L'ANALISI
09 Agosto 2023 - 10:23
Massimiliano Giansanti
CREMONA - «L’Italia è ai vertici mondiali per le produzioni orticole». Lo sostiene il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti. «Per quanto riguarda le coltivazioni permanenti, vantiamo un numero rilevante di record su scala mondiale – prosegue il massimo dirigente dell’associazione di categoria –: ai risultati raggiunti in termini di produzione di cibo, va anche aggiunto il contributo, destinato a crescere, del settore al processo verso la neutralità climatica con l'assorbimento al suolo del carbonio e con la produzione di energie rinnovabili».
Giansanti è intervenuto su questi temi dalle colonne de ‘Il Sole - 24 Ore’. Ha preso spunto dalla ricerca supportata da un'accurata documentazione statistica del professor Marco Fortis che, nei giorni scorsi, aveva illustrato i punti di forza dell’agricoltura italiana e i primati che il settore ha conquistato a livello europeo e globale.
«In sintesi, ha sostenuto Fotis, siamo testa a testa con la Francia per quanto riguarda il più alto valore aggiunto nella Ue – commenta Giansanti –: siamo i primi produttori in Europa di grano duro, riso e uva da vino e ci attestiamo in seconda posizione per agrumi e olive. Raccolgo l’invito di Fotis a valorizzare ancora di più le nostre coltivazioni tipiche. Questa è la visione di Confagricoltura».
Per il presidente c’è ancora della strada da fare. «Nonostante i miglioramenti degli ultimi anni, con il massimo storico di oltre 60 miliardi di euro ottenuto nel 2022, le esportazioni agroalimentari dell’Italia risultano ancora inferiori a quelle della Francia e della Spagna».
Giansanti elenca le cause di questa situazione. «Nei confronti della Francia – prosegue – scontiamo, ad esempio un prezzo medio di vendita sensibilmente inferiore per i vini. Puntare ancora di più sulla valorizzazione della qualità è una strada obbligata. Rispetto alla Spagna, siamo nettamente distaccati per l’ammontare delle esportazioni di ortofrutticoli. Insomma, c'è un potenziale da realizzare».
Il presidente fa poi una sintesi del piano di Confagricoltura, inviato al Governo. «Abbiamo proposto una strategia per l’ulteriore crescita della presenza internazionale del made in Italy perché siamo convinti che le esportazioni di settore possono salire, a certe condizioni, fino a 100 miliardi di euro. Un fattore di debolezza è costituito dalla carenza di aggregazione. Va, quindi, favorita la concentrazione dell'offerta anche nell'ottica della completa e trasparente tracciabilità dei prodotti sempre più richiesta dai consumatori». Altrettanto fondamentale la logistica.
«La nostra competitività è anche frenata dalle carenze dell’infrastruttura per il trasporto delle merci – conclude il massimo esponente di Confagricoltura –: le nostre imprese devono sopportare costi maggiori rispetto ai principali concorrenti per arrivare con i propri prodotti sui mercati internazionali. Il problema va risolto con la messa in opera di un sistema intermodale (autostrade, ferrovie, porti ed aeroporti) che colleghi il nord e il sud del Paese e con la realizzazione di quattro centri nazionali agroalimentari tra loro interconnessi. Infine, vanno ulteriormente sviluppati gli accordi di filiera e i contratti di sviluppo. Sono gli strumenti più efficaci e diretti, per delineare una visione di sviluppo condivisa da tutte le parti economiche interessate, con il contributo fondamentale della ricerca scientifica avanzata e delle innovazioni tecnologiche».
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