L'ANALISI
AGROALIMENTARE
26 Giugno 2022 - 08:12
ROMA - In questa fase di forte emergenza tra guerra, siccità e impennata dei costi delle materie prime, tutti i comparti agricoli devono fare i conti con notevoli criticità. Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura nazionale, analizza la situazione senza addolcire la pillola. «Gli allevatori hanno dovuto fronteggiare ulteriori rincari dei costi dei mangimi a causa dei rialzi del mais. I costi di produzione del granturco sono infatti lievitati, solo negli ultimi mesi, di un altro 20 per cento, i fertilizzanti sin al 50% mentre per l’acqua e l’energia si paga addirittura o al 100% in più. Certamente così non si può più andare avanti. In questo difficile contesto generale di crisi, le imprese lattiero casearie, in particolare, al pari di altri settori che richiedono trasformazione industriale, si trovano a scontare un problema in più: la necessità dell’industria di contenere le loro spese, cercando di acquistare il latte a prezzi non allineati ai costi produttivi».
La domanda è semplice e complicata al tempo stesso. Come si esce da questa situazione, come si esce dall’impasse?
«Purtroppo, non esiste una soluzione risolutiva e immediata - insiste Giansanti - ma occorre impegnarsi su più fronti, tenendo presente quanto sia indispensabile la salvaguardia degli allevamenti italiani, da cui si ricavano prodotti ‘made in Italy’ fondamentali anche sui mercati internazionali. Bisogna recuperare un assetto più equilibrato della catena del valore di questa fondamentale filiera che vale oltre 16 miliardi di euro e occupa più di 100 mila persone».
Entro settembre, come richiesto fortemente da Confagricoltura, saranno erogate agli allevatori misure di emergenza in aggiunta ai pagamenti accoppiati della Pac.
«Si tratta di un supporto - spiega il presidente di Confagricoltura - certamente non la panacea per i mali storici di questo comparto, che vanno affrontati con metodo e in prospettiva. È essenziale impegnarsi per la valorizzazione del nostro latte. Siamo anche coscienti che le sfide si vincono puntando sempre di più su selezione, genetica, cambiamento e dunque incremento del valore aggiunto. La zootecnia italiana deve scommettere su un modello basato sull’innovazione capace di integrare produzione di derrate alimentari e di energie rinnovabili».
In una situazione tanto difficile e in un’epoca di cambiamenti il ruolo della politica diventa ancora più importante.
«Non c’è dubbio che questo contesto economico così difficile richiede anche una ben precisa presa di coscienza da parte del Governo e dell’Unione Europea sulla centralità dell’agricoltura e della zootecnia: la tenuta delle imprese, la disponibilità di cibo a prezzo abbordabile ha ricadute positive in termini di reddito e coesione sociale sull’intero Paese».
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