore di questa Repubblica».
Figlio di un mugnaio, Gelli è nato a Pistoia il 21 aprile 1919. Frequentò l’istituto commerciale di Pistoia ma, a 17 anni, venne espulso per indisciplina «da tutte le scuole del Regno». Andato volontario alla guerra civile in Spagna nel corpo di spedizione italiano, tornò in Italia 18 mesi dopo. Al suo ritorno scrisse il libro «Fuoco». Nel 1941 era in Jugoslavia come rappresentante fascista e cattaro e dopo l’8 settembre 1943 aderì alla Repubblica sociale di Salò. In quel periodo a Pistoia, secondo alcuni documenti, fece il doppio gioco aiutando anche alcuni partigiani. Subito dopo la liberazione andò prima in Sardegna e poi in Argentina, Paese al quale è sempre stato legato.
Negli anni Cinquanta iniziò la sua attività di industriale nella società di materassi «Permaflex». Prima a Pistoia e successivamente a Frosinone dove aprì anche uno stabilimento. Dopo questa esperienza divenne socio dei fratelli Lebole, proprietari di un impero tessile. Agli inizi degli anni 70 divenne dirigente della società Giole di Arezzo.
Ma il potere che ha accumulato negli anni non nasce certo dalla sua attività di industriale. La sua fortuna coincide infatti con il suo ingresso nella massoneria dove, con pazienza, a partire dagli anni ’60, cominciò a tessere la sua tela. «Iniziato» in una loggia toscana, Licio Gelli divenne nel 1972 segretario organizzativo della loggia massonica Propaganda Due, la più esclusiva di tutto il «Grande Oriente d’Italia».
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