L'ANALISI
23 Ottobre 2015 - 13:43
Cremona - Duomo, ore 21
Ingresso libero
CREMONA — Ha rappresentato una delle più importanti voci di baritono del ventesimo secolo, sviluppando una carriera straordinaria che l’ha portato a calcare i principali palcoscenici del mondo in circa tremila recite operistiche sotto la bacchetta dei più grandi maestri, tra cui Herbert von Karajan che lo volle stabilmente alla Staatsoper di Vienna. Parliamo di Aldo Protti, di cui quest’anno ricorre il ventennale della scomparsa, avvenuta il 10 agosto 1995. Per ricordare l'anniversario, sabato 24 ottobre alle 21 in cattedrale si terrà il concerto di coro e orchestre de La Camerata di Cremona sotto la direzione di Marco Fracassi. L’ingresso è libero. In pro- gramma il commovente Adagio per archi di Samuel Barber e il Requiem in do minore di Luigi Cherubini. Eseguito per la prima volta nel 1938 sotto la direzione di Arturo Toscanini a New York, l’Adagio per archi è l’opera più famosa del compositore statunitense Samuel Barber. Si tratta di un arrangiamento dello stesso autore di un movimento del suo Quartetto per archi n. 1, composto nel 1936; nella sua versione originale, esso segue e fa da contrasto a un primo movimento decisamente violento, ed è a sua volta immediatamente seguito da una breve ripresa del materiale nel primo movimento. Nel 1968 Barber ha trascritto il pezzo per coro a otto voci, abbinandogli il testo dell’Agnus Dei. Il pezzo se- gue una forma ad arco ed è impostato su una breve cellula melodica basata su gradi congiunti ascendenti, che vengono in seguito variati, interpolati e invertiti.
Come tutte le musiche di grande successo, l’Adagio per archi di Samuel Barber è stato ‘saccheggiato’ dal cinema e lo si trova in diverse pellicole, tra cui The Elephant Man di David Lynch e Platoon di Oliver Stone, con la funzione di sottolineare i momenti più forti del film. Il Requiem in do minore era stato commissionato a Luigi Cherubini nel 1817 da Luigi XVIII re di Francia, per commemorare la memoria del fratello Luigi XVI, decapitato dai rivoluzionari ventiquattro anni prima.
Proprio nella chiesa di Saint Denis, tra i resti dei reali e in pieno clima di restaurazione postn apoleonico, il Requiem fu eseguito per la prima volta. In seguito, la p a gi n a avrebbe trovato vari estimatori illustri, come Schumann e, so prat tutt o, Berlioz, che vi rilevava ‘straordinaria abbondanza di idee, pienezza di forme e stil sublime’. Anche Beethoven fu grande ammiratore di quest’opera.
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