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Padiglione Tibet

Nel castello di Pavia la cultura tibetana fino al 10 aprile

Installazioni e incontri dedicati alla civiltà del ‘paese che non c’è’

Betty Faustinelli

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bfaustinelli@laprovinciadicremona.it

15 Marzo 2016 - 12:27

Nel castello di Pavia la cultura tibetana fino al 10 aprile

Pavia - Castello Visconteo fino al 10 aprile 

PAVIA — «Un paese è vivo quando è viva la sua cultura»: questa fase si addice perfettamente al progetto padiglione Tibet in corso al Castello Visconteo fino al 10 aprile e inaugurato nei giorni scorsi. Il progetto Padiglione Tibet ‘il padiglione per un paese che non c’è’ ideato da Ruggero Maggine l 2010 ha sempre agito in questo senso ridando dignità al popolo tibetano attraverso la conoscenza della sua arte e della sua cultura.
La mostra, a cura di Ruggero Maggi e con la collaborazione di Giosuè Allegrini trova spazio nel Castello Visconteo di Pavia storico complesso architettonico, fra i più importanti spazi espositivi nazionali legati all’arte e alla cultura. Si tratta di una rassegna espositiva che intende rappresentare uno straordinario florilegio, una sintesi creativa delle precedenti tre edizioni (2011/2013/2015) di Padiglione Tibet nato come evento parallelo alla Biennale d’Arte di Venezia e durante il quale sono stati coinvolti importanti artisti contemporanei, tra cui il Premio Nobel Dario Fo, Gillo Dorflese Dario Ballantini. Un fil rouge, dunque, emozionale, suggestivo e appassionato che parte idealmente dal Tibet e giunge a Pavia, transitando per Venezia.
Un fil rouge che ha coinvolto oltre cento artisti da tutto il mondo, impegnati nelle scorse edizioni veneziane di Padiglione Tibet, come a dire che la Libertà non ha,e non può avere, confini in quantola Libertà è un sentimento incontenibile, inarrestabile, incoercibile. A Pavia saranno quindi presentate le opere realizzate da noti artisti contemporanei direttamente sulle Khata, le tipiche sciarpe che in Tibet i monaci offrono in segno di saluto ed amicizia. Un evento in cui verrà evidenziato il connubio tra Arte Sacra Tibetana ed Arte Contemporanea Occidentale.
Così è per i monaci tibetani che hanno realizzato i mandala, cerchi della vita, un cammino fatto di segni e di colori che diventano simboli dell’universo, e si trasformano in un Archivio di Struttu re-Mandala rea lizzate dai monaci, in sinergia con gli artisti di Padiglione Tibet che ne hanno tracciato le linee guida.
Così è per i buddisti tibetani, che nel far ruotare in senso orario le Chokhor, le ruote della preghiera, diffondono nel vento Om Mani Padme Hum, il mantra che, riprendendo la forma incisa dei petali del fior di loto, conduce la mente a ricordare come il più prezioso dei tesori, il Nirvana Buddista, non vada cercato nell’altrove, negli orpelli decorativi piuttosto che nelle ingorde velleità, bensì nel nostro cuore, nella quotidianità delle cose più semplici e umili, ma non per questo meno preziose.
Ruote elaborate, per l’occasione, dagli artisti di Padiglione Tibet e realizzate in materiale ceramico dai laboratori albisolesi, che forniscono, sotto l’azionamento manuale dei visitatori, rinnovate esperienze sensoriali e spirituali.
Saranno anche presentate la mostra di arte satirica Tibet … c’è poco da ridere da un’idea di Maggi ed a cura di Dino Aloi con artisti italiani e francesie quella dedicata al versatile e geniale Giuseppe Coco capace di misurarsi con la satira più amara e, contemporaneamente, con i temi più poetici dell’umana commedia Coco & Milarepa –i colori dello spirito presentata da Chiara Gatti.

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