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Lo spagnolo Baltasar indaga in Puglia

Un thriller che guarda ai più deboli con vena animalista

Gigi Romani

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lromani@laprovinciadicremona.it

02 Febbraio 2016 - 16:43

Un thriller che guarda ai più deboli con vena animalista

Anna Maria Danese
‘La cosa doppia’
Besa Editrice
280 pagine, € 18

È una bella giornata di sole e Baltasar Salinas, un commissario di polizia spagnolo in vacanza in Puglia, è appena arrivato al mare quando, dai flutti, emerge un cadavere: sembra una sirena dai lunghi capelli ramati, in realtà è il corpo di una tredicenne, brutalizzata prima di essere uccisa. Così quello che per Salinas e la sua amica italiana Elena ‘Nené’ Aliota doveva essere un periodo di svago e relax nella terra di lei, si trasforma prima in un’indagine imprevista, poi in un vera e propria discesa agli inferi, alla scoperta della parte più buia della mente umana. È l’inizio di ‘La cosa doppia’, romanzo di esordio di Anna Maria Danese, giornalista dell’Ansa, una lunga esperienza come cronista e appassionata di politiche euromediterranee. La scoperta del corpicino violato non diventa tanto il punto di partenza di un viaggio investigativo-procedurale, quanto il primo di una serie di cerchi concentrici che dilatano progressivamente la storia, aggiungendo a ogni giro nuovi fatti e nuovi personaggi, disegnati spesso con pochi tratti, sempre con mano sicura, ognuno dotato di una sua «voce» ben precisa: l’intuito quasi preveggente e i ricordi di infanzia e giovinezza di Elena, la bonaria concretezza di Salinas, il rigore del tenente dei carabinieri Fulchero, l’aridità di un veterinario senza vocazione. Protagonisti e comprimari — come in ogni mistery che si rispetti — alle prese con segreti di varia natura, più o meno inconfessabili. L’autrice attinge con giudizio alla sua esperienza di giornalista di nera e giudiziaria per la parte procedurale e punta l’attenzione del lettore sulle vittime più indifese: i bambini, spesso migranti sottoposti ad abusi di ogni tipo, e gli animali, ai quali è dedicata una coinvolgente sottostoria. La ‘res bina’, la ‘cosa doppia’ del titolo, è il simbolo di due entità opposte e inconciliabili, da cui nasce una sofferenza lacerante e oscura, movente dei delitti e motore della storia. In cui molti dei personaggi si trovano a fare i conti con le ferite del proprio passato. Sono due entità apparentemente inconciliabili anche la violenza dei fatti raccontati da un lato e la bellezza selvaggia del territorio pugliese dall’altro, con calette dalle acque caraibiche, mare color cobalto, bianchi promontori e ulivi dai riflessi d’argento. Ma la scrittrice riesce a raggiungere un equilibrio che permette ai due aspetti di intrecciarsi, con risonanza emotiva e non cartolinesca.

Alessandra Massi

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