L'ANALISI
05 Gennaio 2020 - 07:00
Esecutori soprattutto di musica barocca, il coro e l'orchestra sono specializzati nel repertorio da chiesa
La parola «Camerata» evoca ricordi (pertinentissimi) collegati a circoli di eruditi e musici che si ritrovavano a dissertare, a scambiarsi opinioni e teorie e far musica. Soprattutto la musica, quando il «far musica» era cosa alquanto diversa da oggi, tanto che si inventò un modo, un genere: musica da carnera; un suonare ottenuto con un numero di strumenti relativamente basso e con caratteristiche «intellettuali», come si conviene alla serietà del luogo.
La prima Camerata fu a Firenze. Se ne ha notizia nel 1580, e ragione del discutere non era tanto la musica del tempo (che andava facendo passi da gigante) quanto quale potesse essere stato l'aspetto musicale dell'antica tragedia greca. E fu, forse, da quel discutere che cominciò l'ipotesi del melodramma, codificata poi dal nostro Monteverdi.
Da quella «Camerata» alla nostra di Cremona, che vive e opera nel 1979 un legame c'è: basta ricordare i fastigi della nostra quando eseguiva le opere di Monteverdi, di quel Claudio che forse, anzi senza forse, trovò spazio d’azione fuori Cremona, in ossequio a una legge che sembra non ammettere deroghe. La Camerata di Cremona, dopo lo scossone della perdita di Ennio Gerelli, oggi appare una realtà musicale in espansione, la continuazione di un modo genuino di intendere e di fare, un rapporto con il mondo e con la società al fine di arricchirlo (e arricchirla). Qui le parole non valgono.
La Camerata sta ormai per celebrare il ventesimo di fondazione, e questa, riteniamo, è l'occasione per una verifica, per un tirar le somme. Limitiamoci alla stagione 78-79. Assessorato alla P. I. del Comune di Cremona, Biblioteche, Scuole, enti vari si sono «impossessati» della Camerata, per un totale di quasi venti esecuzioni.
Per quanto riguarda l'assessorato basti ricordare la manifestazione al Ponchielli, nell'anniversario della scomparsa del maestro Brasi, o quella tenutasi nella Chiesa di S. Pietro; e ancora quell'altra, in primavera, per il gemellaggio con la città africana Kaja.
Poi ci sono stati i concerti in «collaborazione» con altre orchestre, come a Rho e a Busto Arsizio. Una stagione intensa, la passata, che indubbiamente ha posto le basi per quella che ormai sta per cominciare, e che coinciderà con la celebrazione del concluso primo ventennio.
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