L'ANALISI
Mostra a palazzo Comunale di Cremona fino al 31 gennaio
15 Gennaio 2016 - 13:53
Cremona - sala degli Alabardieri di palazzo Comunale
"Memorie scolpite sul marmo"
17-31 gennaio
CREMONA —Memorie scolpite sul marmo è il bel titolo della mostra fotografica, curata da Alberto Bruschi, Mariella Morandi e Giuliano Regis, che sarà inaugurata domenica 17 gennaio in sala degli Alabardieri di palazzo Comunale (ore 11). Per così dire la mostra è l’esito finale di un impegno condiviso dall’Adafa, dal Gruppo Fotografico Cremonese BFI e dall’Opera Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra che si sono fatti carico non solo di documentare il patrimonio di lapidi legate ai caduti della Grande Guerra ma hanno provveduto al restauro di iscrizioni che l’incuria e gli agenti atmosferici rischiavano di cancellare per sempre. Trentasette in tutto sono le epigrafi restaurate e documentate nella loro trasformazione dal lavoro dei soci del Gruppo Fotografico Cremonese .
Restauro è stato realizzato da Elena Dognini, Mara Pasqui ed Annalisa Reb ec ch i , le fotografie dei soci del Gfc sono stampate su carta fine art museo hahneuhie. I testi che accompagnano la mostra sono curati da Mariella Morandi , trascrizione epigrafi e cenni biografici sono di Anna Filippicci Bonetti. Il progetto — ora sintetizzato nellamostra — era inserito nell’ambito delle iniziative della Cultura partecipata 2015, promosse dal Comune.
Detto questo «la mostra propone un percorso fra le lapidi ed i monumenti del cimitero di Cremona dedicati a quanti combatteronoper l’unità d’Ita - lia nelle campagne risorgimentali e nella guerra 1915-1918 — spiegano i curatori —. Le epigrafi raccontano i sentimenti dei parenti di fronte alla violenta morte dei loro congiunti nelle battaglie o per morbi contratti in guerra. Esprimono anche il forte senso di appartenenza alla Patria nei ricordi dei reduci sopravvissuti, posto in primo piano rispetto agli altri meriti della loro vita civile».
Ciò che propone Memo rie scolpite nel marmo è un viaggio nella storia riletta attraverso i suoi testimoni, coloro che persero la vita nella durissima e inaudita esperienza della Grande Guerra di cui ricorre un centenario a tratti incolore, dimenticato.
A questa dimenticanza vengono in soccorso Adafa e il Gruppo Fotografico Cremonese, come in altre occasioni ha fatto l’Archivio di State recuperando lettere e memorie di chi partecipò al conflitto del ‘15/‘18.
Questo per dire che la grande storia e le memorie intime possonoe devono intrecciarsi, soprattutto quando un fatto accaduto un secolo fa rischia di non appartenerci più. Forse andando a scovare le testimonianze di chi visse la Grande Guerra la distanza temporale si annulla perché a soffrire, sperare, combattere sono stati uomini, ragazzi, vista la giovane età, con speranze, sogni e una vita davanti interrotta dalla ferocia della guerra.
E di queste testimonianze si ha racconto nelle epigrafi come ben osserva Mariella Morandi riferendosi alle epigrafi: «Sono frasi semplici,che esprimono in maniera molto composta lo strazio di genitori, giovani spose,figli piccolirimasti orfani, tragedie che cercano consolazione e una sorta di compensazione nel presentare il caduto come un eroe, probabilmente oscuro ma ammirevole per il semplice fatto di aver compiuto il proprio dovere fino in fondo, anche quando ad averlo rapito alla vita non è stata una fucilata o una scheggia di proiettile ma una malattia contratta per gli stenti e la promiscuità della permanenza in trincea».
Al di là dell’analisi estetica e La lapide di Giuseppe Pizzi La lapide di Dario Beghini al cimitero di Cremona artistica che lapidi e monumenti meritano, al di là dei simboli bellici o di devozione che caratterizzano molte tombe, insomma al di là dell’aspetto estetico la possibilità di apprezzare e poter leggere le epigrafi –appositamente e scrupolosamente trascritte –e da queste risalire a aspetti biografici del soldato caduto permette di avvicinare e raccontare con le tinte forti della testimonianza l’orrore della Grande Guerra, il conflitto che cambiò il mondo di cento anni fa e diede il via all’età contemporanea.
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