CALCIO
AGRICOLTURA IN PROVINCIA
15 Maggio 2022 - 05:10
CREMONA - «Non ricordo, almeno negli ultimi trent’anni, nulla di lontanamente paragonabile all’emergenza che stiamo vivendo ora. Non possiamo recriminare alcunché a nessuno e, purtroppo, non ci sono soluzioni. L’unica via d’uscita? Sperare nella pioggia».
Sconforto e preoccupazione nelle parole di Umberto Brocca, presidente del Consorzio Irrigazioni Cremonesi, che si trova ad affrontare la peggiore siccità dai tempi del Dopoguerra. Le riserve idriche a disposizione della Lombardia, quindi anche del Cremonese, sono meno del 50% rispetto al necessario e i raccolti, tutti, sono estremamente a rischio.
Poca neve, invasi alpini e lacustri deserti e in Lombardia neppure l’ombra di rovesci seri da mezzo anno. Insomma, la ricetta di un disastro.
Agli agricoltori del territorio serve acqua per salvare questo raccolto e programmare il prossimo ma il consorzio non ne ha a sufficienza. Dei 535 millimetri di pioggia necessari ne sono caduti 233, meno della metà rispetto alla media di precipitazioni. E il problema è che, di fronte alla natura, c’è ben poco da fare: «Stiamo lavorando per fare un giro d’acqua almeno sul mais per fine mese ma di più non possiamo – spiega Brocca –. Il punto è che siamo, sì, di fronte a un’emergenza, ma di una tipologia e portata mai viste prima. Onestamente, peraltro, inconcepibile, non profetizzabile. Sapevamo di avere questa spada di Damocle sulla testa ma nessuno poteva prevedere quando sarebbe accaduto».
Contromisure, oltre a quelle già messe in campo, non esistono: «Che posso dire? – sdrammatizza il presidente – Andremo in pellegrinaggio nei santuari. Comprendo gli agricoltori e il loro timore e sinceramente mi sento anche a disagio nel non poter offrire risposte. La dura realtà è che questo disastro non è imputabile a errori, mala-gestione, cattiva organizzazione. Anzi, noi siamo prontissimi ma non possiamo creare dal nulla la risorsa prima».
Quindi non resta che sperare o disperare? In realtà una strada ci sarebbe ma è difficilmente percorribile: «Di natura non lo sono e quindi detesto fare il pessimista ma non voglio creare illusioni – confida il vertice –. Altri invasi potrebbero esserci, quelli delle delle centrali idroelettriche ma sono praticamente intoccabili. Come priorità da tempo hanno scavalcato l’agricoltura. Servirebbe una decisione politica forte e magari anche impopolare perché lo sappiamo tutti che il primo interesse è far arrivare alla gente la luce in casa».
Ultima via, il dialogo. Senza troppe pretese : «Di aiuti non me ne aspetto, in realtà, e di tavoli di lavoro in 30 anni ne ho visti tantissimi. Di efficaci molto pochi. Basterebbe un altro metro d’invaso nel Lago di Como, l’unico che sta erogando, per irrigare la nostra provincia 20 giorni di fila. Comunque non si risolverebbe il problema. Anche la deroga al Deflusso Minimo Vitale, giusta e importante, non è decisiva».
Mai come ora, in conclusione, il destino dell’agricoltura cremonese è tristemente affidato al caso. O meglio al meteo. Agricoltori e Consorzio restano con gli occhi puntati al cielo.
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