In onore degli alpini di Romano di Ezzelino, ospitati di recente a Soncino, il borgo è gemellato con il paese del ‘tiranno’, ecco la storia, o parte della storia, di Ezzellino da Romano, anche alla luce dei nuovi studi soncinesi e ricordando che le fonti, spesso, sono di parte, e non sempre dunque sono oro colato, come si suol dire. Dante mette Ezzelino all’Inferno, recupera il notaro Pier delle Vigne ma è implacabile con il da Romano. In effetti se su Pier delle Vigne una qualche operazione di riabilitazione si poteva tentare, poco o nulla Dante ha potuto fare sulla reputazione di Ezzelino III da Romano, ‘tiranno crudelissimo e sanguinario’, certo descritto con queste caratteristiche soprattutto da cronisti e storici pagati dai pontefici medievali, di cui Ezzelino era fiero nemico, ma la sua fama era tutt’altro che immeritata: ancora oggi nella marca trevigiana di cui era signore, e nella stessa Soncino dove è morto circolano su di lui fosche leggende. Nel borgo cremonese da anni studiosi e appassionati cercano la tomba, scrivono libri, elaborano teorie sulla sua morte e sul suo carattere. Nelle sue terre di origine si cerca di ‘recuperare’ la sua reputazione (il comune, lo ricordiamo, ancora di nascita Romano di Ezzelino è gemellato con Soncino, a sottolineare che nonostante la reputazione Ezzelino fu, ed è un personaggio). Ma sta di fatto che il...recupero del tiranno è difficile. Si racconta di migliaia di prigionieri massacrati senza ragione, di fanciulli torturati e accecati, di mega prigioni dove venivano accatastati migliaia di nemici. Dante, dunque, non potè fare altro che condannarlo all’Inferno senza appello, nel ‘violenti contro il prossimo’, nel canto XII, nel Primo Girone del Settimo Cerchio: Ezzelino sconta i suoi peccati immerso nel sangue bollente. Il centauro Nesso lo indica a Dante con i versi: «E quella fronte c’ha ’l pel così nero è Azzolino». Una descrizione che lo rende ancora più fosco, quel ‘pel così nero’ colpisce e sembra riassumere perfettamente l’esistenza di questo ‘tiranno’, nemico dei papi ma anche nemico di Cremona guelfa.
La curiosità Dante Alighieri riserva particolare interesse a Cremona. Il grande fiorentino la cita nelle sue opere (cosiddette ‘minori’): il De Vulgari Eloquentia e l’Epistole. Nella sua più grande realizzazione, la Divina Commedia, non la nomina direttamente, ma pone all’Inferno uno dei personaggi più famosi: il signore di Cremona Buoso da Dovara. Dante mette la città del Torrazzo al pari delle altre grandi potenze, culturali, politiche e militari che all’epoca caratterizzavano l’Italia frammentata dalle signorie. Eppure il ‘sommo poeta’ ha già il concetto di Italia come paese. Tant’è che cita per la prima volta Cremona proprio nel De Vulgari Eloquentia, vale a dire nel trattato con il quale si analizza per la prima volta nel nostro Paese il problema della lingua unitaria. Nelle Epistole Cremona viene citata in quanto coinvolta nelle guerre tra i liberi Comuni d’Italia e l’Impero.