L'ANALISI
19 Ottobre 2025 - 05:30
C’è un insegnamento della natura che può essere applicato anche alle comunità umane, pure a quella di casa nostra: si può trarre da un recente programma televisivo dedicato al Kalahari, vasta e implacabile regione dell’Africa meridionale, ambiente tanto maestoso quanto ostile per la fauna e la flora.
Come si legge nella presentazione, «le precipitazioni e le risorse sono estremamente limitate e le lunghe stagioni di siccità rendono quotidiane le sfide legate all’acqua, al cibo, alla protezione e alla riproduzione. Nonostante ciò, centinaia di specie hanno prosperato in questo habitat ‘nemico’ per millenni. In passato si credeva che solo la legge del più forte garantisse la sopravvivenza in questo contesto. Tuttavia, è emersa una strategia completamente diversa: la cooperazione. Per affrontare le difficoltà, le specie hanno imparato a unirsi e a collaborare, sia all’interno dello stesso gruppo che tra specie diverse, coinvolgendo esseri piccoli e grandi, piante e animali. Contro ogni aspettativa, condividere il proprio rifugio, cercare cibo in gruppo, collaborare nella caccia, unirsi per proteggere la prole e suddividere i compiti per risparmiare energie si è rivelato molto più efficace dell’individualismo».
Una strategia che anche il territorio cremonese sta dimostrando di possedere, come evidenziano la lunga esperienza dell’Area Omogenea Cremasca, i recenti sforzi per replicare l’esperienza anche in altre zone della provincia e, soprattutto, la decisione di consolidare l’esperienza delle Assise dell’economia che vedono impegnate allo stesso tavolo tutte le componenti della società, dal mondo delle imprese a quello delle pubbliche amministrazioni, con la regia di Rei e dell’Associazione Industriali.
Tutte unite nello sforzo di programmare il futuro ma anche in quello, assolutamente decisivo se si vuole costruire la classe dirigente di domani, di coinvolgere le fasce più giovani. «Il futuro di Cremona si costruisce insieme», hanno felicemente sintetizzato a una sola voce, nell’intervista pubblicata ieri, il senatore Renato Ancorotti e il presidente di CremonaFiere, Roberto Biloni, commentando l’incontro che si terrà domani in fiera, a partire dalle 14, nel padiglione 1.
‘Una provincia di Serie A’ è l’ambizioso titolo. Si farà il punto sullo stato di avanzamento del ‘Masterplan 3C, scriviamo insieme il futuro’, «piano strategico territoriale per favorire lo sviluppo sostenibile, la competitività economica e la coesione sociale del territorio. Mira a costruire una visione condivisa tra enti pubblici, imprese, cittadini e terzo settore, attraverso progetti concreti in ambiti come innovazione, mobilità, ambiente, formazione e attrattività territoriale»: nove ‘cantieri’ in cui analizzare le principali voci dello sviluppo e armonizzare, integrandola, la programmazione strategica territoriale.
‘Scriviamo insieme il futuro’ è, appunto, il filo rosso che collega ogni aspetto dei lavori. E che sia importante farlo è confermato da un’altra notizia arrivata in settimana: la decisione di Regione Lombardia di prendere come modello l’esperienza dell’Area omogenea Cremasca — unica nel suo genere e lunga mezzo secolo — per la legge istitutiva delle Comunità di pianura. Un modello organizzativo di gestione associata delle funzioni e dei servizi dei Comuni ancora più completo e minuzioso, sempre più vicino alle nuove necessità delle amministrazioni locali, soprattutto delle più piccole.
Anche in questo caso, prevale uno spirito di collaborazione bipartisan, con i consiglieri regionali di opposti schieramenti — Riccardo Vitari della Lega, quindi di maggioranza, e Matteo Piloni del Pd, all’opposizione — fortemente impegnati sullo stesso lato della barricata. Lo stesso dicasi per Luciano Toscani, vice presidente della Provincia di Cremona, protagonista dell’accelerazione a livello locale della normativa sulle Aree Omogenee. I vantaggi di questa evoluzione sono evidenti, come ha spiegato Gianni Rossoni, presidente dell’Area Omogenea Cremasca: «La Regione riconosce un’istituzione, come oggi fa per le Comunità di montagna. Sul Distretto del cibo non abbiamo potuto intestarci perché come Area non abbiamo personalità giuridica. Con la Comunità, invece, saremmo a tutti gli effetti un interlocutore e potremmo avere qualche subdelega regionale. Adesso, però, dobbiamo impegnarci a far diventare questa sperimentazione un modello che funzioni».
E ancora: «Un’istituzione che tende a essere protagonista dello sviluppo del proprio territorio dal punto di vista strutturale, della formazione e della digitalizzazione, un modello organizzativo e un luogo dove decidere insieme lo sviluppo socio-economico e infrastrutturale, ma anche il tema del sociale e della sanità di prossimità». Considerando che anche in altre aree della provincia i Comuni stanno procedendo sulla strada di consorziarsi per essere più efficienti, la nuova legge regionale rappresenta un’occasione unica.
E che lo sia è dimostrato dalla relativa velocità con la quale sta prendendo forma. La proposta di istituzione è del 25 febbraio dello scorso anno e l’approvazione definitiva è prevista per il prossimo gennaio, dopo che, il 4 dicembre, si dovrebbe tenere, sempre in consiglio regionale, la votazione sulla proposta di istituzione delle Comunità di pianura.
Collaborazione, pur nel rispetto delle differenze ideali e ideologiche, è dunque la parola magica che guida in questa fase sia il mondo economico che quello politico. Un concetto tanto più necessario in una fase come quella attuale, in cui le potentissime fibrillazioni geopolitiche a livello mondiale, che si trasformano in fattori di crisi a livello nazionale e locale, stanno delineando un futuro fosco e denso di incognite. Il nostro territorio è chiamato a fare la sua parte con convinzione, se vuole avere una prospettiva. A modo nostro, siamo anche qui in una sorta di Kalahari. Qui dobbiamo vivere, e non solo sopravvivere; e anche qui abbiamo l’urgenza di prendere esempio da Madre Natura imparando a unirci e a collaborare, sia all’interno dello stesso gruppo che tra specie diverse, coinvolgendo esseri piccoli e grandi, piante e animali. Privilegiando l’obiettivo comune: restare vivi e attivi, progettando il futuro nonostante ciò che divide.
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