L'ANALISI
29 Novembre 2024 - 11:08
CREMONA - ‘Il momento è adesso’. Non ha bisogno di spiegazioni, il titolo scelto per il Progetto Revolution, la ‘chiamata alle armi’ (e alle iscrizioni) rilanciata da Fris.Ital.I., l’Associazione Nazionale Allevatori Frisona Italiana Indipendente presieduta da Elisabetta Quaini, che ieri ha ‘schierato’ in Fiera sei giovani imprenditori associati per raccontare le loro storie, i progetti che li guidano nel lavoro e le ragioni che li hanno portati ad aderire all’associazione. Custodi del futuro di aziende agricole molto importanti, Federico Bellomi, Paolo Faverzani, Raffaele Di Ciommo, Giulio Federici, Enrico Bettoni e Maria Sole Oppici hanno dato parole e buone ragioni alla loro scelta, intervistati dal giornalista de La Provincia di Cremona e Crema Riccardo Maruti.
Maria Sole Oppici (Parma, azienda Ozzola), ha deciso di ‘buttarsi’ nell’avventura- Fris.Ital.I. «per il cambiamento; per poter portare qualcosa di mio e uscire da un sistema ormai troppo ‘schematico’. Sentivo il bisogno di vedere ascoltato e accolto il mio contributo in termini di idee ‘giovani’ e di innovazioni».
«Abbiamo ‘sposato’ il progetto di Fris.Ital.I. — ha spiegato Federico Belloni della bresciana Ernest Holstein di Verolavecchia — dopo dieci anni nei quali non eravamo più iscritti ad associazioni; e lo abbiamo fatto attirati in particolare dai ‘pacchetti’ di servizi che offre agli allevatori, senza imposizioni di sorta».
Dal Bresciano al Casalasco con Giulio Federici (Pieve Ecoenergia di Cingia de’ Botti): «Perché Fris.Ital.I.? Perché fare latte oggi è cosa ben diversa rispetto a vent’anni fa, e quindi abbiamo bisogno di un modo nuovo di interpretare le nostre aziende ed i nostri allevamenti, portatori di esigenze che sono profondamente cambiate nel corso del tempo, ed hanno perciò bisogno di risposte adeguate ed in sintonia con quegli stessi cambiamenti».
Vicepresidente di Fris.Ital.I, Raffaele Di Ciommo si occupa dell’azienda di famiglia, la Posticchia Sabelli di Lavello, in provincia di Potenza: «La motivazione principale che sta alla base della nostra adesione e del nostro impegno — ha precisato — è stata quella di voler tornare ad essere protagonisti nella selezione delle bovine da latte, ed in particolare della Frisona. Così abbiamo tra l’altro cambiato e reso più significativo il nostro ruolo: non più semplici utilizzatori della genetica, ma attivi promotori del suo miglioramento».
Si ‘risale’ dalla Basilicata e si torna in provincia di Cremona con Paolo Faverzani, presidente dell’Anga provinciale e vicepresidente dei Gruppo Giovani di Confagricoltura Lombardia, titolare a Stagno Lombardo delle due aziende di famiglia. «Come la presidente Quaini certamente ricorda, io ho creduto sin dall’inizio all’operazione - Fris.Ital.I., tenacemente voluta perché avevamo bisogno di cambiamento. Noi allevatori (penso che anche su questo siamo tutti d’accordo) vedevamo infatti un po’ troppa staticità nel sistema di assegnazione degli animali. C’era necessità di una svolta, di portare — come prima di me ha ben detto Giulio Federici — gli allevamenti nel presente. Quindi ho ritenuto giusto aderire subito al progetto di Fris.Ital.I., proprio con l’obiettivo di portare nuova linfa alla selezione italiana, che un tempo era tra le prima al mondo, ma negli ultimi anni ha perso un po’ di terreno».
Sempre della provincia di Cremona è Enrico Bettoni (Azienda agricola Fiamena di Scandolara Ripa d’Oglio): «Quando è partito, il progetto Fris.Ital.I. sembrava più che altro una scommessa — ha ricordato —. Però a noi è piaciuto; costituiva un elemento di novità al quale abbiamo sempre guardato in modo positivo. Voglio quindi ringraziare Elisabetta Quaini e tutti coloro che insieme a lei hanno svolto fino ad ora un lavoro davvero incredibile, perchè tutto potesse concretizzarsi fino all’importante evento di oggi. Anch’io volevo innovazione e un’associazione più moderna. Quindi sono passato a Fris.Ital.I.».
Una scelta che i dirigenti dell’Associazione sperano venga seguita da molti in tempi brevi. Perchè per fare di più occorre una base sociale più ampia. E perché ‘il momento è adesso’.
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