L'ANALISI
24 Settembre 2022 - 19:39
CREMONA - Rush finale per il Piano strategico nazionale, che dovrà essere approvato da Bruxelles tra ottobre e novembre, in vista del debutto della nuova Pac il 1° gennaio 2023. Dopo le osservazioni ricevute dalla Commissione Ue a fine marzo in ordine al documento originario del dicembre 2021, martedì scorso il Ministero ha reso nota la sua «contro proposta»; mercoledì 28 il testo verrà nuovamente discusso dal tavolo di partenariato, per essere inviato in Europa il 30 e attendere poi il «verdetto» comunitario.
La nuova bozza del piano può considerarsi sostanzialmente definitiva, e contiene una novità di grande rilievo per il settore maidicolo. L’accesso ai pagamenti diretti regolato dall'eco-schema 4, che riguarda i sistemi foraggeri estensivi con avvicendamento, non comporta più nel caso delle colture da rinnovo il divieto di utilizzo di diserbanti chimici e di altri prodotti fitosanitari; si potranno applicare pratiche di difesa integrata. Viene così rimosso in parte un ostacolo oggetto di forti preoccupazioni e di un lungo pressing da parte degli imprenditori del settore e delle loro rappresentanze a tutti i livelli, come spiega Cesare Soldi, presidente dell'Associazione Maiscoltori Italiani e consigliere della Libera Agricoltori.
«All’indomani della presentazione del Piano Strategico Nazionale, il settore cerealicolo si era subito mobilitato a supporto dei seminativi e in particolare del mais, tra le colture più penalizzate dalla nuova Pac», ricorda Soldi. «Tre le proposte avanzate nell’ambito del processo di revisione del Piano: l’introduzione di un sostegno accoppiato al mais, la possibilità di maggior flessibilità per quanto riguarda l’obbligo della rotazione sui terreni a seminativi e la modifica dell’eco-schema 4. La nuova Pac include infatti, tra i vari pagamenti diretti, anche gli schemi volontari per il clima e l’ambiente, che generano un pagamento annuale per ettaro aggiuntivo a quello di base, destinato a quanti si impegnano ad osservare pratiche agricole benefiche per il clima e l’ambiente».
Il Piano prevede cinque eco-schemi, e sul numero 4 era subito partita la mobilitazione. Ami, Aires, Assalzoo, Associazione granaria Milano, Assosementi, Cap Ancona, Compag, Origin Italia, Unicarve, il Tavolo tecnico del mais e Confagricoltura ne avevano espressamente chiesto la riformulazione; individuando soluzioni che potessero favorire un più contenuto e razionale utilizzo dei mezzi tecnici per la difesa delle colture, senza compromettere la capacità produttiva delle imprese.
«L’enunciazione migliorata della nuova stesura – prosegue il presidente dell'Ami - ha accolto buona parte delle nostre osservazioni, aprendo cosi anche al mais. L’eco-schema può trovare in questo modo una più facile applicazione, consentendo prima di tutto - attraverso la sua diffusione - di raggiungere gli ambiziosi target agro-ambientali della Pac. Ogni agricoltore dovrà poi attentamente valutare la convenienza del pagamento a fronte degli impegni previsti: è stabilito un pagamento annuale a compensazione dei costi supplementari e del mancato guadagno dovuto agli impegni assunti, che nella nuova formulazione può essere ad oggi realisticamente stimato tra i 40 e i 100 euro/ha. Un passo in avanti per la coltura del mais».
«Non solo. L’apertura al mais nell’eco-schema ha un altro notevole risvolto positivo», conclude Soldi. «Il riconoscimento dell’importante ruolo ambientale del mais, in particolare per quanto riguarda l’elevata capacità di sequestro di gas a effetto serra e di anidride carbonica. Resta il fatto che nella prossima Pac il mais vedrà purtroppo una preoccupante diminuzione dei pagamenti diretti. Il piano di rilancio della coltura resta in salita. Per questo il tavolo del 28 rappresenta un’importante occasione di confronto e di rilancio, quantomeno nella definizione delle prossime politiche agricole».
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