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Un dongiovanni di provincia che riesce (quasi) a redimersi

Una storia di Veladiano tra amore e creatività che rende liberi

La scrittrice sa raccontare con grande finezza psicologica il difficile rapporto tra Bianca, raffinata artista, e l’uomo che vuole farne bottino

Gigi Romani

Email:

lromani@laprovinciadicremona.it

17 Marzo 2016 - 14:40

Una storia di Veladiano tra amore e creatività che rende liberi

Mariapia Veladiano
‘Una storia quasi perfetta’
Guanda
238 pagine, € 17.50

Mal comune, mezzo gaudio sembra il sottile, perfido sentimento delle tante donne di contorno alla storia di questo amore quasi perfetto, che nasce, cresce e viene troncato e poi stupisce tutti, non con un facile happy end, ma con un finale a sorpresa liberatorio. Mariapia Veladiano racconta questi sentimenti, questa storia, con grande finezza psicologica e assieme in modo molto letterario, costruendola con lo stile, con una lingua tersa e personale, e quindi dandole sostanza e spessore. Bianca ha quell’ariosità e quella purezza, quella libertà interiore e dignità che mancava alle protagoniste dei precedenti romanzi di questa autrice, donne brutalizzate e umiliate, lasciate sole con un figlio e capaci di reagire. È quel che accade anche a Bianca che però ha una diversa personalità che rifiuta naturalmente l’umiliazione e riesce a andare avanti perché ha dalla sua parte una forza creatrice, un amore per l’arte, la capacità di cogliere il soffio del divino nella bellezza della natura. È lei che dà perfezione a questa storia, che ne accetta i mutamenti e le sconfitte, dopo aver pensato anche lei, come spesso accade, io ti salverò o con me sarà diverso. «Lei lo cercò ancora un poco. Con la discrezione e la libertà che le veniva dal sapere che non era stata una visione. C’erano stati giorni e notti e pensieri e cene e progetti, tante parole e belle, le parole..... C’era quel percorre il suo corpo come se fosse un disegno da scoprire». Lui, chiamato solo così, senza un nome, è invece un prototipo maschile, un Don Giovanni di provincia, un uomo di successo in una piccola città, capace però di guardare molto più avanti e lontano per i propri affari, quanto invece è prigioniero di timori e meccanismi che limitano i suoi sentimenti, la creazione di un rapporto vero con gli altri, le donne in particolare. Intorno a lui, nel suo ufficio, tutte sono cadute nella sua rete e ne sono rimaste scottate, tanto che davanti a ogni nuova arrivata restano a guardare, incuriosite e pettegole, rete di un piccolo centro in cui si sa tutto di ognuno, sicure di verificare che il finale potrà essere sempre uno solo. Con Bianca, lui vuole da subito «saccheggiarle l’anima e fare bottino del suo corpo», sedurla per la sua bellezza e soprattutto per ottenere in esclusiva per la sua azienda di design e moda i meravigliosi disegni di fiori, poi di cieli, di acque e così via, frutto del suo eccezionale talento e che potrebbero garantire alla sua impresa anni di successi in mezzo mondo. Lui «passava da una tavola all’altra con furia, imprudente nel suo entusiasmo. Imprudente e affascinato. Affascinato, ecco, affascinato», il giorno che lei gli porta a vedere le sue cose, senza aspettarsi niente. Lui è uomo di esperienza, le sue storie gli hanno insegnato ogni volta qualcosa, e le donne abbandonate non sembrano covare vendette, anche se ce ne è una che ha lasciato il segno, togliendosi la vita. E il racconto, di capitolo in capitolo, spesso brevi, e di dialogo in dialogo, procede, si disvela, mostra la verità profonda dei due protagonisti. Lei gli si offre come un regalo, davanti al suo entusiasmo per la propria arte, lui la scarta e la usa, gli importa il contratto innanzitutto, anche se qualche piccola crepa si vede farsi sulla sua dura scorza, sia nella romantica gita a Venezia, sia dopo averla inesorabilmente lasciata: «cercò di sentirsi più vivo come le altre volte, come sempre quando una storia finiva. Però non ci riuscì». Perché quando c’è qualcosa di vero, come quello che riesce a farci sentire la Veladiano, non possono esserci né vincitori, né vinti.

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