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VERSO LE ELEZIONI. FORUM IN REDAZIONE

L'appello ai politici: «Basta parole, servono risposte concrete»

Le richieste dei presidenti regionali di Confagricoltura, Confindustria e Cna al futuro Governo: «Il momento è drammatico». Accento posto sull’emergenza energetica e su una politica che guardi ai territori

Nicola Arrigoni

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narrigoni@laprovinciacr.it

23 Settembre 2022 - 05:30

L'appello ai politici: «Basta parole, è l'ora dei fatti»

Francesco Buzzella, Giovanni Bozzini, Riccardo Crotti

CREMONA - Una soluzione immediata all’emergenza energetica e, più a lungo termine, la richiesta di una politica che guardi ai territori e dia risposte concrete al mondo dell’agricoltura, delle imprese e dell’artigianato.

Alla vigilia delle elezioni politiche il presidente regionale di Confagricoltura Lombardia e della Libera Associazione Agricoltori Cremonesi, Riccardo Crotti, il presidente regionale di Confindustria, Francesco Buzzella e il presidente regionale di Cna, Giovanni Bozzini hanno spiegato il sentiment del mondo economico cremonese e lombardo rispetto al dopo voto e al futuro del Paese. A dialogare con i tre rappresentanti delle categorie economiche — nel forum organizzato in redazione — è stato il direttore de La Provincia, Marco Bencivenga, affrontando tutti i temi caldi del momento.

EMERGENZA ENERGETICA


Come vivono il momento attuale le vostre categorie?

Riccardo Crotti: «Il momento è drammatico. Noi ci aspettavamo già alcuni provvedimenti a tutela del comparto, ma non sono arrivati. C’è assoluto bisogno di misure che possano venire incontro alle aziende in grande difficoltà. Il problema dei rincaro energetico riguarda tutti, ogni comparto. Ma se c’è un’agricoltura forte, c’è anche un Paese forte, ne sono da sempre convinto. Il momento è difficile, le bollette sono triplicate, in molti casi mancano le materie prime per i nostri allevamenti. Gli imprenditori resistono, sono legati alle loro aziende, ma non so fino a quando riusciranno a far fronte alle difficoltà. C’è il timore di non riuscire a onorare le bollette, senza tacere dei danni causati dagli extraprofitti. Non è il momento in cui le banche possano erogare fondi e il Pnrr non può intervenire nel merito».

Francesco Buzzella: «Mi unisco a quanto dice il presidente Crotti, la situazione è veramente drammatica. Se dovessimo pensare di tamponare i costi energetici con relativi incrementi parliamo di un costo energetico di circa 150 miliardi di euro, questo è l’ordine di grandezza. Il decreto del 16 settembre ha fissato un credito di imposta del 40% per le energivore, da approvare, però si parla di tanti miliardi al mese. Fino a quando uno Stato può sopportare tutto ciò? soprattutto uno Stato che è molto indebitato come il nostro, riuscirà a fornire aiuti? In Europa chi soffre maggiormente della crisi energetica, oltre all’Italia, è la Germania. Ma noi siamo i più deboli perché abbiamo finanze pubbliche che non ci consentono i margini di manovra che possono avere i tedeschi. La visione del futuro spero non sia quella della sovrintendenza di Piombino che ha chiesto il colore della nave per lo stoccaggio del gas per capire se era in nuance col paesaggio. Spero che l’interesse economico di Russia ed Europa — i russi hanno bisogno di venderci il gas — possa offrire una soluzione, se non un possibile accordo. Le case dei russi sono scaldate a un prezzo politico, perché i profitti arrivano dall’estero. Questa potrebbe essere una carta a nostro favore».

Giovanni Bozzini: «L’orizzonte è veramente drammatico e investe tutto il settore produttivo italiano, nelle sue diverse declinazioni. Il problema è che non si intravedono soluzioni. L’Europa non è compatta nelle decisioni da prendere, non si trova l’accordo neppure sul tetto del prezzo del gas. La parola d’ordine è: razionalizzazione, ma il rischio è mettere in ginocchio il Paese. E se domani Putin decidesse di chiudere l’erogazione del gas, ci ritroveremmo a pagare anni di non scelte. Non ci sarà il fabbisogno energetico per sostenere le aziende e non solo le famiglie. Chi sta proponendo il nucleare, non avrà la fortuna di vederlo. La realizzazione di impianti fotovoltaici cozza contro una burocrazia assurda. La prospettiva è, per tutti, di non avere soluzioni immediate. Se con il Covid sapevamo che il vaccino poteva essere la soluzione e per ottenerlo era solo questione di tempo, qui non è così. Malgrado la pandemia, le aziende alla fine sono riuscite a rialzare la testa, oggi siamo di fronte ad un problema che non trova una soluzione, perché nessuna forza politica ha il jolly in mano per vincere questa partita».

