L'ANALISI
23 Dicembre 2022 - 22:02
CREMONA - Il Natale? Con i tuoi, ma al ristorante. Moltissimi cremonesi trascorreranno così la festa più bella dell’anno: a tavola, circondati dai loro cari. Ma serviti. In quasi tutti i locali non c’è più un posto da tempo. Perché la convivialità natalizia sia sta spostando sempre più dal «focolare» domestico al «fuori casa». Lo confermano anche le stime di Fipe, secondo cui saranno quasi 5 milioni gli italiani che festeggeranno il Natale al ristorante, per una spesa complessiva di circa 350 milioni, vale a dire 70 euro a testa. Per il grande pranzo natalizio la stragrande maggioranza degli chef ha optato per un menu ad hoc: c’è chi ha seguito la strada della tradizione e chi, invece, si è sbizzarrito a creare piatti golosamente particolari, che solo a raccontarli fan venire l’acquolina in bocca. A ciascuno il suo Natale.
Materie prime scelte e di stagione e piatti della tradizione cremonese rivisitati dal patron Claudio Nevi. Rispecchia la classicità il menù di Natale della Sosta, l’Osteria di via Sicardo, a due passi dal Duomo e dal Torrazzo. Tutto pieno, non prendiamo più prenotazioni, conferma Nevi decisamente soddisfatto per come stanno andando le cose. Le proposte per Natale, Santo Stefano e Capodanno spaziano dai deliziosi salumi e dal cotechino di produzione artigianale, agli gnocchi «Vecchia Cremona» su un’antica ricetta del ‘600 rivisitata, l’immancabile carrello dei bolliti, i funghi porcini e i tartufi, e per chi non ama la carne, nel menù troverà una ampia selezione di piatti a base di pesce. Uno sguardo alla cantina: Nevi propone una ampia scelta di vini da abbinare ai piatti per raggiungere la perfezione del gusto.
Ambiente storico, cucina moderna. Natale, Santo Stefano, Capodanno: tutto esaurito e da un mese almeno all’Hosteria del 700 di piazza Gallina. Niente menù fisso ma una vasta scelta di piatti la proposta di Marina Morelli e del suo staff per offrire alla clientela la più ampia scelta possibile. Dai piatti della tradizione cremonese (bolliti, cotechino, lumache, lingua di vitello, testina di vitello e cappello del prete) alle delizie di mare (vongole veraci, polipo, gamberoni) fino alle paste fresche rigorosamente fatte in casa (tagliatelle, crespelle, tortelli) e molto altro ancora da scoprire solo mettendosi a tavola nella magnifica cornice dell’ottocentesco palazzo Barbò. Nel solco della tradizione anche i dolci, anche questi rigorosamente casalinghi.
Vigilia e Natale: La Crepa di Isola ha già fatto il tutto esaurito. Soddisfatti i titolari: «Tutto è andato per il meglio e la situazione è sotto controllo. Negli ultimi tempi la serata natalizia era piuttosto sottotono ma questa volta ci siamo dovuti ricredere». Tante le prenotazioni ma cambia il disegno delle tavolate: «Quasi tutti i prenotati sono gruppi al di sotto delle otto persone – analizza Federico Malinverno –, non ci sono più le grandi tavolate di una volta. In molti, il cenone da venti, oggi lo fanno in casa».
Alla trattoria Rosetta di Passarera, frazione di Capergnanica, il menu di Natale ideato e preparato da Carlo Barbaglio e dal figlio Filippo sarà all'insegna dei piatti della tradizione, ma rivisitati in chiave moderna. Se i tortelli cremaschi non possono ovviamente mancare, ad allietare i palati ci saranno anche, tra le altre specialità, un baccalà mantecato alla crema di mais, un Salva in crosta di patate, un risotto cacio, pepe e polvere di porcini e un salmone in crosta di lenticchie. E, dulcis in fundo, il panettone, preparato dallo chef. I prezzi sono quelli del Natale scorso e l’abbinata con la qualità fa il tutto esaurito.
Alla Trattoria La Fortuna di Campagnola Cremasca, la creatività dello chef Simone Livraghi ha dato origine a un menu degustazione natalizio con piatti essenziali e contemporanei. Intriganti la battuta di Fassona alla piemontese, lardo di Patanegra, cipolla rossa di Tropea e porcini, ma anche il risotto mantecato con Bitto della Valtellina, Marsala vergine biologico e gru di cacao. Due piatti che rivelano tutto l’estro del signore dei fornelli della trattoria di via Ponte Rino. Tutto esaurito anche qui, dove comunque la scelta è quella di evitare i grandi numeri. Per assicurare un’esperienza unica a chi è riuscito a prenotare. Come dire: baciati dalla... Fortuna.
