L'ANALISI
23 Dicembre 2017 - 04:00
IL BOTTA E RISPOSTA
Caro Babbo Natale fa che Crema dicenti pulita.
Bonaldi: «La sua lettera è già a Linea Gestioni»
Signor direttore,
vorrei inviare questa mia a Babbo Natale e per conoscenza, al signor sindaco di Crema e a Linea Gestioni. «Caro Babbo Natale, è tanto che non ti scrivo e non chiedo regali ma quest’anno mi rivolgo a te per un grosso regalo: vorrei che mi regalassi una crema pulita e ben tenuta.
E quindi ti chiedo di suggerire ai miei concittadini di non buttare cartacce, bottiglie, lattine, mozziconi di sigaretta per le strade (i filtri delle sigarette intasano i filtri dei depuratori e ci mettono anni per essere smaltiti); ai genitori di insegnare ai figli che pulito è bello, come faceva mio padre con me tanti anni fa, e che la città è la casa di tutti; ai signori presidi e agli insegnanti di insegnarlo ai loro allievi e di vigilare (davanti alle scuole vedo una vera ‘rudera’); ai dirigenti e ai lavoratori dell’azienda Linea Gestioni di lavorare al meglio e magari non lasciare strascichi di cartacce al momento della raccolta.
E per ultimo -ma non ultimo -visto che si tratta del primo cittadino, per favore ricorda al signor sindaco che è compito suo e della sua Amministrazione vigilare e prendere provvedimenti affinché la nostra città sia ben tenuta. Spero di poter essere esaudita, io mi impegno ad attivare un comitato ‘Ramazze cremasche’. Grazie».
Anna Maria Mancastroppa Vercesi
(Crema)
Signor direttore,
mi consenta di rispondere pubblicamente alla signora Anna Maria Mancastroppa Vercesi. «Gentilissima, la sua lettera mi sta a cuore, così come la sua segnalazione, che ha corredato l’ultima delle mie periodiche e piuttosto frequenti note al nostro Ufficio Ambiente ed a Linea Gestioni (ente che si occupa dell’igiene urbana e che la contatterà) perché svolgano un servizio ancora più efficiente ed efficace.
Certamente non dobbiamo abbassare la guardia, come lei ha indicato, sul tema educativo e culturale, ciò non toglie che un ambiente più decoroso e pulito invita ulteriormente i cittadini a comportamenti più virtuosi. La saluto con ogni cordialità».
Stefania Bonaldi
(sindaco di Crema)
IL CASO
Capotreno rapinato e licenziato. Un'ingiustizia: si era soltanto difeso
Egregio direttore,
la reazione spontanea, non la scrivo perché va oltre il consentito, alla notizia pubblicata oggi in prima pagina con il titolo ‘Morde e insulta l’aggressore. Licenziato il capotreno rapinato’’ rappresenta una di quelle tante situazioni che io ritengo di classificare tra le innumerevoli ingiustizie nel nome della solidarietà, delle quali la gente è stanca. Se era stato nominato capotreno, significa che aveva le qualità per farlo, tranne che sia stato qualche raccomandato figlio di papà.
Aveva certamente il pregio di essere giovane e forse questo l’ha portato ad andare oltre, cosa che si poteva evidenziare all’interessato in ben altro modo. Dicono che siamo stanchi di vedere certe trasmissioni dove ci sono solo delle lamentele e allora, cari signori, mettiamoci un bavaglio alla bocca e agli occhi e lasciamo libere le orecchie per ascoltare solo quelli che dicono che tutto va bene. Non sono per dire che tutto va male, fortunatamente in questa nostra patria sconquassata dalla demagogia e da una solidarietà fuori da ogni logica c’è anche ‘qualcosa’ che va bene, ma precisiamo bene quel ‘qualcosa’. Tanto per dirne una tra quelle che vanno male, malissimo, il funzionamento di Trenord. Questo è il mio pensiero spontaneo, al momento della lettura del suo giornale e tanti auguri a quel giovane capotreno.
