Pensate che i corvi, gli scandali dei preti pedofili, le bufere sulla gestione dello Ior abbiano segnato, nel recente passato, una delle stagioni più tormentate della Chiesa Cattolica? Le cose non stanno proprio così, perché dietro le spesse mura del Palazzo apostolico - come ricorda un adagio in voga tra i porporati - «non esiste una prima volta, tutto è già successo». Con grande efficacia e ricchezza di dati, il libro scritto a quattro mani da due esperti vaticanisti, Fausto Gasparroni e Nina Fabrizio, mostra - attraverso un’ampia raccolta di vicende e misteri particolarmente significativi - come la barca di Pietro abbia navigato da sempre tra mille tempeste e spesso abbia rischiato di affondare. Di episodio in episodio, il lettore si avventura nella storia più oscura della Chiesa, tra attentati, papi uccisi o incarcerati, congiure di corte. Ci sono storie degne di un horror, come quella del povero papa Formoso, morto (probabilmente avvelenato) nell’896 e sospettato di aver favorito il partito filo- germanico. Proprio per questa sua presunta colpa, il successore Stefano VI decise di riesumare il cadavere in decomposizione, rivestirlo e portarlo su una poltrona nella Basilica di San Giovanni, dove avvenne un processo macabro che si concluse con una condanna. Formoso fu dichiarato indegno del pontificato, il suo corpo venne mutilato, fatto a pezzi e buttato nel Tevere. Una sezione del libro, ‘Pecunia non olet’, è dedicata alle truffe finanziarie e certi fatti del passato rivelano una straordinaria analogia con la cronaca del presente. Come ad esempio l’epopea del cardinale Giacomo Antonelli, tesoriere di Gregorio XVI e poi di Pio IX. Il porporato si rivelò un così abile amministratore delle finanze vaticane che non solo rimpinguò le casse di San Pietro, ma riuscì a ritagliarsi anche una sostanziosa tangente per se stesso, la sua amante parigina ed una figlia segreta. Tutto ciò molto prima che comparissero i vari monsignor Scarano. Il libro è una miniera di fatti e misfatti, dal tentativo nazista di rapire Pio XII al cosiddetto periodo di «pornocrazia romana», quando a dettar legge nelle stanze vaticane erano le concubine e le cortigiane dei Papi.