NUOVE FONTI ENERGETICHE


Trivellando l’Adriatico forse potremmo essere al caldo anche noi. Paghiamo scelte sbagliate?

Buzzella: «Sono state scelte scellerate. Bisogna tornare indietro da quelle scelte. Comunque nel medio e lungo termine dovremo avere un terzo del gas che ci serve da nostre fonti. Ora bisogna andare a misurare qual è l’effettivo patrimonio di giacimenti nell’Adriatico. Ma siamo arrivati a considerare le analisi strumentali, i carotaggi, come trivellazioni, bloccando tutto. Ed è veramente assurdo. Tutto ciò allontana ogni tipo di investimento, soprattutto dall’estero. Ci vuole una volontà politica per fare le cose. Senza un accordo con la Russia e senza andare a cercare fonti autoctone di energia, noi non ripartiamo più. In America abbiamo, come Coim, una bolletta che paga un decimo del costo al metro cubo pagato in Italia».

Bozzini: «In tutto ciò la Russia ha un ruolo determinante, ma attenzione, non è solo questo. I prezzi dell’energia sono saliti alle stelle, ancora prima che la Russia cominciasse a minacciare di chiudere il rubinetto del gas. Anche qui bisogna cercare di capire le responsabilità di questi meccanismi speculativi. Il rincaro energetico è destinato a ricadere non solo sulle imprese, ma su tutto il Paese. Basti pensare al rincaro delle rette nelle Rsa, un effetto di quanto stiamo vivendo. È un circolo vizioso che mette in ginocchio tutti. Dopo il voto la prova sarà la legge di bilancio».

Crotti: «Non da ultimo, ricordiamo che in questo modo stiamo mettendo le nostre aziende fuori dalla competizione, fuori dal mercato. I costi a cui dobbiamo far fronte ci fanno perdere posizioni sui mercati internazionali. Noi siamo il Paese dei no, dalle trivelle al non dragare i fiumi; siamo il Paese della burocrazia che soffoca. A proposito di nuove fonti energetiche: l’energia agrisolare può essere utilizzata solo per consumo proprio e non messa in rete. Una limitazione che non ha senso».

RIPRESA STRONCATA


Bozzini: «Nel primo semestre dell’anno stavamo assistendo ad una ripresa, il Pil regionale era a livelli interessanti. C’era euforia, il 110% ha dato una spinta al comparto dell’edilizia e al mondo imprenditoriale. Poi si è deciso di interrompere tutto, quindi la decretazione caotica del Paese ha bloccato la cessione dei crediti. In ultimo è arrivata la crisi, la caduta del Governo. Che necessità c’era di far cadere Draghi?»

Crotti: «Non da ultimo la speculazione ha portato a prezzi assurdi. Il mais, già raccolto, era a 17 - 18 euro, già stoccato in magazzino. Nel giro di sei, sette mesi siamo saliti a 44 euro. Non è che il grano non ci fosse, tutto ciò è solo pura, purissima speculazione. Questa è l’assurdità».

ELEZIONI


La campagna elettorale è connessa al Paese o no?

Bozzini: «Negli ultimi quindici anni non abbiamo scelto un Governo, non siamo riusciti a eleggere il P residente della Repubblica, richiamando Mattarella, per non dire della legge elettorale. Il nostro problema, dopo il voto, sarà la stabilità. Avremo un Governo di compromesso e non un Governo che ci dia continuità. Noi abbiamo bisogno di ragionare e fare le cose con i conti alla mano. Smettiamola con gli slogan, bisogna lavorare sul serio. La politica non deve sollevare i problemi, deve dare le soluzioni. Come associazione, interloquendo con la Regione Lombardia e la politica locale riusciamo a trovare riscontri e a dialogare. Tutto diventa più difficile quando dobbiamo misurarci direttamente con lo Stato. C’è bisogno di una politica che sappia agire con i territori e il loro tessuto produttivo».

Buzzella: «La campagna elettorale è parsa sconnessa rispetto ai problemi reali del Paese. Pensioni, quota 41, pensione minima di mille euro... Promesse elettorali, azioni finalizzate soltanto a trovare consenso, senza una linea chiara e una visione del Paese. Abbiamo assistito alla ricerca del consenso spicciolo del voto fra tre giorni».

Crotti: «Slogan, solo per portare a casa qualche voto. Ma si tratta di promesse che ovviamente non possono essere mantenute. Ciò che si chiede sono azioni concrete, si domanda una connessione reale con le esigenze del Paese».

PACE FISCALE


In campagna elettorale si è parlato di Pace fiscale. Qual è il vostro punto di vista?