Giampietro Masseroni
(Pescarolo)
Signor direttore,
mi consenta di esprimere la mia totale solidarietá a quel lavoratore, preciso di non conoscerlo e neppure di sapere chi sia, che è stato ingiustamente e criminalmente licenziato per essersi difeso da uno di colore che lo ha pure rapinato. Svolgere il lavoro di controllo sui mezzi pubblici credo sia una mansione spettante al capotreno in oggetto e punire chi viaggia senza biglietto, sopratutto per rispetto a chi il biglietto lo paga, immagino sia una prassi piú che normale.
Per certa gente di colore, facendosi scudo della mitica parola razzista, il viaggiare da parassiti e non pagare il biglietto è la norma, una cosa dovuta, e questi parassiti non pagano non perché non hanno i soldi del biglietto, visto i cellulari da 3-400 euro che usano, ma perché se ne fregano delle regole e di noi italiani che le rispettiamo. Mi vengono spontanee delle domande: ma i sindacati dove sono? Perché non difendono un lavoratore licenziato, a mio avviso ingiustamente? Lo status di profughi quanto dura un mese, un anno o tutta la vita? In 63 anni ho visto molte porcate commesse da questo regime antifascista ma veder colpire un lavoratore licenziandolo per essersi difeso da un’aggressione è una delle piú grosse.
Gian Alberto D’Angelo
(Cremona)
Ha destato molto stupore e generato solidarietà il caso del capotreno cremonese licenziato da Trenord secondo le modalità che voi avete riassunto. I comitati dei pendolari annunciano iniziative a suo sostegno, come ricordiamo oggi a pagina 4. Vedremo se serviranno a fare ritirare il provvedimento.
In ricordo di don Aldo Grechi
Prete di campagna, riferimento per tutti
Signor direttore,
a Brancere ho conosciuto don Aldo Grechi, un sacerdote che si è devotamente inchinato in un totus tuus popolare a Maria Vergine Assunta in cielo. Al don che ci ha lasciato per il Paradiso, un ringraziamento grandissimo per aver portato tra la gente l’immagine mariana, sia lungo il grande fiume sia nella santella eretta a fianco dell’alzaia tra i pioppi cipressini e lo scorrere delle acque, un luogo dove ogni anno al 15 di agosto, si celebra la Festa dell’Assunta con la Santa Messa e la processione al seguito della statua della Madonna di Brancere regina del Po. Ci ha lasciato un prete di campagna sempre pronto a offrire se stesso, anima e corpo, a tutti. Una vita al di fuori della babele odierna, nel contrapporsi alla vanità, alle chiacchiere, ai pregiudizi. Sicuro riferimento di speranza per ogni anima in difficoltà. Don Aldo, ora, dal cielo ci ripete di affidarci a maria, segno di certa speranza e di consolazione.
Graziano Bertoldi
(Cremona)
Di Maio e l’addio all’euro
I nostri risparmi sarebbero dimezzati
Gentile direttore,
l’ultima sortita del M5S e di Di Maio sulla possibilità di un’uscita dall’euro, merita alcune considerazioni. Rammento che la discussione sul cambio lira euro ha suscitato grande interesse e può essere utile ricordare quale fu il meccanismo matematico in base a cui i cambi vennero calcolati. Il cambio lira/euro pari a 1936,27 non fu una decisione politica, ma un’equazione studiata al fine di mantenere i rapporti esistenti decisi dal mercato. Infatti mettendo a rapporto 1936.27 (euro/lira) con 1,9558 (euro/marco) il risultato è 990 ovvero il tasso di cambio marco/lira di allora. Allo stesso modo se si divide 1936.27 con 6,559 (euro/franco francese) si ha 295 ossia il cambio lira/franco dell’epoca in cui si è decisa l'introduzione dell’euro. Sgomberato il campo da questa vecchia polemica usata incessantemente dalla destra nostrana e dai pentastellati che sostengono ancor oggi che si poteva spuntare un cambio migliore (spiegato sopra le ragioni vere decise dal mercato) veniamo alla miccia riaccesa dal Di Maio di uscire dall’euro, formulata con alcuni se ed alcuni ma. Le conseguenze per il nostro Paese di una decisione simile vedrebbero prima di tutto il dimezzamento dei nostri risparmi a meno della metà del valore attuale. In seconda battuta, siccome il debito pubblico, anche con l’introduzione della lira, va pagato in euro, il giorno dopo le banche italiane, che hanno nei loro bilanci una quota importante di titoli di stato, ossia debito, rischierebbero pesantemente il default. Contemporaneamente, con una diminuzione drastica del potere d’acquisto, esploderebbe l’inflazionei interna e nella rincorsa tra prezzi e salari il potere d'acquisto dei lavoratori e pensionati si dimezzerebbe drasticamente. Morale il disastro finanziario ed economico di una nazione, con crisi della domanda e disoccupazione in crescita esponenziale. Se è questo il progetto dei cinque stelle gli italiani sono avvertiti. Di dilettanti allo sbaraglio in politica ce ne sono molti, ma costoro hanno proprio il primato alla luce delle soluzioni che propongono, da ultimo l’uscita dalla moneta unica. Auguri.
