L'ANALISI
23 Ottobre 2022 - 05:20
Lo scienziato cremonese Riccardo Sabatini sul palco del Life Itself della Cnn
CREMONA - «We’ll never stop until it’s done»: ha scandito bene le sillabe, lo scienziato cremonese Riccardo Sabatini, mentre al Life Itself della Cnn, il convegno mondiale che riunisce i ricercatori più importanti del mondo in tema di salute, ha parlato di immunoterapia oncologica. Garantendo che il team di Orionis Biosciences non si arrenderà. E presentando davanti all’élite della medicina, tra cui il Premio Nobel per l’immuno-oncologia Jim Allison, una nuova arma da utilizzare in una battaglia che va avanti da migliaia di anni. Il discorso di Sabatini è stato trasmesso dall’emittente televisiva statunitense ed è rimbalzato in tutto il mondo: 20 minuti di spiegazioni tecnico-scientifiche, milioni di visualizzazioni e poi la conclusione: «Now it’s time to the big test» (ora è tempo di sperimentazione), seguita dagli applausi. «Di solito siamo molto silenziosi — ha commentato il cremonese —, ma quando Marc Hodosh e Sanjay Gupta della Cnn ci hanno chiesto di condividere quello a cui stiamo lavorando, non abbiamo potuto dire di no».
Il 40enne cremonese (laurea in Fisica a Brescia, master in Meccanica Quantistica a Trieste, dottorato a Sissa, post dottorato a Losanna) vive da anni a Boston. Oggi è uno degli scienziati più influenti al mondo e sta cercando di riscrivere il futuro dell’umanità, rispondendo alla domanda che ci si pone ormai da 3.800 anni: come si cura il cancro?
«Sono un nerd. Questa è la migliore spiegazione che posso dare per raccontare da dove parte la mia professione — ci racconta Riccardo —. Ad un certo punto la biologia è stata digitalizzata e io, da fisico teorico avvezzo a numeri ed equazioni, ho potuto iniziare a lavorare in questo settore. La battaglia che stiamo portando avanti? È iniziata millenni fa. Non possiamo non provare. E grazie a giganti come Jim Allison, anche lui sul palco di Life Itself, ora abbiamo una nuova strategia: attivare il sistema immunitario che, come con virus e batteri, può essere un’arma eccezionale contro il cancro. Una sfida scientifica molto profonda e una visione completamente diversa».
Il focus del team di Orionis, che ha sede negli Stati Uniti e in Europa, è infatti capire come riattivare il sistema immunitario, l’armamento di difesa naturale del corpo umano, affinché sia lui a prendersi cura del tumore: «Una differenza concettuale rispetto alla chemioterapia», spiega Sabatini. Gli studi clinici, che saranno possibili grazie ai 55 milioni di dollari raccolti da Orionis, mirano a dimostrare l’efficacia di questo approccio.
Ancora fortemente legato a Cremona anche se dall’altra parte dell’Oceano, Sabatini ricorda con affetto gli insegnamenti di uno dei suoi professori. Non uno qualsiasi, ma l’attuale sindaco Gianluca Galimberti, che lo ha guidato nei laboratori di Fisica sperimentale all’Università: «Dolcissimo, smart, sempre preciso — descrive il 40enne —. Durante le sue lezioni ho imparato non solo formule ma forma mentis: è lì che ho imparato a capire e a testare ipotesi sperimentali».
Riccardo torna sempre volentieri in città, ad esempio in occasione di eventi a sostegno della Onlus Occhi Azzurri a cui è particolarmente legato. «Avrei dovuto esserci anche per TedX — aggiunge —, ma purtroppo l’aereo è arrivato il giorno dopo». Ritornare in pianta stabile all’ombra di Torrazzo è improbabile, ma ammette che se un giorno lo facesse non avrebbe dubbi sul tema a cui dedicarsi: «Biotecnologie applicate alla zootecnia e all’agricoltura — conclude — perché credo che Cremona abbia enormi potenzialità in questo ramo. Grazie alle aziende del settore con esperienza decennale e al polo universitario finanziato dal Cavaliere Arvedi, credo che ci sia davvero la possibilità di trasformare la città in un polo internazionale per la ricerca nel campo della biologia animale e vegetale. A Cremona ce l’abbiamo nelle vene e potrebbero nascere numerose startup. Sì, se ci fossi e dovessi fondare un’azienda... non avrei dubbi: punterei su questo settore».
Nel frattempo, però, lo attende una sfida ancestrale. Che ha illustrato al mondo con caparbietà, professionalità ed entusiasmo. E anche con una buona dose di speranza. Con il desiderio di aiutare a trovare la risposta a quella domanda — Come si cura il cancro? — comparsa per la prima volta su un papiro di quasi quattromila anni fa.
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