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TEATRALIA
C’è voglia di rinascita, c’è voglia di emergere dal buio della notte per poter individuare un’umanità nuova. L’acqua come elemento primordiale, il suono dell’acqua come musica di un divenire che è vita che continua: questo Dimitris Papaioannou porta in scena nella performance «Ink», prodotta da TorinoDanza e Festival Aperto. Il coreografo greco a fronte della promessa di una installazione ha realizzato una performance condivisa con Suka Horn che va oltre l’installazione, che è pensiero agito in scena, che è voglia di raccontare il ritmo eterno, perpetuo di una vita di cui è parte anche la morte.
In uno spazio nero (spazio mentale?) il suono di un innaffiatore meccanico, il rumore dell’acqua sono le chiavi di ingresso per un’azione che fa emergere dall’oscurità, una sorta di forza vitale che ha nel corpo nudo e bianco di Horn l’alter ego del demiurgo Papaioannou. L’acqua fa germogliare quel corpo, i due vivono immediatamente di una lotta e confronto, sono il bianco e il nero, il giovane e il vecchio, forse il padre e il figlio. Dalla terra — lastre di plexiglass trasparente — emerge Suka Horn che inutilmente il coreografo e danzatore greco cerca di contenere. La potenza di quel corpo è mondo, è Atlante che regge la terra, è scimmia che evolve in uomo, è belva che caccia nascosto fra le spighe di grano, è la scimmia che si fa uomo in una corsa sul posto che ne esalta l’evoluzione della postura che alla fine è evoluzione dell’homo erectus a homo sapiens, fino all’homo tecnologicus.
L’acqua si fa musica ma all’improvviso diviene muro e in controluce si fa sipario da cui emergono le immagini inventate dal coreografo. L’acqua modella i corpi, l’acqua rigurgita un polpo destinato a coprire il ventre di quell’Adamo solitario che germoglia nello spazio buio e astratto della scena. Sono alcuni elementi di Ink, un lavoro denso, affascinante, potente come sanno essere le creazioni del coreografo greco. La musica di Antonio Vivaldi arriva in attesa, dolce e malinconica al tempo stesso, il cellophane che delimita la scena definisce spazi e volumi che muovono il buio...
Davanti a tutto questo l’occhio dello spettatore si stupisce, si perde, si emoziona e percepisce di essere al cospetto di un linguaggio che sa pescare nel mito e restituirci l’eterno nel qui ed ora di due corpi che danzano.
INK, creazione di Dimitris Papaioannou, con Šuka Horn e Dimitris Papaioannou., scene e costumi: Dimitris Papaioannou. Luci: Stephanos Droussiotis e Dimitris Papaioannou. Sound design: David Blouin. Musiche: Antonio Vivaldi, Donald Novis, Isham Jones, Sofia Vempo, Leo Rapitis. Produttore creativo-esecutivo e assistente alla regia: Tina Papanikolaou. Regista assistente: Stephanos Droussiotis. Prima assoluta, esclusiva italiana. Teatro Valli, Reggio Emilia, 27 settembre 2020.
Nicola Arrigoni
08 Ottobre 2020
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