Anche al Bucalì di Montodine, il titolare Giovanni Forte e la moglie Tatiana hanno predisposto un esclusivo menu natalizio, a base di pesce, che è poi la specialità del ristorante. Nell’elenco delle portate spiccano il risotto al granchio, i paccheri con scampi e asparagi e un salmone battuto e marinato a secco con finocchietto. Insomma: ingredienti classici dei ritrovi conviviali delle festività, ma con una ricerca speciale dedicata alle preparazioni e agli abbinamenti. E per chi non ama il pesce, è previsto un binario parallelo con una selezione di piatti di terra a richiesta. Tutto esaurito? Chiaro che sì. Ai tavoli del ristorante di via Pertini sarà un Natale sold out.
Prenotazioni esaurite a Il Remolino di Cà de’ Vagni, località in territorio di Casaletto Ceredano. Il ristorante è immerso nella campagna cremasca, in una location che profuma di casa: un angolo incantato dove trascorrere il Natale a tavola. Lo chef ha messo a punto un menu degustazione a sorpresa: meglio non svelarlo in anticipo, per evitare imitazioni. Ma di certo il locale di Manuel Gimari saprà deliziare i commensali con prelibatezze in linea con la grande tradizione natalizia locale, arricchite da un tocco di originalità. E per brindare al Natale, la carta dei vini è una promessa inebriante fra grandi rossi e bollicine d’ogni genere.
Alla trattoria La Rosa Gialla di San Michele, frazione di Ripalta Cremasca, patron Carlo Gatti ha optato per la libertà del cliente e propone un menù alla carta, come farà anche a Capodanno. La scelta è variegata e accattivante. Un suggerimento? Crema di polenta con calamari alla plancia e bisque di crostacei, risotto alla crema di radicchio, triglia ubriaca e crema affumicata e Pescatrice in crosta di barbabietola su crema di patate e foglie di alga croccante. E per brindare, non c’è che l’imbarazzo della scelta: la cantina offre un’ampia scelta e comprende anche bollicine d’eccezione, sia italiane che francesi. Buon appetito a tutti!
«Un paio di rinunce arrivate all’ultimo non ci hanno guastato i piani, anzi i posti si sono riempiti nuovamente subito dopo». Così i titolari della Trattoria Lupi. La lista d’attesa, d’altronde, era chilometrica: «Il tutto esaurito per la Vigilia e il Natale già segnato due mesi fa. Rimane qualche posto per Santo Stefano perché dopo due giorni di mangiate e bevute possiamo anche capirlo». Le proposte speciali: solo piatti della tradizione cremonese. «Marubini, arrosto, bollito. Da noi – ricorda Beppe Franzosi – si mangia e si mangerà sempre come una volta. Raccontiamo il nostro essere cremonesi».
Natale, Santo Stefano e Capodanno. Al Campass per una settimana si starà stretti perché la voglia di passare le Feste «al confine» ha rapito il cuore e il palato di tanti avventori dalle due province. «Le prenotazioni? Tante, siamo felici – raccontano Luisella Cabrini e Alessandro Pollastri –. Non c’è stata ressa, devo dire la verità, ma molto interesse sì. Il nostro menù? Come sempre ispirato alla nostra cultura piacentina, nel rispetto del territorio. Ma, ovviamente, con un tocco di cremonesità. D’altronde, Castelvetro unisce i due mondi». Il Campass resta aperto tutte le settimane nel weekend, dal venerdì alla domenica.
«Abbiamo tante prenotazioni, sia per il giorno della Vigilia che per Natale». Tato Pognani, titolare del ristorante ‘Piasa Vecia’, in piazza Turati, conferma la linea generale positiva per il mondo della ristorazione: «È davvero un buon periodo, per fortuna. Noi italiani difficilmente rinunciamo al gusto della compagnia e della convivialità». Il costo medio di un pranzo «è di 30-35 euro». I punti di forza? «Salumi e formaggi, pasta fatta in casa con marubini e tortelli di zucca, cotechini e carne alla griglia, sempre di alta qualità perché ci teniamo molto. Così come alla scelta dei vini». Oggi ‘Piasa Vecia’ sarà aperta per pranzo e per l’aperitivo serale, domani e Santo Stefano sia a pranzo che a cena.
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