L'ANALISI
26 Febbraio 2016 - 13:41
Cremona - Teatro Ponchielli, ore 20.30
CREMONA — Torna al Ponchielli, nella sua veste di compagine sinfonica, l’O rc h e s t r a dei Pomeriggi Musicali sotto la direzione di Corrado Rovaris e con la partecipazione so- listica di due pianisti italiani tra i più affermati della loro generazione: Beatrice Rana e Benedetto Lupo. Il concerto è in programma questa sera alle 20.30 e ha una impaginazione ricercata. In apertura Ottavia, città sospesa sull’ab is so , brano che i Pomeriggi hanno commissionato al quarantenne compositore Alberto Cara, il quale descrive così il suo lavoro: «Ottavia è la musica di una città i cui abitanti hanno la certezza della caduta, la percezione sicura della gravità, dell’altezza e della vertigine. E allora, come resistere alla tentazione del precipizio? Non si può. Questo pezzo, semplicemente, la asseconda». A seguire, il Concerto per due pianoforti e orchestra in re minore FP 61 di Francis Poulenc, scritto nel 1932 su commissione della principessa e mecenate Winnaretta Singer de Polignac. Costituisce una delle opere conclusive del primo periodo compositivo di Poulenc, fortemente influenzata dal Concerto in sol maggio- re di Ravel, allora da poco ese- guito a Parigi. Per il resto questo lavoro è, per ammissione dello stesso autore, un vero e proprio omaggio a Mozart, e il tempo centrale in particolare, da lui definito «un gioco con il ritratto di Mozart» si rifà al Concerto n. 10 del genio di Sa- lisburgo, opera con cui si aprirà la seconda parte. Questo lavoro per due pianoforti solisti e orchestra (KV 365), del 1779, rappresenta un’eccezione nella serie dei concerti pianistici mozartiani e per molti aspetti è difficile da comparare con le altre sue composizioni di questa forma strumentale, persino con il Concerto n. 7 per tre pianoforti, il solo altro creato per più di uno strumento solista, al quale è certamente superiore per maturità e potenza ideativa.
La maturazione personale attraverso le esperienze trascorse, tra cui i molti viaggi, sono una delle probabili ragioni di questa sostanziale differenza. La composizione rappresenta inoltre un passo in avanti per quanto concerne la strumentazione, vista la richiesta anche di due fagotti, che solo a partire dal Concerto n. 15 d iverranno una parte obbligata d el l ’organico orchestrale.
In chiusura risuoneranno le note di una delle Sinfonie mozartiane più celebri e amate dal pubblico, quella in sol minore contrassegnata dal numero d’opera KV 550. Questa partitura è ammantata di colori quasi lividi, percorsa da un’agitazione oscura, angosciata da una tensione senza sbocco, come una tragedia interiore che si svolga sotto la minaccia d’una forza trascendente e fatale. Non è un caso che sia stata la pagina sinfonica prediletta di Mozart anche presso i romantici. (ro.c.)
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