L'ANALISI
04 Febbraio 2019 - 07:00
Crediamo che il nome delle due strade parallele che costeggiano il palazzo della galleria, via Guarneri e corso Stradivari, non sia stato posto a caso, come avviene di solito per tutte le nuove contrade. Difatti ove ora è la facciata della galleria verso i giardini, sorgevano nel Settecento (come si può agevolmente rilevare dalla piantina che riproduciamo) le botteghe di tutti i più rinomati liutai di Cremona. Non solo di Stradivari e Guarneri, ma anche di Bergonzi e di Antonio e Girolamo Amati. Nicola Amati, il maestro di Stradivari, l'aveva invece poco discosto, dopo la chiesa di S. Matteo — che sorgeva ove sono le poste vecchie - su per giù nella casa della Banca provinciale Lombarda. Quelle di Ceruti, Storioni e Ruggeri erano in via Guarneri.
Ma ciò che rende ancor più interessante la cartina sono tutti gli altri particolari di un angolo particolarissimo detta Cremona del Settecento. Vediamo le strade. La Contrada Magistra, la Strada Magna del medioevo, comprendeva i corsi Garibaldi, Campi, Stradivari e la via Gramsci di oggi. Era ed è sempre strada, come dice anche il vecchio nome, la più importante della città.
Crediamo opportuno rammendare che via Gramsci ebbe questo nome dopo il 1945; prima si chiamava contrada Curzio, almeno del 1788, perché sulla facciata di una casa era un affresco di Giulio Campo raffigurante il sacrificio del console romano Quinto Curzio. Il dipinto è conservato in Museo.
La via Guarneri, così denominata dal 1871 (negli indicatori dell’epoca figura via Andrea Guarneri) si chiamò anticamente contrada dei Cortellinari e si prolungava ad angolo anche lungo il lato della Galleria verso il giardino. Ivi furono sempre le botteghe ed i laboratori dei fabbricanti di coltelli e degli arrotini. (anticamente in Cremona ogni arte aveva una contrada sua riservata da cui il nome: via Lanaioli, Armaioli, Fabbri, Confettieri, ecc.). Dal popolo questa via era chiamata Stretin de goub, sebbene se ne abbia solo un ricordo tradizionale, non documentato.
Nel vecchio isolato della attuale Galleria era inserito un vicoletto chiuso - i vecchi lo ricordano bene per che scomparso attorno al 1930 - dal nome di Vicolo del Vasto, deformazione di quello antico di Campo Guasto.
Nel sagrato (piazzetta antistante) della chiesa di S. Domenico sorgeva la cappella tombale dell'antica famiglia Mariani (si scorge nella mappa) che fu demolita nel 1787 per ragioni di viabilità. Essa segnava il punto centrale della città donde partivano le distanze per tutto il territorio.
Oltre S. Domenico, sorgevano in questa zona altre piccole chiese: San Faustino, nell'angolo di corso Campi e via Guarneri , ove ora è un negozio di mercerie, San Nicolò sull'angolo di via Cavallotti, ove è la posta nuova, e che aveva la torre pendente; e S. Matteo.
Ov'è ancora l'edificio della posta vecchia, dalla facciata romantica a bifore marmoree, era prima la chiesa parrocchiale ai San Matteo. Naturalmente come tutte le chiese del centro cittadino era antichissima, e come voleva la liturgia medioevale era volta verso sera. Secondo notizie non documentate l'avrebbe fatta costruire nel 532 il sardo vescovo Grisogono che vi fu sepolto. Distrutta assieme a tutta Cremona nel 693 dalla furia longobarda di Agilulfo; ricostruita nel 638, ridistrutta nel 1013 e ancora riedificata nel 1293 da Gregorio Fogliata; ebbe nuova forma architettonica nel 1740 per opera di G. Batt. Zaist. Sembra vi fosse annesso anche un convento ed un cimitero. Conteneva notevoli dipinti del Seicento cremonese andati dispersi. Fino al 1788 fu parrocchiale, poi divenne sussidiaria di S. Domenico. Nel 1805 venne sconsacrata e adibita a posta delle lettere. La forma attuale le fu data nel 1885 dopo lunghe discussioni in consiglio comunale. Continuò a fungere da ufficio postale sino al 1929, quando fu inaugurato il nuovo palazzo, in parte sull'area della chiesa di S. Nicolò. E ne fu decisa la demolizione.
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