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5 ottobre 1993

Eltsin vince nel sangue

Cannonate sul Parlamento, schiacciata la rivolta

Annalisa Araldi

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aaraldi@publia.it

05 Ottobre 2020 - 07:00

Eltsin vince nel sangue

MOSCA — Resa dei conti a Mosca: con la forza delle armi, il presidente Boris Eltsin ha espugnato la Casa Bianca e ha arrestato Aleksandr Rutskoi e Rusian Khasbulatov, i due suoi principali avversari che hanno guidato per tredici giorni la resistenza del Soviet supremo ribellatosi alla decisione sul suo scioglimento annunciata da Eltsin il 21 settembre. In serata, la situazione era ancora difficile nella zona del Parlamento, all'interno del quale restavano circa 300 uomini armati, mentre è reale il pericolo rappresentato da cecchini e bande armate incontrollate che possono attuare attacchi indiscriminati per le strade della capitale. Con un apposito decreto, Eltsin ha imposto il coprifuoco notturno dalle 23 alle 5 locali.

Eltsin ha anche messo al bando un ampio ventaglio di organizzazioni di opposizione, tra le quali il potente Fronte di salvezza nazionale (nazional-comunista).

L'attacco alla Casa Bianca è stato sferrato poco dopo le 7 di ieri con l'ausilio dei mezzi corazzati affluiti in forze a Mosca durante la notte, e per quattro ore consecutive in tutta la zona sono riecheggiati migliaia di colpi sparati con armi di tutti i tipi, mentre alcuni elicotteri sorvegliavano dall'alto l'andamento delle operazioni.

Alle notizie di una richiesta di negoziato da parte di Rutskoi, il governo rispondeva più volte ribadendo che la condizione prima e irrinunciabile per porre fine all'attacco sarebbe stata la capitolazione totale della Casa Bianca e la resa incondizionata dei suoi 'difensori', che avrebbero dovuto lasciare il Parlamento deponendo le loro armi.

A mezzogiorno il Parlamento — colpito pesantemente e ripetutamente dai proiettili sparati dai carri armati appostati sul ponte sulla Moscova — era ormai in fiamme, mentre alla stessa ora la televisione riprendeva a trasmettere su tutti i quattro canali. Il primo canale — dopo la riconquista degli studi di Ostankino da parte delle forze governative — era stato ripristinato alle 9 con un intervento del presidente Eltsin, che aveva nuovamente addossato su Rutskoi e Khasbulatov la responsabilità del sangue versato in questi giorni a Mosca.

Intorno alle 15 locali (le 13 italiane) sul ponte difronte alla Casa Bianca si recava a trattare, con i rivoltosi il ministro della Difesa Pavel Graciov, e poco prima delle 17 — dopo una breve, violenta ripresa dei bombardamenti contro l'edificio — i primi 'difensori' si arrendevano, uscendo in fila, con le mani sulla testa in segno di resa, passando tra due cordoni di soldati fedeli a Eltsin.

Cominciavano quindi a rincorrersi le voci più disparate sulla sorte di Rutskoi e Khasbulatov, che secondo alcuni si erano rifugiati nei sotterranei della Casa Bianca, secondo altri erano rimasti uccisi negli attacchi.

L'attesa durava fino alle 18, quando Dmitri Riurikov — stretto collaboratore del presidente Eltsin — annunciava ufficialmente l'avvenuto arresto del vicepresidente e del capo del Parlamento. Con loro sono stati arrestati anche il generale Albert Makashov, capo del 'comitato militare' della Casa Bianca, e i tre ministri dell'Interno, della Difesa e della sicurezza nominati dal Soviet supremo ribelle. Tutti sono stati rinchiusi nella prigione di Lefortovo.

Mentre il presidente Eltsin ha fatto ritorno in serata al Cremlino dopo un breve riposo a casa, alla Casa Bianca sono tornati a riecheggiare gli spari.

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