Buzzella: «Qualcosa ha fatto anche Draghi, laddove c’erano gli estremi di crediti che lo Stato non sarebbe mai riuscito a portare a casa. Detto questo, non credo sia il tempo di condoni, le tasse vanno pagate. Se la pace fiscale riguarda casi di un passato quasi irricostruibile si può pensare a una transazione, come fatto all’inizio del governo Draghi. Riaprire un’epoca di condoni nel momento in cui c’è bisogno di gettito non è frequentabile. Altra cosa è il costo del lavoro. Il cuneo fiscale pesa non poco. Fra i Paesi Ocse noi siamo fra quelli che hanno una tassazione sul lavoro più pesante».

Bozzini: «È un argomento delicato, caso per caso non si può fare. È come un’azienda che mantiene in bilancio i crediti ormai inesigibili, li tiene nel caso di una crisi di bilancio, anche se sa bene che non potrà riscuoterli. È stata una strategia per presentare conti in Europa. Ma a questo punto non possiamo più bluffare con l’Europa. Le tasse sono da pagare, discuterei di più sul tipo di tasse e quante tasse ho da versare. Basti pensare al peso del costo del lavoro. Sul cuneo fiscale non abbiamo mai avuto risposte. Ma, dopotutto, noi siamo il Paese delle baby pensioni».

Crotti: «Basti pensare alle quote latte, un aspetto che gestiamo almeno da trent’anni. Le tasse vanno pagate, non ci sono dubbi, ma ci vogliono controlli e la certezza che chi deve pagare lo faccia».


IL RUOLO DELL'EUROPA


Le vostre associazioni e le imprese che rappresentate sono sicuramente europeiste, hanno come orizzonte l’export. Cosa va cambiato nella gestione della Ue?

Buzzella: «L’ha detto Draghi: bisogna cambiare la Governance, se non si cambia, non si va da nessuna parte. Il voto all’unanimità dei 27 Paesi membri è impensabile. L’Europa è come un condominio, il presidente della Commissione Europea è come un amministratore di condominio, poi è il Consiglio dei 27 a prendere le decisioni vere, più che il presidente della Commissione. E le esigenze sono differenti fra i diversi Paesi».

Crotti: «La democrazia vive di maggioranze e non necessariamente di unanimità al 100 per cento. Crediamo che questo sia un aspetto di cui tener conto. Faccio solo un esempio: una volta la Pac era l’80% del bilancio della Comunità Europea, oggi è il 30%. Noi abbiamo bisogno di utilizzare i nostri terreni al massimo, ma questo non è possibile, così non riusciremo mai ad essere indipendenti. E quanto questo sia importante lo vediamo in questo periodo, pensiamo al gas, ma anche al grano ucraino».

Bozzini: «Il problema è che anche chi vota — all’unanimità o meno — non sembra a volte aver presente le ricadute che certe volte le decisioni hanno sulle singole realtà. Faccio un esempio. La decisione sull’elettrificazione delle macchine porterà una ricaduta sulla manodopera che non ci immaginiamo neppure. Non abbiamo la rete in grado di supportare l’erogazione di energia di cui ci sarà bisogno».


PNRR

In che misura il Pnrr è un’opportunità? Qual è il vostro punto di vista sulla possibilità di modificarlo?

Crotti: «È impossibile toccare il Pnrr per l’articolo 21. C’è bisogno dell’accordo di tutti i Paesi membri».

Bozzini: «Sono già saltate tutte le gare d’appalto: sono mancate le materie prime e sono esplosi i costi. Tutto ciò sta mettendo a dura prova il Pnrr e la possibilità che l’Italia rispetti i termini. Le grandi opere? Non dimentichiamo l’autostrada Salerno-Reggio Calabria. Non è che siamo cambiati col Pnrr».

Buzzella: «Ridiscutere il Pnrr credo sia difficile. Ma al di là di questo, il problema in Italia non è solo la realizzazione delle grandi opere che vengono finanziate dall’Europa. Ciò che spesso manca all’Italia è la realizzazione del contesto logistico e strutturale che deve accompagnare ogni grande opera».

LAVORO


Il reddito di cittadinanza quali danni ha fatto sulle vostre aziende?

Buzzella: «Il reddito di cittadinanza è stato un danno culturale per i ragazzi, quanto ai navigator, lasciamo stare. Si è fatto un danno alla cultura imprenditoriale del Paese. Per questo mi aspetto dal nuovo Governo meno ideologie e più pragmatismo».

Crotti: «Il problema è la sempre più accentuata mancanza di manodopera. Senza contare di quanti percepiscono il reddito di cittadinanza e lavorano in nero. E per questo mi aspetto dal Governo un piano strategico per l’Agricoltura che manca dal piano Marcora, un piano che valorizzi l’intero comparto in tutti i suoi aspetti».

Bozzini: «La cultura del lavoro deve partire dalle scuole, con percorsi formativi in stretta connessione con le realtà produttive. Per questo chiediamo una classe dirigente che sappia governare il Paese».

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