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IL MEDICO RISPONDE: IL VIDEO

Anoressia, bulimia e non solo: serve un approccio d’équipe

La dottoressa Elena Maria Rossi, psicologa e psicoterapeuta che afferisce alla Psicologia clinica di Asst Cremona: «Chi ha un disturbo del comportamento alimentare non può controllarsi». Fattori di rischio e sintomi

Cinzia Franciò

Email:

cfrancio@laprovinciacr.it

16 Marzo 2024 - 20:04

CREMONA - Nuovo appuntamento con la rubrica ‘Il medico risponde’: la protagonista è la dottoressa Elena Maria Rossi , psicologa e psicoterapeuta che afferisce alla Psicologia clinica di Asst Cremona all’interno delle attività previste dal ‘Piano Locale di contrasto ai Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione’ di ATS Val Padana.

Il 15 marzo è stata la Giornata nazionale dei disturbi del comportamento alimentare (DCA). Tanti incontri, iniziative per tenere accesa l’attenzione su queste problematiche in aumento e che, dopo gli incidenti stradali, sono la seconda causa di morte tra i 12 e i 25 anni. In Italia 3 milioni di soggetti soffrono di questi disturbi e il 70% sono adolescenti.

Che cosa s’intende per DCA?
«Si tratta di disturbi che hanno caratteristiche comuni, che causano un consumo non consueto del cibo che viene introdotto e che vanno a inficiare il funzionamento psicosociale oltre che fisico della persona. Spesso sono associati a disturbi d’ansia e dell’umore. Questa malnutrizione, in eccesso o in difetto, comporta conseguenze sugli apparati scheletrici, muscolari, cardiovascolari se insorge nell’adolescenza».

Quali sono i più diffusi?
«Troviamo la Pica, ossia l’ingestione di materiale non alimentare, l’Arfid, legato all’infanzia. Tra le più conosciute c’è la bulimia, ossia abbuffate durante le quali in pochissimo tempo vengono consumate enormi quantità di cibo, seguite da condotte compensatorie, ossia esercizio fisico molto intenso per smaltire le calorie introdotte: la persona proprio per queste condotte che mette in atto non aumenta di peso. L’anoressia è invece caratterizzata da un’introduzione bassa di nutrienti e calorie che comporta una significativa perdita di peso. Ma la persona ha una percezione disfunzionale della propria immagine corporea che influisce anche sull’autostima. Il Disturbo da alimentazione incontrollata causa frequenti abbuffate senza condotte compensatorie che spesso portano all’obesità. Ci tendo a sottolineare che i soggetti che si trovano ad affrontare un DCA mettono in atto questi comportamenti senza essere in grado di controllarli».

Che cosa bisogna fare se ci si accorge che un proprio familiare ha un DCA?
«È molto importante l’approccio multidisciplinare, la presa in carico di diversi specialisti. Il primo riferimento è il medico di famiglia o il pediatria di libera scelta che inviano la persona alla Neuropsichiatria infantile per i ragazzi sotto i 18 anni, ai CPS, alla Psicologia ospedaliera, ai Consultori per chi invece è maggiorenne. Oggi si stanno implementando questi servizi per fornire non solo un intervento ambulatoriale, ma per creare centri specialistici che si occupino della problematica in maniera trasversale».


La rubrica, realizzata in collaborazione con Asst Cremona, può essere ascoltata sul sito del giornale e sul suo canale YouTube.

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