Giorgio Demicheli
(Cremona)
Il grazie dell’Ail
Stelle di Natale che danno speranza
Gentilissimo direttore,
le scrivo per far arrivare i miei sentiti auguri di Buone Feste a tutti coloro che a titolo diverso hanno dato un contributo alla nostra Associazione, rendendo possibile la manifestazione delle Stelle di Natale. Questo sforzo corale ci permetterà di proseguire sulla strada dell’assistenza ai malati ed alle loro famiglie, del supporto al Reparto di Ematologia, della ricerca, della solidarietà e del volontariato, la cui essenza è il donare. Il nostro Natale sta arrivando: quello che unisce e ci accomuna!
Ines Bodini
(presidente della sezione Ail Oglio PO della Provincia di Cremona)
Negozio in Vicolo del Cigno
Mai censure alla nostra attività
Buongiorno direttore,
abbiamo letto con vivo interesse la nota apparsa l’altro giorno su un piccolo negozio in centro città e, visto che il profilo descritto corrisponde perfettamente a quello del nostro negozio agricolo in vicolo del Cigno, ancora una volta ci corre l’obbligo di ringraziare la nostra ammiratrice segreta che non manca mai l’occasione di fare una grande pubblicità alla nostra piccola attività. La signora segue la nostra esperienza con passione autentica e con fede invincibile e la cosa ci riempie di gioia oltre a convincerci che quel che stiamo facendo sia davvero importante; eh sì, perché sul territorio non conosciamo altre aziende agricole che allevano maiali con certificazione biologica, senza inseminazione artificiale, recuperando le razze storiche della produzione salumiera della Bassa, per produrre salumi a stagionatura lenta e naturale. Ci piace anche leggere che la signora voglia diramare inviti alle massime autorità cittadine affinché provino la brezza di Vicolo del Cigno... beh, quelle religiose non ancora, ma quelle civili sono già passate tutte a far visita più e più volte rimanendo, a quanto pare, molto soddisfatte dell’offerta. Dobbiamo però, dopo i giusti e dovuti ringraziamenti, avanzare un paio di precisazioni. Anzitutto con riguardo agli arredi esterni: l’idea Renzo Piano, di cui la lettrice ben sa, l’abbiamo scartata considerando questo professionista troppo inflazionato; ci siamo affidati invece ad un pool di giovani professionisti dell'Alto Frignano con studio a Portobello Road nella City londinese. Ci piace parecchio l’invito rivolto alle forze dell’ordine, il quale però risulta all’oggi parecchio consunto dal momento che tale invito riteniamo sia stato formalizzato direttamente dalla signora più e più volte in questo anno, come riferito dagli stessi operatori i quali, ovviamente, non hanno mai una volta censurato alcunché con riguardo al nostro comportamento o a quello della nostra clientela; tenendo alla sicurezza dei nostri agenti però, se dovessero tornare, ci permetteremmo di consigliare un elmetto d’ordinanza, dal momento che dal cielo di Vicolo del Cigno piovono spesso boccette di vetro, condotte queste, ovviamente già oggetto di esposto e denunzia. Chissà, magari è opera di qualcuno che ama vedere dalle proprie finestre il riverbero del vetro opaco sui ciotoli del vicolo...
In ultimo, l’ammiratrice segreta nel declinare gli orari di attività del nostro negozio ha scordato di precisare che tre giorni su sette il negozio resta chiuso ma, se proprio la signora non riesce a fare senza di noi, stia tranquilla, ci attrezzeremo anche per quei tre giorni.
Beppe Carletti
(azienda agricola Malintesa)
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