L'ANALISI
CASTELVETRO PIACENTINO. LA MOSTRA
14 Settembre 2025 - 16:14
CASTELVETRO PIACENTINO - Antiche pellicole, locandine, proiettori, visori d’altri tempi e lastre fotografiche risalenti ai primi del ‘900: gli albori dell’industria cinematografica sono stati protagonisti nella sala Locatelli della biblioteca, dove l’alpino e collezionista Fausto Maccagnoni ha portato in scena un’altra bellissima mostra. I pezzi unici esposti fanno parte della sua enorme collezione, che comprende anche grammofoni, fonografi, radio e carillon di una volta, cavatappi, macchine per scrivere e calamai, lanterne magiche e tantissimo altro.
Oggetti dal grande valore storico, che custodisce in parte in casa e in parte in alcuni magazzini affittati. Stavolta ha concentrato la sua attenzione proprio sul mondo del grande schermo e a collaborare con lui nell’allestimento di ‘Cinema ritrovato - Proiettori e meraviglie della settimana arte’ è stato Luciano Narducci, storico e curatore del Museo del cinema di Polesine-Zibello.
«Il pezzo più antico è un proiettore di fine ‘800, ma il più originale penso sia un visore a colonna stereoscopio, con 48 lastre di Franco Tedesco - ha spiegato proprio Maccagnoni -: si tratta di fotografie scattate durante la Prima guerra mondiale». Basta appoggiare gli occhi ai piccoli oblò del visore per scoprire le immagini: dure e crude, ma autentiche. Spostando la rotellina a fianco è anche possibile dare alle lastre l’effetto tridimensionale e farle scorrere: oltre cent’anni fa, quando l’intelligenza artificiale non era neppure immaginabile, la Grande guerra è stata rappresentata nel modo più reale possibile. Non mancano le pellicole d’antan, come alcune edizioni Luce, fra cui quelle sulla Guerra in Libia. «C’è anche un film antitubercolare - continua Maccagnoni -, una sorta di spot informativo che veniva trasmesso all’epoca».
Il tuffo nel passato prosegue ammirando vecchie locandine cinematografiche ed altro materiale unico, conservato anche al Museo del cinema parmense. C’è ad esempio una maxi fotografia di Charlie Chaplin che, in The Gold Rush del 1925, mangia la sua scarpa in occasione del Giorno del Ringraziamento. «Era una scarpa di liquirizia - spiega Narducci -. Chaplin, che era un perfezionista, ha voluto girare la scena quindici volte prima di essere soddisfatto. Dovendo però mangiare per quindici volte bocconi della finta scarpa, si è poi sentito male. Da quel giorno non ha più voluto assaggiare la liquirizia».
Sono numerosi gli aneddoti come questi snocciolati nel corso dell’esposizione, che è stata inaugurata dal sindaco Silvia Granata e dall’assessore alla Cultura Pier Luigi Fontana: entrambi si sono complimentati per l’allestimento e hanno strappato a Maccagnoni la promessa di esporre presto altre delle sue inesauribili collezioni.
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