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Primo Natale da sindaco, Bergamaschi: «Io, sotto tono per scelta, sano le ferite del passato»

Il primo cittadino cremasco: «Pronto a fare a sportellate per raggiungere gli obiettivi, ma il confronto muscolare non serve a nessuno»

Paolo Gualandris

Email:

pgualandris@laprovinciacr.it

23 Dicembre 2022 - 22:04

CREMA - «Il mio Natale da sindaco? In famiglia. E, come da tradizione decennale, trascorrerò il 26 dicembre con la compagnia di amici. Sarà un periodo di riposo domestico e di lavoro». Fabio Bergamaschi incontra con la sua Giunta la stampa cittadina per gli auguri di fine anno. Tra una fetta di panettone e una dell’ottimo tiramisù preparato da Alessia Bressani dell'ufficio stampa del sindaco, parla di sé (poco: quello all’inizio è stato il solo accenno al privato), e molto di «territorio ricomposto», di «politica diventata confronto e non scontro», dello «spirito di collaborazione che ho trovato nella macchina comunale», della «ottima integrazione nella sua squadra tra neofiti dell’amministrazione e gli assessori più navigati». Quattro mesi sono pochi per tentare un bilancio ma di carne al fuoco ne è stata messa.

Il primo Natale da sindaco: come lo vive Fabio Bergamaschi?
«Con una serenità superiore rispetto a quella che poteva essere avendo consapevolezza delle difficoltà che avremmo potuto incontrare. Il bilancio già approvato ci mette in condizione di guardare avanti e c’è una serenità che deriva da un clima di ricomposizione di alcune fratture in città e nel territorio».

I nostalgici del recente passato affermano che lei è troppo sotto traccia, che presenta carenza di personalità.
«È stata una mia precisa scelta quella di interpretare l’avvio di mandato con la dose di umiltà che serve anche per sedere sulla poltrona di primo cittadino. Il compito di sindaco si può declinare in maniera differente. Ho scelto di farlo con grande determinazione sugli obiettivi, con la disponibilità anche di fare a sportellate se serve a raggiungerli, ma di abbandonare un atteggiamento muscolare che non porta a niente di buono».

C’è una medaglia che si mette?
«Nessuna medaglia, ma mettiamola così: credo che ci sia del merito in un clima disteso, in progettualità di ampio respiro in visioni di città e di territorio che si stanno affermando e che danno l’impronta un po’ a tutti gli ambiti dell’attività amministrativa. Lo registro nei rapporti con la stampa, in quelli con gli altri sindaci del territorio, con il sistema cremonese e con l’apertura al lodigiano. Insomma, in tutti gli ambiti che bene o male hanno visto la presenza di questa amministrazione».

A proposito di territorio e Area omogenea: lei è accusato di aver fatto abdicare a Crema il ruolo centrale nel Cremasco affidando l’incarico di super sindaco a Gianni Rossoni.
«Non è così. La composizione che si è ritrovata intorno alla persona di Rossoni mira a valorizzare l’unità del territorio che nella mia stessa visione in questo passaggio sarebbe stata meglio presidiata e garantita riconoscendo un ruolo di questo tipo a una figura espressione di un’area politica diversa dalla mia, cioè di centrodestra, e di un piccolo comune. Rossoni ha una storia che depone a favore di questa ricostruzione: crede nel valore del territorio e i primi passi che sta muovendo rispecchiano questa impronta».

In comune si ritroverà forse il sostegno di un competitor alle amministrative: Simone Beretta annunciato l’ingresso nel Terzo polo, gruppo che la sostiene….
«Quelle sono dinamiche che devono giudicare le segreterie politiche. La mia maggioranza è solida e coesa e non necessita di stampelle. Ma questo non significa snobbare le evoluzioni che possono avere i mondi che mi stanno sostenendo e che possono arricchirsi. Diciamo che siamo curiosi di comprendere l’approdo di alcune vicende».

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