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CREMONA, 24 MAGGIO

Giardino Armonico, il barocco è pop stasera all'Auditorium Arvedi

Festival di Cremona Claudio Monteverdi

Betty Faustinelli

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bfaustinelli@laprovinciadicremona.it

24 Maggio 2013 - 12:20

Giardino Armonico, il barocco è pop stasera all'Auditorium Arvedi
Cremona - Auditorium Giovanni Arvedi del Museo del Violino, ore 21

Flauto e maestro concertatore
Giovanni Antonini
Soprano
Roberta Invernizzi

CREMONA — Definirlo un gruppo ‘storico’ fa un certo effetto, anche perché Il Giardino Armonico è stato un innovatore, addirittura un ‘rivoluzionario’ nell’interpretazione della musica antica in Italia. In attività dall’ormai lontano 1985, ha vinto svariati premi per le sue incisioni discografiche totalizzando numeri da musica pop, come il milione di copie venduto in tutto il mondo con il Vivaldi Album con Cecilia Bartoli.
Al Festival di Cremona Claudio Monteverdi è venuto una o due volte in vent’anni, nonostante si tratti di uno dei complessi italiani più famosi, perciò l’occasione che si prospetta venerdì 24 maggio alle 21 all’auditorium Giovanni Arvedi del Museo del Violino è particolarmente attraente. La formazione diretta da Giovanni Antonini presenta il programma intitolato Un’accademia napoletana avvalendosi della partecipazione solistica del sopranoRoberta Invernizzi. Gli intrattenimenti musicali di principi e cardinali (le cosiddette accademie), a Roma come nella rivale Napoli, comprendevano, oltre al repertorio strumentale, anche le cantate: un genere musicale che fiorì per la sua natura ‘cameristica’, la dimensione elitaria dei testi poetici (spesso anonimi e di origine arcadica). Dietro ninfe e pastori, si celavano personaggi in vista, che i compositori omaggiavano, in cerca di vitalizi e cariche a palazzo. Alla guida del Giardino Armonico, Antonini in questo concerto ricostruisce un’accademia napoletana di inizio ‘700, in cui il soprano solista esegue tra le più belle cantate di Francesco Durante, Domenico Sarri e Giovanni Battista Pergolesi.
L’importanza di Napoli come centro culturale tra il XVII e il XVIII secolo è stata notoriamente straordinaria, a dispetto di una situazione politico-economica con non pochi tratti problematici. La conquista della capitale partenopea da parte delle truppe di Giuseppe I d’Asburgo nel 1707 segna il passaggio dalla dominazione spagnola a quella austriaca, destinata a durare fino al 1734, quando un altro passaggio di mano (ai Borbone) dà inizio a una nuova e decisiva fase politica. Sia le corti vicereali sia in seguito, con nuovo vigore e una diversa intenzione politico-culturale, quella reale di Carlo III, dimostrano una continuità di interesse nei confronti di quella che sembra una vera e propria vocazione della capitale partenopea: la musica e il teatro; su questo piano la capacità di attrazione di Napoli nei confronti di musicisti, letterati, uomini di scena è continua, e il mito della città come capitale europea dell’arte musicale si costruisce rapidamente. Accanto alla produzione musicale, grande importanza dev’essere riconosciuta all’insegnamento che si impartiva all’interno dei conservatori; l’insieme dei due sistemi, didattico e produttivo, aveva una sua peculiarità, tanto da far parlare di una vera e propria ‘scuola napoletana’.
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