L'ANALISI
Da domenica 11 ottobre
10 Ottobre 2015 - 11:56
La banda è segno di festa, è la musica che invade le piazze e le strade, è la musica che fa da filo conduttore dalla Cremona risorgimentale ai giorni nostri… E’ con questo spirito che l’Archivio di Stato di Cremona, diretto da Angela Bellardi — aderendo all’iniziativa del Mibac, Domeniche di carta – ha deciso di proporre all’attenzione del pubblico il suo patrimonio, documentale e iconografico che racconta la storia della Banda Musicale di Cremona. La mostra: A tutta banda: tradizione popolare e figure della banda di Cremona sarà inaugurata domenica 11 ottobre e si avvale della curatela di Emanuela Zanesi. L’obiettivo è raccontare le origini e gli sviluppi del complesso bandistico, origini – come spiega Emauela Zanesi – che si ricollegano «alla realtà della Guarda Nazionale, secondo la consuetudine ottocentesca di favorire la presenza di gruppi musicali all’interno dei corpi militari: questo ci fa capire che le origini della Banda si ricollegano al clima prettamente risorgimentale. Il regolamento del Corpo specificava che i musicanti erano a tutti gli effetti membri della Guardia Nazionale, vestivano la divisa del Corpo ed erano soggetti alla disciplina militare».
Fra i documenti esposti ci sono carte che testimoniano l’interesse del Comune rispetto al corpo bandistico, interesse testimoniato da un accordo siglato nel 1861 in cui si istituiva anche una Commissione di Sorveglianza sulla Banda «che aveva lo scopo di individuarne i problemi e migliorarne le prestazioni, assicurandole al contempo anche cospicui aiuti finanziari — continua Zanesi —. E sempre nel 1861 si arrivò a bandire un concorso pubblico per il posto di Maestro-Direttore della Banda Municipale». Alla sezione delle origini della Banda di Cremona, si affiancano i carteggi che documentano la necessità – nella seconda metà dell’Ottocento – non solo di individuare una sede nella caserma municipale Visconti piuttosto che nell’ex caserma di San Domenico, ma anche di mantenere e stipendiare il complesso bandistico oltre che definirne la pianta organica. E in merito a questo «nel 1875 il direttore Amilcare Ponchielli redige uno scritto inviato alla Commissione di Sorveglianza nel quale esprime valutazioni sulle qualità dimostrate da alcuni candidati al concorso indetto in quello stesso anno, quando egli aveva già abbandonato la direzione della Banda, pur rimanendo ancora evidentemente legato ad essa», spiega Zanesi. Saranno inoltre esposti programmi di sala e materiale iconografico riguardante soprattutto le divise indossate dai componenti della Banda, a confezionare le quali si presentarono svariate ditte sia locali, sia nazionali, che inviarono le loro offerte al Comune. Le divise confezionate si attenevano ovviamente ai dettami della giunta comunale, che si preoccupò di elencare dettagliatamente il fabbisogno dei bandisti e di stabilire le occasioni per la tenuta di parata e quelle per la tenuta ordinaria. Curioso è osservare che queste divise rimanevano di proprietà del Comune ed erano affidate a ogni bandista solo per ‘uso personale’».
«L’ultima sezione documenta, sia pure parzialmente, i maestri più famosi che la Banda Civica ebbe nel corso della sua storia — conclude Emanuela Zanesi —. Si è scelto di privilegiare le due figure più emblematiche: Amilcare Ponchielli, che il Comune incaricò togliendolo dal posto di capomusica rivestito a Piacenza e che si dichiarò subito disposto a ritornare in patria, e Raffaele Coppola, il maestro che più a lungo di tutti prestò la sua opera al servizio del Corpo. Appaiono molto significativi anche i testi che documentano i temi assegnati per il concorso al posto di Maestro Direttore indetto nel 1875, dopo la partenza di Ponchielli, al quale parteciparono diversi concorrenti, il cui nome è elencato insieme ai titoli presentati da ciascuno».
Insomma ciò che si propone la mostra documentaria sulla Banda di Cremona è offrire uno spaccato di una storia sociale magari poco nota ma che fa parte di Cremona, città della musica, grazie alla sua banda.
Nicola Arrigoni
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