L'ANALISI
30 novembre 1969
30 Novembre 2018 - 07:00
Incidente diplomatico tra la Santa Sede e l'Italia? L'approvazione da parte del Parlamento italiano del disegno di legge che introduce il divorzio in Italia (ancora non operante in quanto manca l'approvazione del Senato) ha provocato una certa tensione nei rapporti tra il Governo italiano ed il Vaticano.
Al momento non è dato conoscere quale sia la relazione ufficiale della Santa Sede, ma sta di fatto che l'organo ufficioso, l'Osservatore Romano, accusa oggi di scorrettezza in campo internazionale un ramo del Parlamento. Infatti, in un corsivo dal titolo «Constatazione», il giornale vaticano, dopo aver rilevato il «ritmo febbrile, Insolito nel Parlamento italiano, imposto e mantenuto nell'esaminare ed approvare i singoli articoli della legge per giungere poi, prima del termine concordato, alla votazione d'insieme», accusa la maggioranza della Camera dei Deputati di essersi pronunciata «contro gli impegni derivanti all'Italia dall'art. 34 del concordato», avendo approvato un articolo della legge sul divorzio, e precisamente il secondo, che prevede la cessazione degli effetti civili del matrimonio religioso, quando il giudice procede allo scioglimento del vincolo matrimoniale in base alle norme della nuova logge. Secondo il quotidiano d'Oltre Tevere, il Parlamento lo ha fatto deliberatamente «respingendo l'emendamento proposto per evitare questo vulnus unilateralmente inferto ad accordi bilaterali recepiti per di più dalla Costituzione repubblicana (art. 7)».
La nota prosegue quindi accusando anche i due partiti socialisti e quello repubblicano per aver disdetto l'impegno assunto il 5 ottobre 1967, data in cui la Camera dei Deputati «si era pronunciata a maggioranza» per la revisione del concordato, e allora concorrevano a formare il governo: DC, PRI, PSI. Il giornale ricorda che il documento allora approvato affermava «l'opportunità di una revisione di talune clausole del concordato tra la Santa Sede e l'Italia in rapporto alla evoluzione dei tempi e allo sviluppo della vita democratica, e avendo presente che a tal fine è consona alla natura dell'accordo la procedura della intesa bilaterale prevista anche dalla Costituzione». II governo, perciò, era invitato «a prospettare all'altra parte contraente tale opportunità, in vista di raggiungere una valutazione comune in ordine alla revisione bilaterale di alcune norme concordatarie».
Dopo aver rilevato che la violazione unilaterale non sarà compiuta se non quando la legge, approvata senza variazioni dal Senato, verrà promulgata, l'Osservatore Romano così conclude: «moralmente e giuridicamente, però, un ramo del Parlamento si è già pronunciato per un metodo che solleva questioni di correttezza internazionale».
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