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Tra occhi aperti e ronde del piacere

Il nodo sicurezza in provincia è un problema ma non un’emergenza. Fondamentale il contributo attivo della popolazione nella prevenzione

Paolo Gualandris

Email:

pgualandris@laprovinciacr.it

06 Aprile 2025 - 05:25

Tra occhi aperti e ronde del piacere

Pur raccontando senza autocensure gli episodi criminosi che si sono susseguiti negli ultimi mesi in città e sull’intero territorio provinciale, un concetto-guida è stato sempre ben presente nel nostro lavoro quotidiano: il nodo sicurezza in provincia di Cremona è certamente un problema, ma altrettanto sicuramente non è un’emergenza. Che siano ben lontani gli scenari da Bronx, evocati da qualcuno non del tutto disinteressato alla polemica politica, è evidenziato anche dai numeri.

Nell’analisi di Polis Lombardia, basata sui dati Istat relativa alla frequenza dei reati, il nostro territorio si colloca nella parte bassa della classifica, pur evidenziando un aumento: 2.844 ogni 100mila abitanti nel 2022 e 3.030 l’anno successivo. La media regionale è stata di 4.422 e 4.570. Tanto per dare un’idea, a Milano, maglia nera, si sale rispettivamente a 6.987 e 7.115. Sondrio, la più virtuosa, ha registrato negli stessi anni una frequenza di reati di 2.258 e 2.364.

Premesso questo, è indubbio che lo scorso anno e i primi mesi del 2025 hanno fatto registrare anche nel capoluogo e in provincia un ulteriore salto di qualità del numero dei reati. In particolare quelli odiosi come i furti nelle case e atti di violenza nelle strade. Un clima sociale comune in tutta Italia, in cui il tasso di violenza è in aumento e con la moda, diffusa soprattutto tra giovani e giovanissimi, di non uscire di casa senza un coltello in tasca. Un’arma pronta all’uso anche in caso di una banale discussione. Per contro, abbiamo però assistito anche a un impegno senza precedenti da parte delle forze dell’ordine coordinate dalla prefettura, capaci di individuare e bloccare quasi tutti i responsabili di azioni criminose. In più occasioni grazie anche alla tempestiva segnalazione da parte di cittadini che hanno scelto di non girarsi dall’altra parte.

Una collaborazione quella tra cittadini e forze dell’ordine che spesso trova pratica attuazione anche in gruppi di controllo di vicinato, iniziative rivelatesi efficaci in più di un’occasione. Organizzati o no, i cittadini possono essere sentinelle del territorio. In città, così come nei paesi, l’efficacia di questo atteggiamento, che potremmo definire di sicurezza partecipata, è garantita. Un esempio. Nel rappresentare il bilancio del 2024 dell’attività della polizia locale di Castelverde, sindaco e comandante hanno sottolineato che «sono state prese in carico 214 segnalazioni di residenti concluse con successivi controlli dall’esito positivo». Duecentoquattordici alert in una comunità di poco meno 5.700 abitanti. Facile immaginare che a livello provinciale siano molte migliaia. La reazione pressoché immediata che ottengono ha un effetto tranquillizzante per l’intera comunità.

L’esatto contrario di ronde minacciate dai giustizieri fai da te, spesso con il cuore e le magliette colorate di nero, con lo sbandierato obiettivo di contrastare reati quali furti e spaccio di stupefacenti. Pullulano minacciosi sui social anche cremonesi, che con post sempre più violenti e minacciosi vogliono sostituirsi alle forze dell’ordine. Una tentazione che periodicamente si fa avanti pure dalle nostre parti, con il risultato di generare un clima esattamente contrario a quello che affermano di voler ottenere: macché maggior senso di sicurezza, nella comunità si fa largo dopo queste sortite un clima di paura e di insicurezza crescenti. Quella è gente che non va per il sottile, in cerca di vendette contro chi non la pensa come loro, pronta a sfruttare ogni occasione per menare le mani. Peraltro, è bene sottolinearlo, si tratta di iniziative del tutto illegali oltre che pericolose sia per chi le pone in essere sia per il comune cittadino. Oltre tutto, queste attività possono anche ostacolare e, in taluni casi, vanificare, il lavoro delle forze di polizia, interferendo con le operazioni cui le stesse sono istituzionalmente preposte.

Infine, come spiega il ministero degli Interni, «non sono inoltre da sottovalutare i potenziali danni fisici e materiali, nonché i profili penali e civili cui i partecipanti, totalmente privi di adeguata formazione professionale, possono incorrere per gli incidenti, subiti o causati, anche a terzi estranei, che, in quanto conseguenza di condotta illecita, non sono coperti da assicurazione».

Ben altra cosa è il controllo di vicinato, il cui scopo è promuovere la sicurezza urbana attraverso la solidarietà tra i cittadini al fine di ridurre il verificarsi di reati contro la proprietà e le persone. A tutti gli abitanti dell’area interessata è unicamente richiesto di alzare il livello di attenzione attraverso pochi, semplici passaggi. Tra questi, il primo è far sapere attraverso cartelli esposti sulle strade che gli abitanti della zona sono attenti e consapevoli di ciò che accade intorno a loro. Sono un ‘dissuasore’ sociale: i malintenzionati saranno certamente disincentivati ad agire in zona, dirottando altrove le loro losche mire. Se i vicini lavorano insieme per ridurre l’appetibilità degli obiettivi, i furti e tanti altri reati occasionali potranno essere limitati. A nessuno vengono chiesti eroismi o chissà quali gesti straordinari. Tutti sono invece sollecitati a prestare maggiore attenzione a chi passa per le strade nonché alle situazioni anomale che possono saltare all’occhio o generare apprensione e allarme. In presenza di situazioni che richiedano l’immediato intervento delle forze di polizia (quali ad esempio furti, rapine e aggressioni in atto), i componenti del gruppo dovranno chiamare direttamente i numeri dell’emergenza 112, 113, oppure 115 o 118 a seconda della tipologia del fatto, comprendendo anche, per esempio, incendi o emergenze sanitarie. Una risposta civile e collettiva a un problema che non può essere superato con la militarizzazione del territorio. Invocata da molti, può certamente costituire nel breve periodo un deterrente, che però non tranquillizza affatto la cittadinanza, anzi può addirittura inquietarla ulteriormente.

Nel ristabilire il circolo virtuoso per la tranquillità sociale, è necessario accennare, seppur brevemente, al ruolo degli enti locali. Il recupero del degrado urbano è tappa fondamentale di una buona politica della sicurezza. Una strada poco illuminata o una zona non servita da mezzi pubblici sono, per citare alcuni esempi molto semplici ma concreti, realtà su cui devono intervenire il Comune o la Provincia quando non la Regione. Anche questa è sicurezza partecipata, la sua totale realizzazione rappresenta il traguardo finale nella lotta alla criminalità e al degrado sociale. Con buona pace degli scalmanati fan delle ronde. L’unica ronda che vogliamo è... quella del piacere che gira a mezzanotte, quella de ‘Il tango delle capinere’, famosissima e sempreverde canzone scritta nel 1928 e portata al successo tra gli altri da Fred Buscaglione, Gigliola Cinquetti e Milva.

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