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Dal 2 aprile al 5 giugno

"Concerto per Sofonisba", mostra all'MdV

Betty Faustinelli

Email:

bfaustinelli@laprovinciadicremona.it

01 Aprile 2016 - 13:21

"Concerto per Sofonisba", mostra all'MdV

Gabriella Benedini

Cremona - Museo Del Violino

Concerto per Sofonisba

9 aprile - 5 giugno 2016

Orari: dal martedì alla domenica dalle ore 10 alle 18

mail: info@museodelviolino.org 

CREMONA — Una mostra, sì. Ma anche un abbraccio, una promessa, un ritorno, una curiosità maturata fin dai tempi in cui Gabriella Benedini ragazzina percorreva le strade della sua Cremona chiedendosi chi fosse mai Sofonisba Anguissola per avere una via dedicata. Artista contemporanea di fama internazionale la prima, pittrice che in pieno Rinascimento ebbe un ruolo di rilievo alla corte di Spagna la seconda, le due sono oggi chiamate a un dialogo a distanza, a un confronto e a uno specchiarsi l’una nell’altra . La mostra Concerto per Sofonisba sarà inaugurata sabato 2 aprile e resterà aperta fino al 5 giugno

E’ ispirata a Sofonisba, ma anche alla musica e alla liuteria — la sede, non casualmente, è il Museo del Violino — e sa riunire, oltre alle massime espressioni della creatività cremonese, passato e presente. «Vorremmo recuperare l’orgoglio per l’appartenenza a questa città — ha sottolineato il sindaco Gianluca Galimberti presentando l’iniziativa che rientra tra le proposte di Cultura partecipata —. Cominciamo a farlo dal Cinquecento, da Torriani, da Amati, e appunto da Sofonisba. Ma non vogliamo che restino nelle teche, li dobbiamo far parlare e rendere attuali». L’assessore al Turismo Barbara Manfredini fa notare come l’MdV sia di fronte alla casa degli Anguissola, mentre Rodolfo Bona, consigliere comunale e tra i tramiti a livello organizzativo d el l’allestimento, rimarca l’importanza della collaborazione tra pubblico e privato. E degli sponsor, naturalmente. A rappresentare Cassa padana c’è Fabio Tambani, che ricorda come al successo di Sofonisba abbia contribuito il padre, tanto lungimirante e sognatore da chiamare Europa un’altra delle sue talentuose figlie. Tra le voci che contribuiscono a rendere ricco il ‘Concerto ’ non poteva non esserci un contributo musicale, una serie di esibizioni organizzate da Gabrio Taglietti e da Spazionovecento. Quella tra Sofonisba e Gabriella Benedini è una lunga storia d’amore, si è detto. «Malgrado il liceo artistico e poi Brera — ha detto l’artista — solo nel 1994, in occasione della splendida mostra in Santa Maria della Pietà. Ho potuto capire fino in fondo il suo valore. Le donne nella storia dell’arte semplicemente non esistevano, erano regolarmente oscurate. Solo adesso cominciano a essere studiate e comprese».
Un altro incontro, quasi epifanico, è avvenuto a Palermo, dove Sofonisba è sepolta. «Per trovare la chiesa di San Giorgio dei Genovesi — ricorda l’ar tis ta — ho dovuto percorrere vicoli pieni di pozzanghere, strade strette fiancheggiate da case cadenti. La chiesa è in mezzo a un posteggio, più volte l’ho trovata chiusa». Poi finalmente trova un avvocato con le chiavi, che apre il portone quel tanto per far passare Benedini e una lama di luce. «Il pavimento — dice l’artista — era costellato di lapidi e pietre tombali non tutte leggibili, e sopra c’erano le panche. Era buio, questo avvocato continuava a ripetermi: si sbrighi, si sbrighi. Credo sia stata Sofonisba a chiamarmi, quando ho trovato la sua tomba mi ci sono inginocchiata».
Il contatto tra le due artiste è passato attraverso la musica, ed ecco quindi il Concerto, in cui — come ha sottolineato il curatore Paolo Bolpagni — si rincorrono alcuni elementi ricorrenti nell’arte di Gabriella Benedini: il tempo, la musica, la metamorfosi, il mito. La prima delle tre sezioni — introdotta da una frase di Pitagora che mette in relazione la musica, i numeri e i corpi celesti. Le sculture della serie Mousiké si accompagnano ad alcuni metronomi, checon moto sfalsato scandiranno il trascorrere del tempo. Nella seconda sezione, cento leggii reggono altrettanti ‘libri ’. Per ognuno una storia, un ricordo, una suggestione. E infine le ‘arpe’, nella terza e ultima sezione dominata da un bianco quasi assoluto.
«Se c’è una cosa che Gabriella non sopporta — a mmonisce Bolpagni — è che qualcuno le chieda a che corrente appartiene . Si potrebbe parlare di Arte povera per l’utilizzo di alcuni materiali, ma in realtà il suo stile è unico». «La mia arte — s p i ega Benedini — è il frutto di ciò che ho visto, sentito, vissuto anche durante i viaggi in estremo Oriente, in Africa, in Sudamerica». E ad accomunare tutte le opere «c’è la linea curva». Simbolo di un’arte che non è femminile (sarebbe riduttivo definirla tale, chissà poi perché), ma che è fatta da una donna.
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