Sabato 14 dicembre - 19 gennaio 2014
CREMONA — Ci saranno la sua sedia di vimini, le statue dedicate ai figli bambini e i ritratti che gli fecero Ezio Pastorio e Mario Biazzi. E’ significativo il sottotitolo della mostra — Lo studio dello scultore — che il Comune e la famiglia dedicano a Dante Ruffini a cinquant’anni dalla morte, avvenuta nel 1963, e a quasi centodieci anni dalla nascita, nel 1905. La mostra è stata presentata ieri mattina dal sindaco Oreste Perri, dal l’assessore alla Cultura Irene Nicoletta De Bona, dai figli dell’artista Laura e Marco Ruffini, dalla curatrice Sonia Tassini e da Angela Bellardi, direttore dell’Archivio di Stato, che ospiterà tra alcune settimane la sezione documentaria dell’a l l e s t i m e nto. Per l’occasione verrà inoltre aggiornata e ristampata la monografia dedicata a Ruffini, edita da Fantigrafica. La mostra verrà inaugurata sabato 14 dicembre (ore 17,30) nella Sala dell’Antica Cappella, dove era ospitata la collezione dei violini e dove si è appena concluso l’omaggio a Mario Coppetti, che di Ruffini è stato cognato oltre che amico; l’allestimento potrà essere visitato fino al 19 gennaio. «Mi ha colpito molto quello che hanno sottolineato i figli riguardo alla personalità del padre — ha detto Perri —, alla sua capacità di introdurli da bambini nel mondo dell’arte e della musica. Oltre che un grande artista, credo che Ruffini fosse un uomo molto sensibile». «L’attenzione a Ruffini — è intervenuta De Bona — si inserisce nel filone che l’amministrazione sta dedicando agli artisti del Novecento cremonese e che, solo in questi ultimi tempi, ha permesso di mettere in evidenza l’opera di Coppetti, di Acerbi e, la primavera prossima, di Alfredo Signori. Queste mostre, oltre a essere frutto di un’importante collaborazione tra il Comune e i privati, in questi casi le famiglie, e altre istituzioni. Queste mostre tra l’altro preparano il terreno alla presentazione del libro sulla Storia di Cremona dedicato al Novecento che verrà presentato il 18 dicembre». E’ difficile organizzare una mostra di sculture, tanto più in penuria di mezzi: le opere sono spesso imponenti, difficilmente trasportabili o amovibili.
Anche per questo si è optato, nel caso di Ruffini, a farne un ritratto sostanzialmente inedito, oltre che intimo. Da qui l’idea di ricostruire quello stesso studio che negli anni di attività dell’artista fu al centro della vita culturale cremonese, con pittori e scultori che andavano e venivano, chiacchiere e discussioni, momenti di confronto, fino a quando qualcuno non cominciava a fare musica. Come ha spiegato Tassini, la visita si svilupperà in tre differenti aree tematiche. In una ci saranno le opere a carattere sia laico che religioso, nella seconda sarà ricostruito — in base a una fotografia d’epoca — l’atelier dell’artista, mentre una video proiezione continua delle più importanti opere di Ruffini chiuderà il percorso espositivo. Tranne una scultura di proprietà del museo civico, le altre opere esposte sono della collezione privata dei figli dell’a r t i st a , che i visitatori potranno rivedere bambini con gli stesso occhi affettuosi con cui li ritrasse il padre.
Dal 7 al 19 gennaio, presso l’Archivio di Stato saranno esposti lettere e altri documenti — anch’essi provenienti dall’archivio dei Ruffini —, che delineeranno a tutto tondo la figura dell’artista cremonese, e in particolare i suoi rapporti con i committenti e con altri artisti del panorama nazionale.
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