L'ANALISI
24 Settembre 2024 - 05:30
All’età di cinque anni, sfregando per la prima volta la corda del mio piccolo violino con il mio piccolo archetto, provai un’incredibile emozione di meraviglia mista a stupore, come se il più grande dei miracoli fosse avvenuto proprio davanti ai miei occhi e alle mie orecchie. È da quel preciso momento, che la musica e il suono ispirano e guidano la vita di ogni musicista. Il suono, questa risultante di armonici, capace di farci commuovere, di farci sognare e di farci danzare costituisce il DNA della città di Cremona.
Cremona, in tutti i suoi aspetti, è suono nella sua vera essenza, più di qualunque altra città del mondo. Stradivari e Monteverdi, Amati e Ponchielli, Accademia Stauffer e Conservatorio, Casa Stradivari e il Museo del Violino, l’Istituto di istruzione superiore Antonio Stradivari e CrForma, i laboratori di ricerca, le università e tutti gli attori culturali di questa città, non solo preservano e custodiscono un passato straordinario, ma le danno la potenzialità per essere il punto di riferimento unico e mondiale della liuteria e del suono: una Silicon Valley della musica. Cremona è testimone e parte attiva di un momento unico nella storia della musica del XVII/XVIII secolo del nostro paese: la storia dei suoi mastri liutai, che riescono a tradurre il legno, rendendolo capace di esprimere in suono le musiche dei grandi violinisti-compositori che, in quell’epoca fulgida ed effervescente di idee e di innovazione, non solo componevano di fantasia, ma stavano inventando nuovi virtuosismi e una nuova estetica.
Avrebbero cambiato per sempre il modo di far musica e la musica stessa. Un momento unico, in cui in Italia nascono le musiche di Tartini, Vivaldi, Corelli, Geminiani, Locatelli. Questo continuo scambio tra musicisti compositori e liutai diede vita a nuove sonorità e alla realizzazione di strumenti dalle caratteristiche straordinarie. L’eredità di quel periodo è ancora palpabile oggi, con i violini di Stradivari e di tutta la scuola cremonese del XVII e XVIII secolo, che rimangono tra i più ricercati ed apprezzati dai musicisti, simbolo di un’epoca in cui la musica e l’arte della liuteria si intrecciavano in modo, a mio avviso, inscindibile; grazie a questa alchimia oggi l’arte della liuteria diventa Patrimonio Immateriale dell’Umanità riconosciuto dall’Unesco.
Ho più volte affermato che Cremona è una Salisburgo d’Italia, ma credo sia molto di più e dobbiamo veramente rendercene tutti conto. La grande meraviglia di questa città non riguarda solo la sua storia, ma la sua capacità di proiezione verso il futuro; la sua capacità di essere sempre il ‘presente’ di una risonanza in continua evoluzione, pronta ad accompagnarci per i secoli futuri. Cremona è la torre di controllo del suono e della liuteria mondiale. Proprio in questi giorni si terrà il Concorso Triennale Internazionale di Liuteria, durante il quale liutai ed i musicisti si confrontano alla ricerca del suono perfetto, con tutte le sue sfumature e complessità.
Avrò l’onore di far parte della giuria e di cercare quegli strumenti dal suono polifonico ed espressivo, capaci sempre di emozionarci ormai da oltre quattrocento anni. Il violinista cerca, il liutaio risponde e viceversa. Si scambiano parole e intuizioni, alla ricerca di quel suono perfetto che ancora non esiste, ma che entrambi sanno di poter trovare insieme. Il violinista racconta il suono che sogna, il liutaio modella il violino con quella visione in mente. Un piccolo aggiustamento qui, una nuova tensione delle corde lì, e lo strumento risponde, come un essere vivo con cui costantemente dialogare. È un processo che non finisce mai. Perché il suono, come l’arte, non ha mai un punto d’arrivo definitivo.
Ogni giorno, il violinista e il liutaio si trovano a inseguire qualcosa che sembra sempre più vicino eppure sfuggente, un’idea di bellezza che cambia, cresce, evolve. Ma è proprio in questo inseguimento che si nasconde la vera meraviglia. La ricerca del suono è una ricerca dell’anima. È con questa filosofia che, come direttore artistico di Fondazione Casa Stradivari, ho voluto ricreare nella Casa Nuziale di Stradivari il luogo in cui non solo si difende la storia, ma il luogo in cui tramandare alle nuove generazioni di musicisti e liutai un approccio creativo e personale a queste due forme d’arte intrecciate tra loro. Un centro culturale che ha ripreso a vivere grazie all’anniversario del mio violino, lo Stradivari ‘The Angel’ - ex madrileno del 1720; la storia di un violino che, 300 anni dopo la sua creazione, salva la casa del suo ‘papà’.
Un centro di ricerca sonora aperto a tutti coloro che lo vogliono visitare e scoprire; un centro di divulgazione con i suoi approfondimenti, concerti e masterclass; un centro di ricerca e di confronto fra musica e arte, fra strumenti che raccontano la storia dei grandi virtuosi del passato e di quelli futuri, strumenti che raccontano l’arte della liuteria ed il suo divenire. Cremona è un palcoscenico ideale per esplorare e celebrare questa connessione; un luogo perfetto per continuare a scoprire ed innovare, garantendo che il suono e le emozioni che esso evoca rimangano vivi per le generazioni future. Cremona va sostenuta con tutte le nostre forze perché diventi sempre più protagonista nella scena internazionale, diventando il punto di partenza di arrivo per la carriera di grandi musicisti e di grandi liutai. A quelli che molto spesso mi chiedono cosa significhi per me suonare a Cremona rispondo che mi sembra non solo di interpretare semplicemente un pezzo di musica, ma di ‘suonare’ Cremona con tutta la sua incredibile storia e magia. E si riavvera, incredibilmente, quel miracolo avvenuto quando ero solo un bambino di cinque anni.
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