L'ANALISI
28 Novembre 2024 - 05:30
CREMONA - Resiste, la zootecnia. E scelto un hashtag che non a caso vuole essere simbolo e manifesto di resilienza, si mette comunque in mostra, garantendo l’eccellenza in vetrina e rispettando le norme di tutela collegate all’allerta Blue Tongue. Ma sulle restrizioni disposte, non mancano perplessità e critiche. Lo dimostra la presa di posizione inviata alla redazione di Ruminantia da una allevatrice, che preferisce rimanere anonima «per motivi che capirete leggendo la mia lettera», ma che non resiste «alla necessità di gridare con forza basta!».
La premessa: «Io sarò come sempre a Cremona: ci andavo fin da piccola con mio papà e nessuno la deve toccare, perché fa parte della nostra storia e del nostro patrimonio. Scrivo così perché per la seconda volta in pochi anni qualcuno la sta ostacolando in tutti i modi — punta il dito senza specificare il bersaglio ma lasciandolo intendere chiaramente, l’allevatrice — senza capire che sta facendo del male all’intero settore e a tutti gli allevatori. A loro dico ribellatevi, gridate basta insieme a me. E troviamoci a Cremona insieme per dimostrare che Cremona non si tocca».
Entra nel merito, l’allevatrice: «Mi spiego meglio. Decine e decine di allevatori hanno preparato per mesi le loro vacche, le migliori d’Italia e tra le migliori al mondo, e per la Blue Tongue, una malattia ormai endemica, devono rinunciare ad andare in fiera con i loro fantastici e amati esemplari. Per motivi sanitari sarebbe giusto, ma permettetemi: qualcosa non mi torna». Per chiarire cosa, fa un passo indietro.
«Ho diversi amici allevatori che hanno fatto parte del Dairy Show di Cremona negli ultimi anni, che si è rinnovato e ristrutturato dopo il Covid, da quando la fiera ha preso in mano la mostra insieme a un gruppo di allevatori. In tre anni è diventato l’appuntamento europeo che si confronta con i grandi mondiali. È diventato spettacolare, di livello qualitativo sempre più alto, visitato da allevatori da tutto il mondo».
E torna all’attualità: «Oggi accade che alcuni amici non potranno portare le vacche in fiera per le restrizioni sanitarie dovute alla Blue Tongue. Le vacche ci saranno comunque, ma non tutte».
E allora, ecco l’interrogativo.
«Ma davvero vogliono farci credere che non poteva essere applicata la normativa europea che avrebbe consentito l’accesso ai capi nazionali e internazionali? Ma davvero, con l’emergenza in calo, l’abbassamento delle temperature e la responsabilità sempre garantita dagli allevatori, non si può svolgere la mostra in ragionevole sicurezza?».
Cerca risposte l’allevatrice: «Chi è più esperto di me, scientificamente, mi illumini».
Ma adombra dubbi su dove doverle cercare: «Oppure non serve una spiegazione scientifica e si spiega tutto nel fatto che Cremona oggi genera invidia e paura ai poteri forti? Conoscendo allevatori che hanno partecipato gli anni scorsi, penso di poter escludere l’adozione di protocolli inadeguati dai cremonesi, dal momento che hanno organizzato praticamente un confronto europeo. Allora, se fin qui non ho sbagliato, mi si sta formando una certezza».
Eccola: «Qualcuno prende la scusa sanitaria per ostacolare un evento di grande successo, amato dagli allevatori e che rappresenta la zootecnia italiana nel mondo, ma che non merita di rappresentarci nel mondo perché non è suo. Ho la ragionevole certezza che Cremona dia fastidio a qualcuno».
E se davvero è così, l’allevatrice non ha esitazioni a chiamare alla mobilitazione: «Allevatori ribellatevi — il suo appello forte e chiaro —. Io credo in Cremona e mi ribello per questa ingiustizia, abbiate l’orgoglio di ribellarvi anche voi. Io sarò a Cremona per orgoglio, perché non manco mai, perché vedrò comunque una selezione di capi, perché seguirò convegni, perché incontrerò amici, ma soprattutto perché da oggi non mi faccio più comandare. Io sto con Cremona».
Firmato: ‘una allevatrice’.
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