L'ANALISI
29 Ottobre 2018 - 07:00
Slancio di solidarietà in tutta la nazione ed all'estero in favore dei danneggiati della catastrofica alluvione
SALERNO, 28. — Non è facile immaginare una città che piange; vedere la gente sfilata sui marciapiedi con i fazzoletti agli occhi; scorgere soldati, vigili del fuoco, personalità, piangere come se tutti fossero partecipi di uno stesso lutto. Questa pietosissima scena è avvenuta stamattina qui a Salerno, dove tutto il popolo ha seguito stamane al cimitero 21 bare che contenevano le spoglie di altrettante vittime non identificate della tremenda e devastante alluvione abbattutasi sulla provincia il 25 e 26 ottobre. Le esequie sono state celebrate in duomo.
Sotto il severo quadriportico del XII secolo, all'esterno del tempio, erano allineate casse di legno grezzo, 16 bare di adulti e le altre non più lunghe di un metro, nelle quali erano stati ricomposti i resti di 5 piccoli ignoti. Dopo la funzione religiosa, alla quale assistevano i Sottosegretari Jervolino, Russo e Colombo con tutte le autorità, officiata dal Primate di Salerno Mons. Demetrio Moscati, le bare sono state deposte su quattro autocarri militari e fatte passare per le vie della città. Su ogni carro, in piedi, un frate ed un sacerdote che recitavano le preghiere. Ogni strada era piena di gente in lacrime e man mano si fermava il lavoro delle squadre addette alle operazioni di soccorso: si fermavano soldati, vigili del fuoco, sterratori.
Nel cimitero, dove le 21 bare sono state allineate accanto ad altre 72 casse di zinco, nessuno ha potuto resistere ad una nuova improvvisa sconvolgente commozione.
Attorno alle bare, quelle segnate con un nome ed un cognome/facevano corona ì parenti delle vittime, i superstiti che non potranno dimenticare. Quando l'Arcivescovo ha benedetto tutte le salme, un coro di pianti, di grida, di disperate invocazioni, si è levato improvviso e inaspettato da quella folla in gramaglie.
Una ragazza improvvisamente è stata presa da una crisi di disperazione che nessuno riusciva a calmare: era Annunziata Spisso, di 21 anni, che si dibatteva avvinghiata alla bara di sua sorella Anna, di 28 anni, morta col marito e con 2 bimbi che non si sono più trovati nel mare di fango.
Più in là un'altra donna gridava in dialetto la sua disperazione: «Chi debbo piangere — diceva — chi debbo chiamare?»: aveva perduto i cinque figli, il marito, la cognata, il fratello e due nipoti. Più in là era una donna inginocchiata su un gruppo di bare che portavano scritto: Anna Caputo, di anni 5, Antonio Caputo di anni 8, Carmine Caputo di anni 11, Angelo Caputo di anni 13. In quello stesso momento in tutte le chiese della Diocesi di Salerno si stavano celebrando funzioni religiose.
In quello stesso momento dalle due chiese di Maiori. quella del Carmine e quella di S. Francesco, partivano due cortei che si sarebbero incontrati nel cimitero del paese: anche Maiori seppelliva solennemente i suoi 22 morti. A Marina di Vietri invece i morti vengono messi sotto terra in silenzio ed alla spicciolata di mano in mano che li restituiscono le macerie o il bagnasciuga del mare ingombro di tronchi e di detriti. Per accelerare le ricerche su questi fondali, l'autorità ha inviato sul posto una squadra con reti da tratta. Ma è più facile pensare che le correnti marine abbiano spinto al largo i cadaveri. Anche stamane il corpo di uno sconosciuto è stato recuperato nel braccio di mare tra Marina di Vietri e Salerno.
Questa è la cronaca di questa funebre giornata nel Salernitano, mentre continua la pietosa ricerca dei dispersi.
Ha dato conforto la notizia della grande gara di solidarietà in corso in tutto il Paese e all'estero dove si raccolgono fondi ed aiuti. Qui il piano di soccorso è ormai quasi completamente attuato. Sono giunti rifornimenti alimentari, acqua, letti; ogni profugo ha già un ricovero sicuro in attesa di migliore sistemazione.
Trovato vivo un bimbo galleggiante nella culla
C'è stato come un simbolo oggi che ha portato una magnifica nota di speranza nel passato avvicendarsi di queste tragiche ore: è stato ritrovato vivo un bambino! Per chi conosce l'anima dei meridionali che sanno vedere nelle cose eccezionali qualcosa di protettivo, questo fatto ha veramente del miracoloso.
Il piccolo Mario Caputo, di 15 mesi, è stato trovato stasera vivo nella sua culla galleggiante in una pozza d'acqua sotto una volta, rimasta miracolosamente intatta, di un edificio di via Indipendenza investito dalla valanga. I vigili del fuoco, rimossi gli ultimi ostacoli dopo ore di lavoro, hanno avuto la sorpresa di scorgere il bimbo vivo, benché pallido e smorto là dove temevano di scoprire altri resti umani. Mario, che ha perso nella sciagura il padre Giovanni e la madre Giovanna Ciociara, è stato preso in casa da uno zio, Vincenzo Caputo, che ha subito deciso di adottarlo.
L'inconscia, muta attesa del bimbo, solo e privo di cibo nella sua prigione, è durata circa 60 ore. Inspiegabilmente egli è salvo. E' il primo salernitano dato per morto e trovato in vita.
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